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Manifesto-La speranza in un granello di sabbia

La speranza in un granello di sabbia DANILO ZOLO La "guerra globale" degli Stati uniti non poteva essere fermata e non verrà più fermata. Siamo ormai come i bambini palestinesi che scagliano sass...

20/03/2003
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il manifesto

La speranza in un granello di sabbia
DANILO ZOLO
La "guerra globale" degli Stati uniti non poteva essere fermata e non verrà più fermata. Siamo ormai come i bambini palestinesi che scagliano sassi contro i carri armati israeliani che avanzano fra le macerie delle loro case. Siamo inermi di fronte alla brutalità sanguinaria della potenza che oggi domina il mondo. Le bandiere multicolori continuano a sventolare dalle nostre finestre, ma il loro messaggio di pace è caduto nel vuoto. Nulla sembra più in grado di spezzare la catena di dolore, di distruzione, di odio e di morte che è iniziata nel 1991 con la prima guerra del Golfo ed è proseguita nelle "guerre umanitarie" dei Balcani e in Afghanistan. La parola è ormai al terrorismo dei mezzi di distruzione di massa al quale si contrapporrà inesorabilmente, con altrettanta spietatezza, il terrorismo dei gruppi organizzati. La tragedia dell'11 settembre impallidisce di fronte allo scenario apocalittico che si sta spalancando sul mondo. La vita di migliaia di persone innocenti - forse di centinaia di migliaia - verrà falciata sull'altare cristianissimo del nuovo potere imperiale.

All'escalation della violenza militare ha corrisposto l'inerzia o l'impotenza delle istituzioni internazionali, anzitutto delle Nazioni unite. Il Consiglio di sicurezza è stato sottoposto a un permanente ricatto da parte delle due potenze anglosassoni che hanno cercato di servirsene come di uno strumento di legittimazione politica. La Carta delle Nazioni unite è ormai carta straccia imbrattata di sangue, come è già accaduto, decenni fa, al Covenant della Società delle Nazioni, travolte dal secondo conflitto mondiale.

Il diritto internazionale è paralizzato da una volontà di potenza legibus soluta: il carattere preventivo, unilaterale, spazialmente e temporalmente indefinito della guerra contro l'asse del male ha cancellato secoli di faticosa costruzione del diritto internazionale. E a Kofi Annan, il signorile burocrate imposto dagli Stati Uniti come Segretario generale dell'Onu, non resta altro compito che quello di prepararsi a qualche miserevole operazione di sgombro delle macerie.

E tuttavia, il disegno di strumentalizzazione del Consiglio di sicurezza questa volta - per la prima volta - non è riuscito. Nel contesto della catastrofe del diritto e delle istituzioni internazionali questa è la sola novità. Ma è una novità preziosa. Qualcosa nei piani dell'imperatore non ha funzionato. Lo si deve soprattutto al gesto orgoglioso della "vecchia Europa" che ha trovato in un leader francese moderato l'alfiere della sua dignità e identità. Ma l'opposizione alla guerra non è un fenomeno soltanto europeo: coinvolge buona parte della comunità internazionale. Paesi come il Canada, il Messico, il Cile, per non dire della Russia e della Cina, un tempo pronti a inchinarsi alla volontà degli Stati uniti, questa volta non si sono piegati.

E' una novità da non trascurare, perché potrebbe essere il primo indice di una debolezza - economica e ideologica nello stesso tempo - della potenza egemone, di una possibile disfatta del suo arrogante unilateralismo. Alla prospettiva monocentrica dell'impero si oppone la realtà di un mondo tendenzialmente multipolare o, se si preferisce, imperfettamente unipolare. Siamo in presenza di spinte secessionistiche che potrebbero portare rapidamente a nuovi equilibri internazionali. Queste spinte andrebbero energicamente assecondate. Questo dovrebbe essere il compito della nuova Europa e, in essa, dell'Italia, quando si sarà liberata dal governo servile ed ipocrita di oggi e dei suoi complici bipartisan.

E' un esile filo di speranza che non basta a renderci ottimisti. Ma chi può esserlo oggi? E tuttavia forse vale ancora una metafora proposta da Norberto Bobbio nell'epoca del terrore nucleare. Bobbio invitava gli uomini di buona volontà a non arrendersi, benché le probabilità di vincere fossero minime. Qualche volta è accaduto, scriveva Bobbio, che un granello di sabbia sollevato dal vento abbia fermato una macchina. Anche se ci fosse un miliardesimo di miliardesimo di probabilità che il granello sollevato dal vento vada a finire negli ingranaggi e ne arresti il movimento, la macchina che stiamo costruendo è troppo mostruosa perché non valga la pena di sfidare il destino.