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Messaggero-Ciampi:No a un federalismo che divida l'Italia in serie A e B

No a un federalismo che divida l'Italia in serie A e B" Ciampi: "Non si possono ignorare le esigenze del Mezzogiorno. Il decentramento non è una panacea" dal nostro inviato PAOLO CACACE TRA...

14/02/2003
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Il Messaggero

No a un federalismo che divida l'Italia in serie A e B"
Ciampi: "Non si possono ignorare le esigenze del Mezzogiorno. Il decentramento non è una panacea"

dal nostro inviato

PAOLO CACACE

TRAPANI - Signori, ecco che cosa penso del federalismo. Carlo Azeglio Ciampi sceglie la seconda tappa della sua visita in Sicilia, cioé la prefettura trapanese, per una messa a punto, destinata a spazzare via ogni possibile malinteso. Il capo dello Stato prende spunto dalla storia dell'autonomia siciliana, dello statuto speciale oggetto di un progetto di modifica attualmente in discussione, per dire chiaro e forte: il conferimento di più ampi poteri di governo alle regioni "può dare buoni frutti", ma "non è di per sé e in ogni momento una panacea".
Si pongono problemi di coordinamento e di collaborazione tra il governo centrale e i poteri locali. Bisogna attuare il principio di sussidiarietà. Ma soprattutto si tratta di fissare i contorni di quello che Ciampi insiste nel definire l'ambizioso disegno di un nuovo "federalismo solidale".
Primo paletto: "Non possiamo e non vogliamo tollerare - ammonisce il Presidente - che vi sia un'Italia di serie A e un'altra condannata alla serie B". E ancora: "L'interesse generale non consente che siano ignorate le maggiori esigenze delle regioni meno favorite".
Quindi il Presidente elenca scrupolosamente quattro settori in cui lo Stato non può abdicare. Esso deve tener conto in modo particolare di queste esigenze nell'attribuzione delle risorse: 1)la scuola e la formazione a livello superiore 2) le vie di comunicazione 3) la cura della salute 4) il mantenimento dell'ordine pubblico e il rispetto della legge. Nessun accenno - com'è ovvio - nelle parole di Ciampi ai progetti di "devolution" presto all'esame del Parlamento. Ma non si può fare a meno di ricordare che la scuola, la sanità e l'ordine pubblico sono proprio i tre campi su cui è incentrato il progetto di devoluzione bossiano.
Tuttavia, il Presidente si dice certo che il suo pensiero sulla necessità che non vi siano "due Italie" divise, che vi sia solo un "federalismo solidale", è ampiamente condiviso. Anche nel Nord più ricco.
"Posso assicurarvi - dice agli amministratori siciliani - che di ciò sono convinti anche i cittadini delle regioni a più alto reddito del nostro Paese". Quindi le posizioni di chi, invece, vorrebbe accentuare il divario tra Nord e Sud sono marginali.
Naturalmente, tutto non comporta una sottovalutazione dell'importanza delle riforme federaliste già intraprese, al di là di alcune "comprensibili incertezze" sulla loro attuazione. Al contrario, Ciampi è convinto che "esse devono essere poste sempre di più al centro dell'attenzione dell'opinione pubblica e del dibattito politico" poiché sono in gioco decisioni da cui dipende in misura rilevante il nostro futuro.
"E' difficile giudicare - osserva il Presidente - se altri temi del dibattito, oggetto di intense polemiche politiche, siano più importanti di questo". Forse una battuta sul gran parlare di riforme e di modelli istituzionali da fare rispetto al silenzio sulle riforme costituzionali, già approvate e da attuare.
Il pensiero dominante di Ciampi è per il Mezzogiorno e per i giovani del Sud in cerca di lavoro. "Ho incontrato e continuo a incontrare questi giovani soprattutto dove più forte è la consapevolezza che vi sono ritardi da colmare, dove è più elevato il tasso di disoccupazione, del lavoro nero", sottolinea il Presidente. "Dobbiamo dare lavoro ai nostri ragazzi. E' duro per i giovani dover lasciare la terra natia per trovare lavoro". E ricorda: "Abbiamo i mezzi per accelerare i processi di convergenza verso l'alto di tutte le regioni d'Italia".
Ma serve una ferma volontà di collaborazione tra lo Stato centrale e tutte le regioni. Ciampi consiglia anche di non lasciarsi ingannare dalle asprezze del dibattito politico sull'unità del Paese. "Esse possono offuscare, non cancellare quella che è l'unità sostanziale, operosa dell'Italia democratica". Un altro giudizio che rende giustizia di tanti eccessi leghisti.