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Nuova Venezia-BOCCIATURA PER ASSENZA, IL PARADOSSO EDUCATIVO

BOCCIATURA PER ASSENZA, IL PARADOSSO EDUCATIVO Franca Bimbi SEGUE DALLA PRIMA educativo, né che questa misura possa influenzare in senso positivo il singolo studente o l'ambiente scolastico. ...

14/05/2003
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Nuova Venezia

BOCCIATURA PER ASSENZA, IL PARADOSSO EDUCATIVO

Franca Bimbi

SEGUE DALLA PRIMA
educativo, né che questa misura possa influenzare in senso positivo il singolo studente o l'ambiente scolastico. Al contrario, questo orientamento amministrativo sollecita la scuola, o meglio gli educatori, a un'irresponsabilità verso i più giovani, che sta del resto crescendo nel mondo degli adulti. Sembriamo, in buona parte, sempre più convinti che il rinvio delegato agli esperti, ai preti, al prozac, alla denuncia penale, al carcere, possa sostituire il lavoro faticoso e quotidiano per la qualità delle relazioni. Rinunciamo sempre più spesso a riflettere sulla sofferenza nascosta da "cattiverie" eclatanti o da passività irritante, ad affrontare il conflitto con pazienza e fermezza, nei confronti di questo universo di figli e allievi che sembriamo capire solo quando mimano precocemente le nostre attese, conformandosi al modello del piccolo-adulto-in-carriera.
La scuola e la famiglia, il mondo degli adulti in genere, trovano sempre più spesso incomprensibili e insopportabili i tanti atteggiamenti e comportamenti di micro-devianza dei ragazzi, perché hanno smesso di ascoltare: il bambino che grida attenzione in ognuno di noi, le forme di richiesta d'aiuto che non parlano lingue consuete, gli interrogativi più normali sulla coerenza, la credibilità, l'onestà degli adulti. Infine, quando in età sempre più precoce succede il "fattaccio" (lo stupro di gruppo, il masso dall'autostrada, il taglieggiamento dei compagni, ma anche l'assassinio dei genitori, la strage a scuola, o il suicidio in classe...), gli adulti, in coro, si chiamano fuori - dai genitori, al preside, al sindaco, al paese intero - e, nello scaricabarile delle responsabilità, tutto si chiude con un dibattito a senzazione, preferibilmente a "Porta a porta", fra esperti "rigoristi" e "buonisti": quasi nessuno degli adulti direttamente responsabili si mette in gioco.
E' per questo che i ragazzi pagano sempre più duramente (indipendentemente dalla punizione) anche la sconfitta degli adulti, che non hanno autorevolezza nei loro confronti e che non capiscono quasi nulla dei loro linguaggi. L'irresponsabilità e l'insensibilità degli adulti è un aspetto della loro fragilità di fronte ai ruoli educativi: produce una falsa tolleranza che, a sua volta, sollecita soluzioni sempre più autoritarie verso i giovani, e, come corrispettivo, provoca tra questi forme più o meno gravi di cinismo, di conformismo eterodiretto, di aggressività, di autodistruzione.
Buon senso vorrebbe che, se un ragazzo manca ripetutamente da scuola, tutti gli adulti che ne sono in qualche misura responsabili, o che pensano di volere il suo bene, si attivino per capirne i motivi e per aiutarlo: giudicando i suoi errori di crescita anche in relazione alle loro disattenzioni, responsabilizzandolo ma non emarginandolo. Ciò dovrebbe andare di pari passo con una scuola più seria nelle valutazioni dell'apprendimento, più rigorosa nel non prendere sottogamba la violenza dei e tra i giovanissimi, più attenta nel costruire codici di comportamento rispettoso anche verso l'ambiente scolastico le suppellettili, e così via.
La bocciatura per assenza fa ritornare in mente "Lettera ad una professoressa". Di certo la professoressa aveva ragione dal punto di vista dell'apprendimento del latino: i ragazzi di Barbiana, in partenza, non disponevano nemmeno delle basi per imparare. Tuttavia, ciò che influiva di più sulla loro incompatibilità con le attese della scuola, dipendeva in gran parte dal fatto che gli insegnanti, o meglio quel tipo di insegnanti, nella pratica non avevano a cuore la crescita intellettuale e morale dei ragazzi più svantaggiati. Soprattutto una parte della cultura di contesto non aiutava gli educatori a capire il senso profondo del loro lavoro formativo.
Questo, per aver successo in senso pieno, richiede - ieri come oggi - il non sottrarsi alle relazioni difficili, o almeno pretenderebbe che si insegnasse partendo dalle competenze culturali e conoscitive dell'allievo, qualunque esse siano: perché tutti possano arrivare a un certo livello e perché i più dotati possano avanzare speditamente. Oggi si direbbe che occorre, allo stesso tempo, impegnarsi per innalzare il capitale sociale del Paese e promuovere l'eccellenza.
Sono certa che molti insegnanti non si rassegnano ad abbandonare una parte dei loro allievi, e, perciò, ritengono la decisione del ministro Moratti non solo uno dei tanti svarioni, ma, soprattutto, un cedimento a una cultura crescente: di irresponsabilità educativa e di penalizzazione dei più deboli. Le due fenomenologie vanno di pari passo: bocciature per assenze scolastiche, ma ritorno in classe per i ragazzini che violentano la coetanea; allarme (giustissimo) per il giro dei prodotti dopanti tra i giovanissimi, ma tolleranza, o peggio, per chi "trucca" i vari farmaci e prodotti per offrirli ad atleti adulti; presunzione di flagranza per la violenza negli stadi, ma non responsabilizzazione delle società sportive; analisi preoccupate per i profili dei giovani ultraconsumisti, ma chiusura dei centri di cultura autogestita.
A questo elenco, allungabile a piacimento, di paradossi controeducativi nelle relazioni tra i giovani e gli adulti, mancava solo la bocciatura per assenze.