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Repubblica-Cofferati scende in campo

SCELTE DEI PARTITI L'ex leader della Cgil: "Berlusconi? Se lo condannano a Milano avrebbe il dovere morale di dimettersi" Cofferati scende in campo "Ulivo, farò la mia parte" Subito un ufficio ...

03/02/2003
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la Repubblica

SCELTE DEI PARTITI
L'ex leader della Cgil: "Berlusconi? Se lo condannano a Milano avrebbe il dovere morale di dimettersi"
Cofferati scende in campo "Ulivo, farò la mia parte"
Subito un ufficio per il programma elettorale

economia in crisi Ci sono dieci milioni di lavoratori senza contratto, c'è la crisi Fiat: il governo non vede il problema
l'italia e la pace Il Parlamento è stato aggirato, ora l'opposizione presenti un ordine del giorno unitario
voto anticipato L'arroganza del premier è senza precedenti, pensa di avere già realizzato il presidenzialismo
fare presto Bisogna rinnovare l'identità del centrosinistra prima delle amministrative e in vista delle Europee, anche per avviare un confronto con Bertinotti
no ai segretari Un gruppo di lavoro senza i segretari di partito, che devono fare un altro mestiere, aperto a movimenti, associazioni e amministratori
MASSIMO GIANNINI

ROMA - "Berlusconi è sempre più in difficoltà. E come sempre, quando è in difficoltà accentua l'arroganza, gli strappi al sistema delle regole e all'assetto delle istituzioni. Per l'opposizione è giunto il momento di una svolta. Il Nuovo Ulivo deve lanciare con forza il suo progetto politico. Deve presentare agli elettori il suo programma, alternativo a quello della destra. Ora o mai più: io sono pronto a fare la mia parte". Dopo mesi di polemica con l'establishment del centrosinistra, Sergio Cofferati esce allo scoperto proprio nel giorno della direzione dei Ds. E alla luce dell'offensiva del Cavaliere sulla giustizia, sulle riforme e sulla guerra, l'ex segretario della Cgil lancia agli alleati dell'Ulivo la sua proposta: via libera, subito, ad un "ufficio" incaricato di elaborare il programma della coalizione. Vi partecipino tutti: i rappresentanti dei partiti, ma non i leader "che devono fare un altro mestiere", gli amministratori locali, i rappresentanti dei movimenti, le associazioni, gli intellettuali e le più alte personalità. In questo schema, Cofferati è disponibile a far parte subito del nuovo organismo, e anche a presiederlo se glielo proporranno. Chiede solo all'Ulivo di far presto.
Cofferati, Berlusconi contrattacca a tutto campo, e denuncia la sinistra che prepara spallate giudiziarie e manovre di piazza. Ce l'ha anche con lei, evidentemente?
"Parlare di 'manovre di piazza' è insensato. La piazza è di tutti, ed è uno dei tanti luoghi nei quali si sviluppa l'iniziativa politica, e nei quali si rende visibile la volontà dei cittadini. Il fatto che in questi mesi sia stata occupata in modo sereno e composto dai girotondi, dai movimenti, dai pacifisti, dai no global e dai di lavoratori, è solo la conferma che la piazza è un luogo di grande democrazia. Altro che 'manovre' per sovvertire la democrazia... La verità è che dopo la decisione della Cassazione sui processi Imi-Sir e Sme, che non è una sentenza sul merito, il presidente del Consiglio ha sfoderato un'arroganza che non ha precedenti, accreditando l'idea che la pronuncia della Suprema Corte equivalga già alla conclusione del processo. E' una volgare strumentalizzazione, che serve a Berlusconi per drammatizzare la situazione politica, e tenere sotto costante minaccia la magistratura. L'attacco ai giudici è un fatto gravissimo. L'attività giudiziaria non compete né alla destra né alla sinistra: la magistratura è potere autonomo e tale deve restare. E invece il governo attenta continuamente a questa autonomia, mettendo in pericolo gli equilibri istituzionali".
Il fatto è che il Cavaliere si considera un "perseguitato".
