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Matino-L'istruzione.....

L'istruzione... Abbiamo tutti davanti agli occhi le immagini della scuola crollata nel Molise, sentiamo del tetto crollato di un'altra scuola in Sicilia, noi e i nostri figli facciamo scuola in edif...

04/12/2002
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Il Mattino

L'istruzione...
Abbiamo tutti davanti agli occhi le immagini della scuola crollata nel Molise, sentiamo del tetto crollato di un'altra scuola in Sicilia, noi e i nostri figli facciamo scuola in edifici assolutamente inadeguati, dove le più elementari norme di sicurezza vengono disattese in nome della missione dell'istruzione. Fino a quando sarà possibile nascondere la testa nella sabbia? Non si può scaricare sulle Regioni ciò che le Regioni non sono in grado di fare. Ciampi ha detto giustamente che nell'Italia delle province, nell'Italia profonda, c'è un grande fervore creativo: progetti ambiziosi, il tentativo di mettersi in comunicazione reale con l'Europa, di entrare nella modernità senza sacrificare le proprie radici. Ma tutto questo assume il suo valore vero soltanto se si guarda all'Italia delle Regioni come a un insieme solidale, a un sistema nel quale non vinca la legge del più forte, ma si affermi la regola della collaborazione.
Lo Stato non esiste per favorire le Regioni più ricche a danno di quelle più povere, le scuole finanziate dalle grandi aziende del Nord a danno delle scuole finanziate dalle aziende del Sud povere, ma povere perché sono taglieggiate dalla criminalità fino a livelli di insopportabilità. Lo Stato ha invece il compito di equilibrare ciò che è squilibrato. O forse l'italiano, tanto caro a certa retorica tricolore, è meno italiano in alcune aree e meno in altre? Pensarlo significherebbe abdicare al senso stesso che una comunità deve avere; significherebbe scatenare una pericolosissa guerra tra zone ricche e zone povere; significherebbe venire meno semplicemente quelli che sono semplici dettami costituzionali. Con grande pacatezza e moderazione, Ciampi ha evidenziato una verità che è sotto gli occhi di tutti: non c'è uno sviluppo futuro per l'Italia al di fuori di una dimensione solidale dello sviluppo; non c'è la modernità tanto sbandierata se questa mette le sue fondamenta in un territorio devastato dagli squilibri dell'ineguaglianza; e soprattutto ricorda a tutti noi che la scuola è sia un bene culturale che una risorsa per l'avvenire produttivo del Paese.
Utilizzando la metafora contenuta in un proverbio popolare, non si può avere la botta piena e la moglie ubriaca: è esattamente la situazione nella quale ci troviamo. Siamo disposti a pagare anche più tasse per finanziare attraverso la scuola e la ricerca la capacità competitiva dell'Italia? Se la risposta è positiva, allora siamo pronti alle sfide che ci riserva l'Europa e il futuro: se invece è negativa, vuol dire che non ci schieriamo dalla parte della modernità autentica, ma soltanto di quella finta della propaganda. Ciampi ci ricorda che entrare nel tunnel dell'apparenza sarebbe un errore gravissimo: credo che sia dovere di tutti non fare orecchio da mercante alle sue parole.
Giuseppe Montesano