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Messaggero-Si conclude alla camera l'iter della riforma Moratti

Per la prima volta piani di studi personalizzati per gli alunni e le classi verranno divise in 'unità di apprendimento' di ANNA MARIA SERSALE ROMA - I professori, abituati al ruolo unico, all...

20/01/2003
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Il Messaggero

Per la prima volta piani di studi
personalizzati per gli alunni
e le classi verranno divise
in 'unità di apprendimento'
di ANNA MARIA SERSALE

ROMA - I professori, abituati al ruolo unico, alla staticità delle funzioni, all'immobilismo del lavoro, potranno competere per nuovi ruoli con sbocchi di carriera. Al maggiore impegno, orario e professionale, corrisponderanno più soldi in busta paga. "Il merito - sottolineano al ministero dell'Istruzione - verrà premiato". Tutor, coordinatori della didattica, insegnanti esperti, collaboratori del preside, responsabili di biblioteca, sono alcune delle 'figure di sistema" che nella scuola sono già operanti, ma senza riconoscimenti economici adeguati. Se finora i presidi hanno attinto ai fondi di istituto e ai finanziamenti straordinari per premiare chi ha svolto attività extra, presto verranno stabilite nuove regole con la riforma dello stato giuridico. Dopodomani alla Camera il ministro dell'Istruzione Letizia Moratti concluderà con un intervento in aula la fase di dibattito che ha riguardato la legge di riforma.
Fin dal suo insediamento la Moratti aveva annunciato che nel riordino dell'istruzione sarebbe stata prevista anche la revisione delle funzioni dei docenti. Ed ora, per iniziativa della maggioranza, verrà presentato un emendamento all'articolo 5 della legge di riforma della scuola per modificare lo stato giuridico dei 700.000 insegnanti d'Italia. Gli effetti non saranno immediati. L'emendamento, se verrà approvato, entrerà a far parte del testo e passerà al Senato, dove proseguirà l'iter parlamentare. In ogni caso, vediamo quali sono le linee guida indicate di recente dal ministro.
Più soldi sulla base del merito, valorizzazione della professione e un ambito contrattuale specifico, probabilmente agganciato a quello degli universitari. E gli insegnanti "full-time", con capacità professionali elevate, potranno aspirare a "contratti" di eccellenza, con stipendi fino a sfiorare il raddoppio. Un bel salto retributivo, "meritato" da chi non si risparmia e dà alla scuola competenze di primo livello.
Ma il ministero è convinto che "le trattative sindacali "sono un freno" e che per far "decollare carriere e incentivi ci vuole una legge". Contrattaccano i rappresentanti dei professori: "Solo manovre per aggirare il confronto e tentare di far piovere soldi solo sulla testa di pochi. Un piano inaccettabile: daremo battaglia sui criteri e sui contenuti del provvedimento".
L'altro nodo è quello della selezione. Chi giudicherà i "meritevoli"? Chi distribuirà soldi e carriere? "Le università avranno un ruolo importante - sostengono i consulenti del ministro Moratti - La carriera non si farà certo per anzianità di servizio. Bisognerà dimostrare di avere i numeri giusti". Dopo l'esperienza del "concorsaccio", di epoca ulivista, il ministero sta bene attento ad evitare scivoloni sui meccanismi che dovrebbero regolare gli sviluppi di carriera. "Pensiamo - dicono - ai corsi-concorsi, potrebbero essere una soluzione indolore ed efficace". Dunque, i docenti dovrebbero fare corsi di qualificazione per dimostrare di essere preparati ai nuovi compiti di coordinamento. E chi ama stare in cattedra e s'impegna in questo? Potrà aspirare alla qualifica di docente esperto, comunque dovrà frequentare corsi specialistici nella propria disciplina o dimostrare di avere titoli aggiuntivi. E' questo l'orientamento della commissione ministeriale che ha lavorato sul riordino della professione.
Ma in che modo i corsi universitari si tradurranno in diritto alla carriera? Attraverso il sistema dei "punti". Secondo il rapporto redatto dalla commissione Bertagna con 30 crediti si può diventare responsabili dei progetti d'istituto. Con 60, invece, i prof si avvicinerebbero allo status degli universitari, più o meno in qualità di "aggregati". Le prestazioni professionali dei docenti, dunque, saranno la base su cui graduare i soldi in busta paga.
Le novità si rifletteranno sugli studenti. Dall'attività di programmazione della didattica, infatti, scaturiranno i "piani di studio personalizzati", in sigla "Psp". Serviranno a rendere più flessibili i programmi, per rispondere meglio ai bisogni dei ragazzi. E, con lo stesso scopo, le classi verranno suddivise in "unità di apprendimento", in sigla "Up". Anche gli istituti verranno valutati, così le offerte formative presentate alle famiglie ad ogni inizio d'anno. Se ne occupa l'Invalsi, l'Istituto nazionale che ha il compito di misurare l'efficienza dell'intero pianeta-scuola.