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Manifesto-Pensioni-Proposte irricevibili

"Proposte irricevibili" La Cgil-funzione pubblica risponde a Maroni e al premier Berlusconi. E annuncia un autunno di lotte "Le cifre vere" Il segretario Armuzzi smonta i "luoghi comuni" sui pri...

27/08/2003
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il manifesto

"Proposte irricevibili"
La Cgil-funzione pubblica risponde a Maroni e al premier Berlusconi. E annuncia un autunno di lotte
"Le cifre vere" Il segretario Armuzzi smonta i "luoghi comuni" sui privilegi dei lavoratori pubblici e spiega i trucchi
P. A.
Le proposte di modifica del sistema previdenziale sono "irricevibili". E la proposta del ministro Maroni di dare tutti i contributi in busta paga a chi rinuncia ad andare in pensione è una "bufala". Così ieri il segretario generale della funzione pubblica della Cgil, Laimer Armuzzi, è intervenuto a nome dei suoi nella polemica pensionistica. La conferenza stampa della Fp-Cgil era stata indetta prima della intervista del ministro Maroni. Avrebbe dovuto essere una risposta alle dichiarazioni di Berlusconi sui "privilegi" (presunti) degli statali e dei lavoratori pubblici in generale. E invece è diventata una conferenza di risposta sia al premier Berlusconi, che al suo ministro del welfare. I lavoratori pubblici non hanno alcun privilegio in questo momento rispetto ai privati, ha spiegato Armuzzi. Con le riforme e il diverso sistema di calcolo delle pensioni (quelle pubbliche si calcolano sul 70% dello stipendio), ormai pubblici e privati sono omologati. Caso mai, ha spiegato il segretario della funzione pubblica, i dipendenti pubblici sono svantaggiati per il mancato avvio della previdenza complementare. Con la riforma Dini si sono infatti abbassati i livelli di copertura delle pensioni. In cambio sono stati avviati i fondi pensione, finanziati dai lavoratori e dalle imprese. Per i pubblici il finanziamento deve venire dalle casse del Tesoro. Ma quel fondo non è mai partito, a differenza dei fondi contrattuali del privato.

Attaccare i dipendenti pubblici e tentare di mettere gli uni contro gli altri i lavoratori, gli operai del nord contro gli statali e viceversa, è solo una operazione politica. Che nasconde, è sempre l'analisi dei sindacalisti della Fp, il vero obiettivo di questa riforma: il ridimensionamento del welfare e dei sistemi solidaristici per dare spazio al privato sia nel settore previdenziale che in quello sanitario. Si vuole distruggere il welfare, ha detto Armuzzi, in cambio delle assicurazioni private.

La Cgil ha presentato ieri anche una serie di grafici e tabelle che illustrano sia l'andamento della spesa previdenziale, sia la diversa distribuzione delle prestazioni erogate. Colpisce, tra le altre cose, il dato sulla presenza di lavoratori pubblici nelle varie regioni del paese. Contrariamente a un consolidato luogo comune, si viene a scoprire che il 42% di tutti i lavoratori pubblici è concentrato nel nord. Ma come non c'era la guerra degli operai del nord contro gli statali di Roma ladrona? E chi voteranno tutti questi lavoratori pubblici che vivono al nord?

Per quanto riguarda in generale i conti, la Cgil cita i dati ufficiali che descrivono un sistema in equilibrio, nonostante le tendenze demografiche e l'invecchiamento della popolazione. Per Armuzzi, insomma, la polemica di questi mesi è montata ad arte per ottenere il ridimensionamento del welfare che chiede a gran voce la Confindustria. Ma tutte queste proposte, compresa l'ultima trovata del ministro Maroni, sono appunto "irricevibil
i" e il sindacato dei pubblici è pronto a dare battaglia fino allo sciopero. E un altro sciopero generale si potrebbe prospettare se non si chiuderanno i contratti ancora aperti. Un "caldo" anticipo di autunno. E un messaggio chiaro al governo, considerato anche in questo caso come datore di lavo
SCHEDE TECNICHE

Lavoro e pensioni
E' vero, sta crescendo il rapporto tra pensionati e lavoratori attivi: in venti anni dal 60,4% al 70,6%. Il problema vero, però è il basso tasso di occupazione italiano: se fosse simile a quello degli altri paesi industrializzati, il rapporto pensionati/occupati sarebbe sui livelli di 20 anni fa. Nonostante la scarsa occupazione, però, il tasso di copertura (cioè il rapporto tra contributi e prestazioni erogate) sta crescendo: negli ultimi 10 anni è salito dal 61,5% al 71,4%. Con maggiore occupazione e una più efficace lotta al sommerso, i conti sarebbero in equilibrio.
Il mondo dei pubblici
Sorpresa: la fetta più grande della torta dei dipendenti pubblici (oltre il 42% lavora al Nord, contro poco più del 32% di Sud e Isole). Altro dato interessante riguarda l'anzianità di servizio: oltre il 70% ne ha meno di 20. Questo significa che nei prossimi 20 anni, anche a legislazione invariata, andrà in pensione meno del 30% degli "statali".