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o.d.g. sulla scuola approvato dal Direttivo nazionale confederale della CGIL

Direttivo nazionale della Cgil, riunito a Roma nei giorni 5 e 6 dicembre 2002, esprime un giudizio molto negativo sul Disegno di Legge delega in materia di Istruzione, recentemente approvato ...

06/12/2002
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Direttivo nazionale della Cgil, riunito a Roma nei giorni 5 e 6 dicembre 2002,

esprime

un giudizio molto negativo sul Disegno di Legge delega in materia di Istruzione, recentemente approvato dal Senato ed attualmente all'esame della Commissione Cultura della Camera dei Deputati, e

delibera

una specifica campagna di iniziativa sindacale per contrastare l'aggressione al diritto di tutte e di tutti ad avere una buona formazione pubblica.

Nel merito del Disegno di Legge, il Direttivo della Cgil valuta che il ricorso alla delega, su materie così rilevanti per l'assetto democratico di un Paese:

impedisca ogni possibilità di partecipazione e di confronto;
si configuri come una scelta anticostituzionale, considerato che si legifera in materia di principi fondamentali e di livelli essenziali delle prestazione.
Inaccettabili, inoltre, sono le opzioni di fondo:

Ø l'anticipo nelle iscrizioni, che ratifica l'incapacità di sviluppare una politica di servizi e scuole per l'infanzia costringendo i bambini ad un ingresso prematuro nella scuola;

Ø l'introduzione di canali separati al termine della scuola media, che comporteranno il riproporsi di una drastica selezione sociale basata sul reddito di ogni famiglia;

Ø un percorso di alternanza studio/lavoro, non regolamentato, parallelo e non integrato con l'insieme dei percorsi formativi, un autentico regalo alla parte più retriva di Confindustria. Così si mettono in discussione importanti conquiste e le fondamenta di un sistema di formazione sul e per il lavoro, concepito innanzitutto come diritto della persona ad un futuro di vita e di lavoro migliore (dall'apprendistato all'obbligo formativo).

La natura controriformatrice di una Legge che, se approvata, abbasserà i livelli di istruzione nel nostro Paese, facendo diventare l'istruzione delle giovani generazioni un affare privato di ogni famiglia, e non più un interesse centrale della nostra Repubblica, è chiarita definitivamente dal fatto che il Disegno di legge delega cancella il principio costituzionale dell'obbligo scolastico oltre che ridurlo di un anno.

Il governo vuole privatizzare l'istruzione e la formazione, riducendo il sapere a merce, e mette in discussione la stessa laicità dello Stato considerato che, con l'immissione in ruolo degli insegnanti di religione, altera le regole che governano il mercato del lavoro.

Tutto ciò si colloca in un contesto nel quale:

Ø una politica economica contrassegnata da forti tagli nella scuola e nei trasferimenti agli Enti Locali sta allargando il divario fra il nostro ed i restanti Paesi europei;

Ø peggiorano le condizioni oggettive del fare scuola in termini di offerta formativa (dalla carenza di sezioni di scuola dell'infanzia pubblica, alla riduzione delle classi a tempo pieno e a tempo prolungato, all'annullamento di ogni spazio di flessibilità, ai crescenti ostacoli nell'integrazione dei disabili);

Ø il mancato rispetto di impegni assunti comporterà il licenziamento di circa 17.000 lavoratori degli appalti di pulizia, si riducono di diverse decine di migliaia i posti di lavoro, si rendono precarie le condizioni di lavoro di docenti e personale ata;

Ø il buono scuola avviato da diverse regioni con maggioranze di centro destra si dimostra uno strumento di sostegno per chi frequenta le scuole private;

Ø mediante intese con le Regioni si aggira la legge sull'assolvimento dell'obbligo nel sistema scolastico pubblico aprendo il mercato alla scuola privata;

Ø nessun investimento è previsto in materia di sicurezza degli edifici e di edilizia scolastica mentre si costringono gli alunni e il personale della scuola a frequentare luoghi spesso insicuri, come testimoniano i gravi fatti recentemente accaduti ed il continuo aumento degli infortuni.

La Finanziaria per il 2003 è lo strumento che concretizza la maggior parte di queste scelte.

Il Disegno di Legge n° 1187 sulla Devolution peggiora ulteriormente questo quadro perché distrugge ogni idea unitaria del nostro Paese e, con il trasferimento della scuola alle regioni, sancisce la scomparsa dei luoghi di costruzione di un'identità unitaria, subordinando l'istruzione agli interessi delle diverse maggioranze regionali.

La scuola devoluta darà minori opportunità alle nuove generazioni e a tutto il sistema d'istruzione.

Con il Disegno di Legge Moratti è stata approvata dal Senato una legge che accentua la differenziazione sociale tra i ragazzi italiani, a ciò, con la devolution di Bossi, si aggiungono le differenziazioni territoriali.

Occorre una svolta netta in queste scelte in grado di imporre altre priorità.

La direzione non può che essere rappresentata dalla centralità di una buona scuola pubblica per ciascuno, dall'espansione della scuola dell'infanzia, dall'elevamento dell'obbligo scolastico ad almeno dieci anni, da una politica attiva del lavoro, di cui la formazione costituisce il perno centrale.

Infine, va costruito un sistema di educazione degli adulti, per sostenere una competizione internazionale giocata sulla qualità e non sui costi, per garantire riconoscimento ed esercizio di diritti, come premessa indispensabile per la cittadinanza attiva.

Lo scontro in atto, che ha visto la Cgil ed i lavoratori della scuola scendere in campo con determinazione a difesa dell'istruzione pubblica, richiede la prosecuzione delle iniziative di mobilitazione già deliberate.

Inoltre, il rilievo della posta in gioco ed i diritti in campo, portano la Cgil a convocare orientativamente per il 29 e 30 gennaio, assieme al sindacato di categoria, un'assemblea nazionale di delegati che rappresenterà la sede nella quale predisporre un progetto complessivo di medio periodo in grado di riportare il diritto all'istruzione e alla formazione fra le centralità di una nuova politica di sviluppo economico e sociale.