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Nella scuola dei bulli: «Noi quei ragazzi vogliamo recuperarli»

«Con quei ragazzi stavamo lavorando per far sì che continuassero un percorso scolastico, per convincerli a cercare un nuovo orientamento ma, con il loro gesto, sembra quasi abbiano cercato di farsi buttare fuori».

20/04/2018
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Il Messaggero

LUCCA L'istituto tecnico Carrara, proprio di fronte alla cinta di mura del Cinquecento, non è una scuola di periferia. E nemmeno un istituto per perdigiorno. «È riconosciuta la precisione e la severità del suo corpo docente», tiene a sottolineare il preside Cesare Lazzari. Eppure che ci fossero problemi in quella classe del biennio lo sapevano tutti: c'è chi racconta di un banco scagliato contro il muro da uno studente ripreso per la scarsa attenzione, di un casco lanciato a un professore. Poi, una decina di giorni fa, su Whatsapp cominciano a circolare video in cui l'insegnante di storia e italiano, 64 anni, diventa il bersaglio di un'intera classe. Insulti, aggressioni, minacce. Umiliazioni riprese con due cellulari mentre i compagni ridono, incitano e bestemmiano. Ora quattro ragazzi sono indagati per ingiurie e violenza privata, la procura dei minori di Firenze ha aperto un fascicolo, Digos e polizia postale sono al lavoro per risalire a chi, per primo, ha messo in rete le immagini. 
Uno studente ha già ammesso tutto, un altro lo stanno ancora cercando per quattro video che vanno ben oltre la bravata. E il numero degli indagati è destinato ad aumentare man mano che gli alunni vengono identificati. C'è un ragazzo che si infila un casco integrale e comincia a colpire sul petto il professore che gli chiede di smettere. Lui però continua, si avvicina a pochi centimetri dal volto e ruggisce. 
RISATE E INSULTICambio di scena: lo stesso alunno copre la faccia del docente con una giacca, mentre un compagno in sottofondo esclama «buffone» e un altro impila due cestini della spazzatura facendoli cadere addosso all'insegnante che è diventato un bersaglio: «Le piace prof la torre di Pisa?». Poi i toni si fanno ancora più offensivi, le domande incalzanti: «Le piace il pi..? Lo dica, le piace o preferisce altro?». Il docente non perde la calma, non reagisce, scuote la testa ed esorta gli alunni a tornare al loro posto. Nel suo comportamento c'è una sorta di rassegnazione, non va dal preside a denunciare le aggressioni. E infatti il dirigente Cesare Lazzari scopre tutto quando ormai i video circolano ovunque. «Stiamo valutando anche questo aspetto, il clima che c'era in classe. Sono questioni complesse, abbiamo ascoltato anche gli altri insegnanti per capire», spiega. Da due giorni il professore di italiano e storia è assente, se ne è andato anche da casa per cercare un po' di tranquillità in un posto isolato. Oggi pomeriggio però si ritroverà nuovamente di fronte agli studenti, convocati con i genitori per il consiglio di classe. «Uno perderà sicuramente l'anno. Non tutti, anche perché la scuola deve rappresentare un'occasione di crescita e di recupero. Valuteremo le sospensioni, che in questi casi possono arrivare a quindici giorni. Intanto d'accordo con le famiglie abbiamo deciso di lasciare i ragazzi a casa per qualche giorno: bisognerà valutare la posizione dei singoli», spiega il preside. 
TRA I BANCHI«Con il docente ho parlato e ci riparlerò - aggiunge Lazzari - Era sconvolto, rattristato, anche lui ha presentato denuncia contro i ragazzi. Ci sono ancora diverse cose da chiarire, compreso il contesto. Quella classe, già in passato, aveva dato qualche problema ma di rilevanza assai inferiore rispetto a oggi». Uno dei protagonisti dei filmati è già stato sospeso per tre giorni tra fine febbraio e inizio marzo, «sembra però che tali provvedimenti abbiano fatto da detonatore e siano stati presi come una sorta di sfida da parte di alcuni studenti», rileva il dirigente. «Con quei ragazzi stavamo lavorando per far sì che continuassero un percorso scolastico, per convincerli a cercare un nuovo orientamento ma, con il loro gesto, sembra quasi abbiano cercato di farsi buttare fuori». Non provengono da contesti difficili, anzi: famiglie della media borghesia, normali e collaborative con la scuola. E allora perché sono andati malamente fuori strada? Chi li conosce, li descrive come studenti svogliati, senza alcun interesse per i libri, vorrebbero andare a lavorare subito ma non si rendono conto delle difficoltà di trovare un posto. Non leggono libri né giornali, nonostante l'iniziativa dell'istituto del quotidiano in classe, «a noi basta internet, il resto non ci interessa», ripetono. L'istituto ha anche avviato un percorso psicologico di sostegno, evidentemente del tutto inutile. I bulli se la prendono con il mondo, con l'insegnante e con i compagni: «Puzzi di m...., non puoi stare lì», dice uno al vicino di banco. E quando una ragazza passa davanti a un telefonino che sta riprendendo l'insegnante vessato, l'autore sbotta in malo modo: «levati di mezzo, boiler del c...o». Adesso gli atti sono sul tavolo del capo della procura dei minori di Firenze Antonio Sangermano, tra questi c'è anche la denuncia fatta dal preside, oltre ai primi rapporti della polizia. L'inchiesta è solo all'inizio, prima arriveranno le sanzioni della scuola: per domani è convocato il consiglio d'istituto che deciderà il futuro scolastico dei ragazzi. 
Claudia Guasco