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Manifesto: Il no degli enti locali: viene avanti la disobbedienza istituzionale

PIANO GELMINI Errani: legge inapplicabile. Zingaretti: non tocco le scuole di Roma. Sei regioni ricorrono alla Consulta

31/10/2008
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il manifesto

Daniela Preziosi
ROMA
Il presidente della provincia di Roma lo annunciava ieri dalle pagine della Stampa: «Disobbedisco. Io, Nicola Zingaretti, a costo di finire commissariato, non tocco le scuole della mia provincia». E: «Da questo sommovimento sarebbero colpite 26 scuole, quasi ventimila studenti. In una fase economica poi che, al contrario, richiederebbe investimenti sulle infrastrutture pubbliche e sulla formazione». Il 'sommovimento' in questione è il piano Gelmini. E contro il piano della ministra dell'Istruzione, oltre a rivoltarsi il mondo della pubblica istruzione - insegnanti, studenti, genitori e via dicendo - ora si fa avanti la 'disobbedienza istituzionale'. Così il popolare presidente democratico ha annunciato che, per quanto riguarda il suo territorio, non applicherà la legge. Scatenando la reazione della destra romana che arriva a chiederne le dimissioni.
Ma il piano Gelmini è inapplicabile. E a dirlo non sono solo i rappresentanti degli enti locali di opposto schieramento politico rispetto al governo centrale. E' infatti dal fronte delle regioni arrivano i guai più grandi per la ministra. Sono sei, quelle governate dal centrosinistra (Lazio, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Puglia e Sardegna) quelle che hanno deciso di fare ricorso alla Consulta perché la riforma mette in discussione l'articolo 64 della Costituzione, «ledendo l'autonomia scolastica e le competenze regionali di programmazione». Ma il malumore va ben oltre. Ieri la conferenza dei governatori ha ribadito il no al commissariamento previsto dalla finanziaria anticipata nel caso in cui entro il 30 novembre non si siano messi in regola con il piano di riorganizzazione degli istituti previsto dalla legge 133. Su questo già due settimane fa si era consumato lo strappo con il governo, al quale avevano chiesto il ritiro della norma . Ieri, nella stessa capitale che nel frattempo veniva percorsa in lungo e in largo da centinaia di migliaia di manifestanti, Vasco Errani, a nome di tutti i governatori, ha spiegato che «non ci sono le condizioni per l'attuazione del piano Gelmini per l'anno scolastico 2009-2010», visto che le iscrizioni si apriranno a gennaio . Troppo le variabili, troppe le questioni aperte, «non si può non tenere conto, per esempio, delle aree svantaggiate o di montagna», ha detto. La materia «deve essere reimpostata». Argomenti che il presidente ha discusso nel pomeriggio con Raffaele Fitto, il ministro dei rapporti con le regioni che a sua volta (invano) ha cercato di buttare acqua sul fuoco. «Il commissariamento non è un obbligo imprescindibile», ha detto «c'è l'esigenza di realizzare dopo 10 anni un piano di ridimensionamento scolastico che viene regolarmente rinviato». Ma sono solo chiacchiere, per Errani. «Bisogna cambiare strada. C'è la necessità che i rapporti tra governo e regioni cambino segno e siano basati su una leale collaborazione. Purtroppo il governo si muove invece spesso, se non sempre, con atti unilaterali che mettono l'intero sistema istituzionale in gravi difficoltà. Attendiamo risposte di merito». Governo avvertito.