"Il Cavaliere non può considerarsi diverso dagli altri cittadini. Questo sistematico tentativo di descrivere un esercito di toghe schierate contro di lui rientra in una precisa, destabilizzante "strategia dell'intimidazione", che il premier usa contro i giudici e contro l'opposizione. Stavolta, in più, ci ha aggiunto anche l'ipotesi delle elezioni anticipate".
Ma lei ci crede o la considera solo una minaccia?
"Viverla come una minaccia sarebbe come dire che l'opposizione ha paura del voto, e questo è sbagliato. No, io considero la sortita sulle elezioni anticipate come l'ennesimo tentativo di condizionare gli equilibri politici e istituzionali, arrogandosi il diritto di sciogliere le Camere che, fino a prova contraria, spetta solo al Capo dello Stato. Evidentemente Berlusconi pensa di aver già realizzato il presidenzialismo".
Se il Tribunale di Milano lo condanna davvero, Berlusconi si dovrebbe dimettere?
"Obblighi formali non ce ne sono. Ma di fronte a una condanna, sia pure non definitiva, io credo che chi rivesta incarichi di governo dovrebbe avvertire il dovere morale e la sensibilità istituzionale di dimettersi. Lo trovo del tutto ovvio".
Quindi l'opposizione deve scaldare i motori?
"L'opposizione deve mostrare nervi saldi, grande determinazione e soprattutto immediata capacità di produrre svolte positive. Nervi saldi servono perché io vedo un quadro politico ed economico in ulteriore peggioramento, e quindi temo nuovi strappi da parte del premier. Su tutti i fronti. Per questo dobbiamo procedere con grande determinazione, su due fronti che giudico assolutamente prioritari. Il primo è la guerra. Berlusconi sta compiendo atti politici molto gravi. Ha aggirato il Parlamento. Ha impedito il vertice europeo, mentre nel frattempo lavorava al di fuori per fornire un sostegno acritico e subalterno verso gli Stati Uniti".
Obiezione: e se il vero strappo non fosse stato quello di Berlusconi, ma di Francia e Germania che hanno fatto blocco da sole al vertice di Versailles?
"Proprio il fatto che Chirac e Schroeder si sono mossi da soli era una ragione in più per fare il vertice europeo, non per sabotarlo. In realtà è chiaro che la sola preoccupazione di Berlusconi era che la Ue potesse virare su una posizione non consona agli interessi americani. Solo per questo ha impedito il vertice".
A questo punto che succede?
"A questo punto il governo non deve limitarsi a venire in Parlamento, a riferire. Serve un dibattito parlamentare vero, che si deve concludere con un voto. E io propongo che l'opposizione presenti un suo ordine del giorno, unitario, per dire un no forte, chiaro e incondizionato alla guerra all'Iraq. La stragrande maggioranza delle opinioni pubbliche, e non solo in Italia, non vuole il conflitto. E l'eventuale pronunciamento dell'Onu non è più una garanzia sufficiente: le pressioni americane sugli ispettori sono inaccettabili, e rendono ormai poco credibili le Nazioni Unite".
Il secondo fronte prioritario per l'opposizione qual è?
La politica economica. Ci sono problemi enormi, che la guerra potrebbe aggravare facendo esplodere i prezzi e le materie prime. L'inflazione è già alta, il nostro differenziale rispetto ai partner europei è risalito, e questo peggiora l'export e la competitività. Il governo non fa nulla. Semplicemente, non vede il problema. A questo si aggiunge il fatto che ci sono almeno 10 milioni di lavoratori senza contratto: oltre a generare conflitti, questo determina un ulteriore calo della domanda interna. Il Parlamento ha votato una Finanziaria che contiene valori del tutto privi di fondamento: si parla di una crescita del 2,3% del Pil, mentre tutti gli istituti di ricerca, compresa Confindustria, ormai prevedono al massimo l'1,3%. Chi colmerà questa differenza? Non si sa. Anche qui, il governo non vede il problema. Come non si occupa della Fiat: tiene banco solo la questione dei futuri assetti proprietari, mentre nessuno parla della futura strategia industriale del gruppo".
