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Messaggero-Contratti pubblici, ripartono le trattative. Ma i sindacati non sono convinti

Ripartono le trattative per aggiornare i salari nello Stato e nelle amministrazioni locali. Ma i sindacati non sono convinti Contratti pubblici, ultimatum della Cisl Il governo invita a discutere. P...

23/01/2003
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Il Messaggero

Ripartono le trattative per aggiornare i salari nello Stato e nelle amministrazioni locali. Ma i sindacati non sono convinti
Contratti pubblici, ultimatum della Cisl
Il governo invita a discutere. Pezzotta risponde: "Basta rinvii, ci vogliono i soldi"
di PIETRO PIOVANI

ROMA '#8212; Le trattative per il rinnovo dei contratti pubblici ripartono. Ma prima ancora di sedersi attorno al tavolo arriva un ultimatum. E a lanciarlo questa volta non è la Cgil, bensì la Cisl. Anzi il segretario generale in persona, Savino Pezzotta: "Non accetteremo ulteriori rinvii per i rinnovi dei contratti pubblici e dei lavoratori della scuola. Silvio Berlusconi e i ministri competenti non possono fare orecchie da mercante. Il governo può e deve assumersi le necessarie responsabilità per venire incontro alle richieste legittime delle categorie".
Un avvertimento. Perché è vero che ieri il governo ha invitato i sindacati a ricominciare la discussione sui contratti, e che i sindacati hanno accolto l'invito Ma è anche vero che le posizioni non sono cambiate: i sindacati chiedono di aumentare le risorse rispetto a quanto previsto dalla Finanziaria, il governo dice che le risorse invece bastano. E allora? E allora, intanto, ci si è accontentati di aver sbloccato la situazione. Si riprende la trattativa. Ci si dà un appuntamento nella sede dell'Aran (l'agenzia delegata a trattare con i sindacati per conto del governo e delle amministrazioni locali), si rifanno un po' di conti, qualche 'verifica tecnica". E nel frattempo si cerca di convincere il Tesoro a trovare qualche soldo in più. Perché tutti sanno che la soluzione è lì, a portata di mano: la distanza tra le parti è minima, bastano pochi milioni di euro (cioè niente per il bilancio dello Stato), qualche giochino contabile e il contratto si fa. Se però il Tesoro continua a dire no, se quei pochi milioni di euro non arrivano, allora i contratti non si chiudono. E tre milioni di dipendenti pubblici restano con gli stipendi fermi ai livelli di tre anni fa. Di qui l'uscita di Pezzotta: fate presto, altrimenti riprenderanno le mobilitazioni e gli scioperi.
L'invito del governo. Ieri Mazzella ha accolto i sindacalisti convocati al ministero con la seguente comunicazione: "Il Consiglio dei ministri all'unanimità mi ha autorizzato a far sì che le parti riprendano il confronto tecnico presso l'Aran". L'annuncio è stato accolto con qualche imbarazzo: un 'confronto tecnico"? Veramente l'avevamo già fatto prima di Natale, quando c'era ancora Frattini, hanno sussurrato i sindacalisti. Già si erano fatti tutti i conti e si era anche fissata una cifra: 109 euro di aumento medio lordo mensile. Insomma non sono le questioni tecniche che impediscono la firma del contratto, ma il mancato stanziamento delle risorse. Comunque Cgil, Cisl e Uil non hanno respinto l'invito.
I sindacati. "Il governo ha espresso la volontà di chiudere i contratti", dice Nino Sorgi, segretario confederale della Cisl. "Noi abbiamo una piattaforma unitaria. Metta sul tavolo le risorse necessarie, la cifra è quella. Sconti non se ne possono fare". Sulla stessa linea Antonio Foccillo della Uil: accettiamo la sfida di tornare all'Aran, ma "solo se il governo ci metterà di suo". Più netta la risposta di Michele Gentile della Cgil: "E' stato un incontro deludente". Ancora più polemico il commento dell'Usae: "Per come si sono poste le carte in tavola non crediamo proprio che si arriverà ad una chiusura rapida dei contratti. Temiamo, piuttosto che si vada allo scontro contratto per contratto" dichiara Marco Carlomagno della segreteria generale.
La sanità. Uno degli scogli più ardui da superare è rappresentato dai contratti delle autonomie locali, in particolare la sanità. La scarsità delle risorse concesse alle regioni e le regole del patto di stabilità al momento impediscono di fatto la firma di un qualsiasi contratto per i 600 mila lavoratori delle asl. Su questo punto il governo si è limitato ad "auspicare che siano garantiti per la sanità gli stessi parametri che verranno utilizzati per gli altri comparti pubblici". La questione è rinviata a un nuovo incontro che comprenderà anche sindaci, presidenti di provinca e governatori delle regioni.