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Manifesto-Pensioni-Sugli incentivi la Cgil non "vede" il bluff di Maroni

Sugli incentivi la Cgil non "vede" il bluff di Maroni Parla Morena Piccinini: "Per favorire il ritiro posticipato occorrerebbe aumentare la pensione" MANUELA CARTOSIO Per il segretario della Cisl S...

27/08/2003
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il manifesto

Sugli incentivi la Cgil non "vede" il bluff di Maroni
Parla Morena Piccinini: "Per favorire il ritiro posticipato occorrerebbe aumentare la pensione"
MANUELA CARTOSIO
Per il segretario della Cisl Savino Pezzotta la proposta Maroni - tutti i contributi previdenziali in busta paga per chi sceglie di rinviare il ritiro dal lavoro - è "una linea che si può perseguire". Per quello della Uil Angeletti è "una scelta intelligente, moderna e liberale". La reazione della Cgil e assai più cauta. "Condividiamo l'obiettivo", dichiara Morena Piccinini, responsabile welfare della Cgil nazionale, ma occorre verificare quanto la proposta Maroni sia "realistica ed efficace". Inoltre, "non ci facciamo distrarre" da una lisciatina di pelo. Il ministro apre sugli incentivi però conferma i due punti della delega previdenziale più indigesti per il sindacato: la decontribuzione per i nuovi assunti e il trasferimento obbligatorio del Tfr ai fondi pensione. "Su quelli non transigiamo"

Cosa c'è di nuovo nella proposta Maroni?

La novità è la cifra alta sparata dal ministro per fare colpo. Per incentivare l'innalzamento dell'età pensionabile la delega prevede di mettere il 50% dei contributi previdenziali nella busta paga di chi decide di non andare in pensione pur avendo maturato i requisiti. Maroni dice che si potrebbero trasformare in salario tutti i contributi. Si noti il condizionale.

Secondo i calcoli del ministro, l'incremento in busta paga sarebbe quasi del 33%. Una percentuale ragguardevole...

Solo in astratto. L'esperienza dimostra che serve a poco aumentare la retribuzione nell'immediato se gli anni in più di lavoro non hanno effetto sulla futura pensione. Se l'ammontare resta uguale, conviene prendere la pensione e continuare a lavorare come Co.co.co. (o, meglio ancora, in nero, n.d.r.)

Quindi, per incentivare davvero il ritiro posticipato occorre aumentare la pensione.

Ed è proprio quel che manca nella proposta Maroni. Ma anche se ci fosse, non sarebbe sufficiente.

Perché?

Perché sull'innalzamento dell'età pensionabile il vero soggetto che il governo deve "convincere" non è il lavoratore ma la Confindustria. Le aziende appena un lavoratore arriva all'età della pensione lo sbattono fuori. Anzi, spesso trovano il modo di liberarsene ancor prima per sostituirlo con un giovane più fresco, più precario e che costa meno. Oggi chi ha superato i quarant'anni è considerato obsoleto, è tagliato fuori dalla formazione e dalla riqualificazione. La controriforma del mercato del lavoro enfatizza ulteriormente questo andazzo. Approvare la legge 30 e poi pretendere d'innalzare con incentivi l'età pensionabile è una contraddizione in termini. Soprattutto se il prolungamento dell'attività lavorativa è vincolato al placet dell'azienda.

L'attenzione si è focalizzata sugli incentivi. Eppure Maroni nelle sue recenti interviste ha parlato anche d'altro.

E ha detto cose molte gravi. Qualcuna seminuova, come il presunto "privilegio" delle pensioni del pubblico impiego. Altre vecchie, come la decontribuzione per i nuovi assunti e l'obbligo d'usare la liquadazione per la pensione integrativa. A tutto questo siamo contrari e non ci faremo distrarre dagli incentivi.

La Lega difende le pensioni d'anzianità, "salvadanaio del Nord", e vuole tagliare quelle d'invalidità diffuse al Sud. An, viceversa. Berlusconi vuole fare la sintesi e spara la sua sull'età pensionabile. Preso in mezzo a questa guerra intestina alla maggioranza, il sindacato come si sente?

Guerra? Quel che vedo è piuttosto un balletto, un gioco delle parti. Chi in un modo, chi in un altro, tutti quelli del governo le pensioni le vogliono toccare. Io non mi fido di nessuno e non parteggio per nessuno.

Poiché il balletto lo stanno facendo per ragioni di cassa, alla fine dovranno venire a una proposta. Quale?

Credo si metteranno d'accordo tra loro su una tastiera ampia d'interventi che tocchi un po' tutti ma, dirà il governo, in modo leggero. Ci vuole una bella faccia tosta a definire leggera la riduzione delle finestre d'uscita per le pensioni d'anzianità da 4 a 1. Per molti significherà alzare di un anno i requisiti. E sul versante degli assegni d'invalidità non vedo cosa si possa tagliare. Il governo di centro sinistra le aveva sfoltite parecchio. Molti invalidi hanno fatto ricorso e la magistratura ha riconosciuto che avevano diritto alla pensione. Hanno avuto indietro i soldi e con gli interessi. Vogliamo fare il bis?

Il governo sostiene che va fatto un "grande travaso". Quel che si toglie alle pensioni si mette nel welfare. Un fulgido esempio: 800 euro a chi fa un figlio. Cosa ne pensi?

Penso che è una schifezza. La sottosegretaria al welfare Sestini si è accorta che i bambini, spenta la prima candelina, continuano a stare al mondo. Così ha aggiunto 140 euro al mese per i primi tre anni di vita. E' l'anticamera per la chiusura degli asili nido.