E l'opposizione che dovrebbe fare, secondo lei?
"Deve rilanciare con convinzione la sua idea alternativa sullo sviluppo economico, che si basa su scuola, ricerca e formazione. Su queste questioni serve un'iniziativa politica grandissima, per oggi e per domani".
Prima ancora ci sarebbe da concordare una linea sul referendum di Bertinotti sull'articolo 18. O preferite glissare perché siete spaccati?
"Io penso che quel referendum sia un grave errore, che produce solo divisioni vistose. Resto convinto che la risposta migliore sia quella di attivare la più presto due iniziative di legge, sul modello di quelle proposte dalla Cgil, per riformare gli ammortizzatori sociali ed estendere le tutele a quei milioni di lavoratori parasubordinati che oggi ne sono privi".
Ma intanto si organizzano i comitati per il no?
"Io ho una mia opinione, su questo. Ma non voglio renderla esplicita adesso. Non è reticenza. Dobbiamo discutere, nel centrosinistra: di questa e di molte altre questioni. Per questo, oggi più che mai, dico che è il momento che l'alleanza si dimostri capace di produrre svolte positive".
A cosa allude?
"Alludo al programma. E' giunto il momento di avviare subito la discussione sulla proposta politica del Nuovo Ulivo. Occorre creare subito l'organismo adatto. Dobbiamo mettere insieme tanti soggetti diversi. Io propongo un raggruppamento molto largo e rappresentativo, che comprenda innanzitutto i rappresentanti politici".
Cioè i segretari dei partiti.
"No, secondo me è meglio che nella nuova struttura non vi siano i segretari, che hanno un altro ruolo e devono continuare a svolgerlo nel fuoco della battaglia politica quotidiana. E' meglio che partecipino altri rappresentanti dei partiti. Poi immagino che nell'ufficio di programma debbano esserci gli amministratori locali e i rappresentanti delle associazioni: alcune in forma diretta, altre come il sindacato in forma mediata, poiché in casi del genere è necessario rispettare i limiti della reciproca autonomia. Poi dovrebbero partecipare le alte personalità del centrosinistra, personaggi di spicco del mondo della cultura e dell'economia. E infine, dovrebbero partecipare soprattutto i rappresentanti dei movimenti: i partiti non devono averne paura, sono portatori di sensibilità specifiche e di grandi energie, che possono rinnovare la politica, non metterla in discussione.
Ma ci sono le condizioni politiche, dentro un Ulivo ancora così confuso e spaccato, per una svolta del genere?
"Io ritengo di sì. E c'è più di un motivo per fare in fretta. Di fronte a un governo in affanno e sempre più tentato dalle torsioni populiste e plebiscitarie, è necessario riportare l'attenzione del Paese sui problemi concreti, offrendo un'alternativa credibile. E poi si avvicinano le elezioni. Prima le amministrative, che sarebbero l'occasione per testare a livello locale gruppi di lavoro sul programma, costituiti sul modello dell'ufficio per il programma nazionale, all'insegna del principio 'un Ulivo in ogni casa'. Poi le europee, dove si voterà col proporzionale e crescerà la tentazione alle divisioni. E' fondamentale arrivare a questi appuntamenti con una rinnovata identità del centrosinistra, comune e condivisa. Anche per avviare, nella prospettiva delle elezioni politiche del 2006, temi utili a un confronto con Bertinotti".
Questo voleva dire, quando ha detto "se c'è la volontà politica si possono spostare anche le montagne"?
"Esattamente. Dobbiamo fare questo sforzo positivo. Tutti insieme".
"Tutti insieme" vuol dire che anche lei è finalmente disposto a fare la sua parte? A entrare in questo benedetto ufficio di programma del Nuovo Ulivo?
"Io voglio proseguire la mia attività in Pirelli e continuare a fare politica in forme diverse come ho fatto finora. Ma certo, in un consesso largo come quello che ho descritto, se i promotori vorranno, io sono pronto a partecipare. Purché si faccia in fretta. Gli elettori del centrosinistra non ci chiedono altro".