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Manifesto: L'Onda suona la carica: «Non molliamo ora»

GLI STUDENTI Protesta davanti Montecitorio

08/01/2009
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il manifesto

Stefano Milani
ROMA
C'è fiducia e fiducia. C'è la nona che il governo ha posto ieri per blindare il decreto Gelmini sull'università, e c'è quella dei ragazzi dell'Onda convinti, nonostante tutto, che la battaglia non sia ancora finita. «Siamo appena all'inizio, presto ricominceremo a surfare», assicurano. Non inganni, infatti, questo periodo di stasi. Con il Natale, le feste e il rientro dalle vacanze. Il fatto è che ci avevano abituato bene, specie dopo la "piena" di novembre con occupazioni, autogestioni, lezioni all'aperto e assemblee che spuntavano di giorno in giorno in ogni ateneo dello Stivale. Per manifestare tutto il loro dissenso contro la legge 133, e più in generale contro l'intera riforma dell'Istruzione, culminato nell'ultimo grande appuntamento dello sciopero generale lo scorso 12 dicembre.
Ora si volta pagina. «Siamo alla fase due», dicono i futuri dottori. Più equilibrata, più razionale, meno rumorosa forse, ma non per questo meno efficace. Perché ci sono i momenti dell'inondazione e i momenti della quiete. Che ha però tutta l'aria di preannunciare presto una nuova tempesta. L'assaggio ieri, in un sit-in organizzato davanti a Montecitorio. Dentro, tra gli scranni della Camera, si svolgeva l'ennesima farsa della democrazia ai tempi di Berlusconi. Fuori i ragazzi, imbavagliati, a srotolare lo striscione «Criminale è chi distrugge l'università» e contestare un decreto, votato in fretta e furia, che al suo interno ha una serie di misure ritenute «inaccettabili». Basti pensare al blocco del turn over, della possibilità di trasformazione degli atenei in fondazioni private, dei finanziamenti differenziati in favore degli atenei virtuosi, dello smantellamento della ricerca già precaria e sottofinanziata. «Tutto già previsto, tutto a danno della qualità dell´università», lamentano gli studenti secondo i quali «è chiara la volontà di far pagare all'università, e al pubblico in generale, la crisi finanziaria, così all'insegna di un ipocrita discorso sugli sprechi e la meritocrazia passa la devastazione dell'università e della ricerca pubblica».
A non andar proprio giù è anche il fatto che questa votazione, rinviata più volte negli scorsi mesi, avviene in un periodo "morto", in cui le università sono deserte, e a pochi giorni dalla polemica «tutta strumentale e provocatoria» costruita dal rettore della Sapienza Frati e dal sindaco Alemanno, «abituato evidentemente ad una democrazia in cui la critica e il dissenso di chi non si allinea sono considerate pratiche criminali». Il sindaco e il rettore «si sentono come l'imperatore Serse - gridano verso Montecitorio - quando nella guerra per conquistare la Grecia hanno trovato 300 spartani ad affrontarli. Noi siamo orgogliosi di essere ben oltre 300». Per Stefano Zarlenga, uno dei leader del movimento, la tecnica è ben nota: «Alzano un polverone sulla Sapienza per nascondere il loro vero obiettivo, ovvero quello di smantellare il sapere pubblico».
Sit-in a parte c'è da pensare ad un 2009 che, appena cominciato, già si preannuncia bollente in materia di istruzione. I vari collettivi universitari cominceranno fin da questa settimana a convocare assemblee in tutte le facoltà per fare la conta e ripartire. Non è semplice coinvolgere tanta gente a partecipare, specie adesso con la sessione d'esame che incombe. Ma è anche vero «che non ci può arrendere proprio ora, dopo i successi dello scorso autunno», suona la carica Giorgio Sestili del collettivo di Fisica della Sapienza che ha già ben in mente gli obiettivi a breve termine. «Il diritto allo studio, la casa dello studente, la battaglia contro l'aumento delle tasse, la riduzione delle tariffe delle mense e la possibilità di ottenere più borse di studio». Punti chiari e precisi, inseriti in quel progetto di autoriforma nato dalla due giorni d'assise romana, nel novembre scorso, tra le varie facoltà d'Italia «per riappropriarci dei tempi, dei desideri, degli spazi e dei saperi nelle facoltà e nelle città». E anche nel mondo del lavoro: uscire dai confini accademici è, infatti,l'altro grande obiettivo prefisso quest'anno dall'Onda. L'esercito del surf è tornato.