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Quei 150mila studenti perduti che ci costano tre miliardi all’anno

L’abbandono scolastico è un’ipoteca sul presente e il futuro del Paese, che negli ultimi vent’anni ha visto scivolare fuori dal sistema pubblico 3,5 milioni di adolescenti. Il 30,6 per cento degli iscritti

08/09/2018
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la Repubblica

Francesca Sironi

A giorni suonerà la campanella, e 590mila ragazzi inizieranno le superiori. Ma uno su 4 non arriverà al diploma. Rinuncerà agli studi prima di averli terminati. L’abbandono scolastico è un’ipoteca sul presente e il futuro del Paese, che negli ultimi vent’anni ha visto scivolare fuori dal sistema pubblico 3,5 milioni di adolescenti. Il 30,6 per cento degli iscritti: una voragine, misurata ora da un nuovo dossier della rivista specializzata Tuttoscuola, che L’Espresso anticipa in esclusiva sul numero di domani in edicola con Repubblica. La ricerca ricostruisce l’andamento degli alunni di licei, tecnici e professionali dal 1995 ad oggi. Mostra così le regioni più attente alle speranze dei giovani (come l’Umbria) e quelle dove il problema è invece ancora esteso (Sardegna e Campania in testa). E gli indirizzi che tengono meno fede alla promessa, come i professionali. Il dossier monitora non solo il fallimento sociale e culturale che questi abbandoni rappresentano per l’Italia. Ma anche lo spreco economico sotteso. Partendo dalla stime Ocse, per cui lo Stato investe sull’istruzione secondaria quasi 7.000 euro all’anno a studente, Tuttoscuola ha calcolato come in vent’anni l’investimento bruciato arrivi alla cifra vertiginosa di 55,4 miliardi. Quasi tre all’anno, in media. La cifra dovrebbe attirare l’attenzione di una politica che fatica invece ad affrontare il male alla radice. Anche se in questi anni sono stati alzati degli argini contro la dispersione, spesso per iniziativa di associazioni e volontari, e il tasso di abbandoni è diminuito passando dal 36,7% del 2000 al 24,7% di oggi, con 151mila ragazzi scomparsi dall’aula nel 2018 l’urgenza rimane. Perché l’incuria intorno e lo sconforto interno che portano i giovani a rinunciare agli studi sono spesso gli stessi che rischiano di tenerli a lungo nel limbo dei neet, che non studiano né lavorano. «Si può evitare questa catastrofe sotto i nostri occhi? » , si chiede Giovanni Vinciguerra, direttore di Tuttoscuola: « Per farlo bisogna partire dal sistema scolastico » . Come? Ricominciando dall’ascolto, dalle competenze di base, da lezioni pratiche o semplicemente dalla lettura ad alta voce, come racconta L’Espressodomenica.