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Nicola Tranfaglia: La lezione del 25 Aprile

Nicola Tranfaglia: La lezione del 25 Aprile La pacificazione è avvenuta nel 1945. Da una parte c'era la lotta pe...

24/04/2003
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Nicola Tranfaglia: La lezione del 25 Aprile

La pacificazione è avvenuta nel 1945. Da una parte c'era la lotta per la democrazia e la libertà, dall'altra l'espansione del dominio nazista e fascista.

Singolare destino quello del 25 Aprile nell'Italia Repubblicana.
Per trent'anni almeno, la data simbolo della liberazione del nostro paese dai nazisti e dai fascisti di Salò (per molti aspetti i peggiori), con l'apporto militare fondamentale degli eserciti anglo-americani alleati, è stata celebrata da classi dirigenti moderate, che si sentivano assai poco investite di quella eredità.

Ai giovani in quei primi trent'anni si poneva una versione ufficiale di quella lotta, si parlava poco o niente della dittatura fascista, i programmi della scuola si fermavano ancora se tutto andava bene alla prima guerra mondiale.

L'Italia ufficiale, insomma, o meglio la sua classe politica di governo, preferiva celebrare retoricamente il 25 Aprile per non parlare di cosa era stato il fascismo con le sue violenze, con le sue forti complicità nell'establishment istituzionale (la monarchia e la chiesa), economico (gli agrari e gli industriali), sociale, (la piccola borghesia e la burocrazia statale insieme con l'alta borghesia). Nè si voleva rievocare in che modo e con quali sforzi le forze dell'antifascismo erano arrivate ad una difficile unità che fu decisiva per vincere e costruire la scelta repubblicana e la Costituzione. Non a caso dove la lotta di liberazione era stata forte e sentita, di solito il voto repubblicano era stato più chiaro e deciso.

La retorica di una celebrazione che non si nutriva dell'insegnamento scolastico-universitario ha trasmesso per decenni l'immagine della lotta di liberazione come retorica ufficiale piuttosto che come elaborazione appassionata e viva del passato legata al presente.

Negli ultimi trent'anni le cose sono a poco a poco cambiate. Ma nello stesso tempo, soprattutto negli anni '#8216;90, con la crisi della repubblica e la vittoria della coalizione di centro-destra, dopo lo scioglimento della DC, sono venute alla ribalta istituzionale forze che non hanno partecipato al processo di costruzione della democrazia repubblicana che avvenne, senza alcun dubbio, attraverso la lotta repubblicana e la costituzione. O ancora forze che addirittura si sentono, almeno in parte, eredi di movimenti che nella guerra del '43-'45 erano dalla parte del fascismo e del nazismo.

Di qui le richieste -ancora oggi- di una pacificazione che è già avvenuta nel 1945 e che non può in nessun caso diventare disconoscimento o rovesciamento dei valori in gioco giacchè in quella lotta c'era da una parte la battaglia per la democrazia e la libertà, dall'altro quella per l'espansione e il dominio europeo e mondiale dell'asse fascista.

Dimenticare questo punto essenziale, come a volte per puro tatticismo o spirito di compromesso contingente, si è fatto anche da parte di autorevoli esponenti della sinistra, è un grave errore che non fa che alimentare correnti revisioniste che usano i mezzi di comunicazione per sostenere tesi di sostanziale riabilitazione dei fascismi non sulla base di nuove ricerche scientifiche ma rispolverando luoghi comuni dei contemporanei e una memorialistica spesso poco attendibile.

A queste condizioni il 25 aprile resta una data centrale nella storia Repubblicana da almeno due punti di vista: ricorda la ribellione di tanti giovani e meno giovani che scelsero di mettere in gioco la propria vita per riacquistare la libertà e la democrazia dopo più di vent'anni di oppressione di classe e, nello stesso tempo, segna un momento di grande unità delle forze democratiche, dai cattolici ai liberali, ai socialisti e ai comunisti contro il comune nemico fascista.
Una lezione da non trascurare anche oggi.

Nicola Tranfaglia