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Messaggero-Università in rosso, tagli ai servizi

Università in rosso, tagli ai servizi In difficoltà gli atenei delle città più grandi. "Buco" alla Sapienza di ANNA MARIA SERSALE ROMA - Gli atenei sono in rosso. Il record ...

11/12/2004
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Il Messaggero

Università in rosso, tagli ai servizi
In difficoltà gli atenei delle città più grandi. "Buco" alla Sapienza
di ANNA MARIA SERSALE

ROMA - Gli atenei sono in rosso. Il record lo batte la Sapienza con un "buco" stimato in 60 milioni di euro. Anche Roma Tre e Tor Vergata lamentano tagli e scarsità di fondi, l'università di Firenze ha bisogno di centinaia di migliaia di euro, almeno quanto ha dovuto sborsare per coprire gli aumenti di stipendio, dal 2000 a carico delle casse universitarie. Allarme anche alla Federico II di Napoli: "Negli ultimi anni per gli stipendi abbiamo speso 950 milioni di euro, contro finanziamenti che non hanno superato i 715 milioni". Mancherebbero, nel caso di Napoli, quasi 200 milioni. A Genova, invece, si calcola che il deficit si aggiri intorno ai 15 milioni, circa il 5% del bilancio complessivo dell'università. Le cose non vanno meglio per i tre atenei milanesi. Al Sud, poi, in mancanza di sponsor o di forme alternative al finanziamento pubblico, la scarsità dei fondi è ancora più sofferta. Gli atenei per far quadrare i conti fanno i salti mortali. E solo con i soldi provenienti da attività aggiuntive, per esempio i master, riescono a "sopravvivere". Nonostante i 438 milioni di euro faticosamente strappati dalla Moratti con la manovra Finanziaria, gli atenei vivacchiano appena. "Non possiamo realizzare una serie di servizi per gli studenti - sostiene Gianni Orlandi, prorettore della Sapienza - Del resto la Crui aveva chiesto 600 milioni di euro ed era veramente il minimo, comunque insufficiente". Dopo l'indagine del Times, a livello mondiale, che ci ha posti come fanalino di coda dei 200 atenei in classifica, il dibattito sugli standard delle università italiane si fa più acceso. Giunio Luzzatto, ordinario di analisi matematica e presidente della Conferenza nazionale dei Centri di ricerca didattica, analizza le cause che hanno prodotto i problemi più gravi: "Da tre anni è stato cancellato il fondo per gli investimenti e il fondo per l'edilizia. Un taglio drastico che ha costretto gli atenei ad attingere dal Fondo ordinario anche per spese che non competevano. Ci sono perfino atenei che hanno sottratto risorse al funzionamento per fare fronte ai mutui".
L'analisi della situazione finanziaria sembra un bollettino di guerra. Ma è chiaro che le difficoltà del nostro sistema universitario non sono riconducibili solo alla questione economica. L'atto di accusa riguarda anche "il provincialismo" e i "vincoli" dovuti ai criteri localistici delle assunzioni. "Non saremo mai Cambridge - dicono i rettori - se non ci sarà una svolta". "Disinvestire significa declino - sostiene Mario Morcellini, preside di Scienze della Comunicazione alla Sapienza - Gli atenei saranno costretti a reperire sempre di più fondi aggiuntivi. In che modo? Con i master e con attività di formazione permanente, dando risposte anche alle esigenze del mercato. Lo abbiamo già fatto per alcune Asl e per il Policlinico. Vanno anche inventate delle figure nuove, dei manager capaci di convogliare fondi, anche con i progetti europei. Questo è un filone nuovo, che sta già dando i primi frutti".