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Repubblica:Cortei separati, l'ira di Epifani incredibile, non lo accetto più

'INTERVISTA LA NUOVA GUERRA Il segretario Cgil dopo le manifestazioni pacifiste: cose mai viste in nessun paese del mondo Cortei separati, l'ira di Epifani "Incredibile, non lo accetto più" ...

24/03/2003
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la Repubblica

'INTERVISTA
LA NUOVA GUERRA
Il segretario Cgil dopo le manifestazioni pacifiste: cose mai viste in nessun paese del mondo
Cortei separati, l'ira di Epifani "Incredibile, non lo accetto più"

contrapposizione No alla deriva dei movimenti ma anche a un atteggiamento di autosufficienza ulivista
le piazze La convocazione del centrosinistra è arrivata dopo, era necessario un punto di coagulo
UMBERTO ROSSO

ROMA - Segretario Epifani, la Cgil a Roma ha scelto di stare con i movimenti?
"Non è una scelta. I fatti, piuttosto, sono questi. C'era una manifestazione organizzata da tempo, indetta dal "Tavolo della pace", di cui siamo soggetti promotori. Poi si sono aggiunti altri, anche gruppi del Social Forum".
Però sabato a Roma c'era, ma in piazza del Popolo, pure l'Ulivo.
"Noi ci siamo battuti con grande determinazione per evitare una spaccatura profondamente sbagliata, per dar vita ad un unico corteo. Inutilmente, purtroppo. D'accordo, non drammatizziamo, ma in nessuna parte del mondo è successo quel che si è visto l'altro ieri a Roma".
Ne fa un caso senza precedenti, segretario?
"Da Milano a Napoli, dalla California all'Australia, in tutti gli angoli della terra a milioni sono scesi in piazza per fermare le bombe. Ma Roma è stata l'unica città al mondo dove è accaduto l'incredibile: due cortei distinti e separati pur gridando la stessa cosa: basta con la guerra in Iraq".
Un paradosso politico romano?
"Un paradosso insopportabile. Non possono prevalere logiche di separazione in un momento drammatico come questo, mentre dal fronte della guerra arrivano notizie ogni giorno più dolorose e sconvolgenti. Per quanto ci riguarda, lo voglio dire chiaro: la Cgil non ci sta. Non deve più ripetersi, deve prevalere un'altra logica: la spinta unitaria".
Vuol dire che la Cgil si muoverà autonomamente, fuori dalla contrapposizione partiti-movimenti?
"Vuol dire che non ci piace una "deriva" dei movimenti ma neanche ogni atteggiamento di autosufficienza dell'Ulivo. Che siamo contro ogni logica "chiusa" dei movimenti ma siamo anche pronti a segnalare con la forza necessaria scelte sbagliate delle forze politiche".
C'è il rischio di un bis?
"Speriamo di no. Sabato prossimo c'è il banco di prova, con nuove iniziative convocate".
Ma chi è responsabile della spaccatura romana?
"Da mesi il movimento aveva indetto la manifestazione. Poi si è sovrapposta, legittimamente, l'iniziativa dell'Ulivo. Non restava che la soluzione più ovvia: trovare punti di coagulo. Invece si è trattato per 12 ore senza arrivare, assurdamente, ad un solo corteo".
Questione di bandiere, di discorsi dal palco, di simboli e di leadership...
"Con il risultato di disorientare centinaia di persone, che non sapevano da che parte stare, o che hanno fatto la spola tra i due cortei".
Lei però il pendolare non l'ha fatto, è rimasto insieme ai movimenti.
"Il pendolarismo si fa per necessità. E' scomodo e faticoso. Io lo odio. Quel corteo del resto, ripeto, era il posto del sindacato, lo avevamo promosso anche noi".
Chi l'ha vinto, il derby del pacifismo?
"Non sono conti ai quali, francamente, mi sono appassionato. Certo, si notava che in piazza Esedra c'erano tanti giovani. Ma lo segnalo come problema anche per noi stessi, per la Cgil: la pace è diventata un terreno di grandissima passione civile per i giovani".
Se la sente Berlusconi, che dai cortei no-war vede arrivare solo guai...
"Berlusconi è in grande imbarazzo. Con il passare dei giorni, cresce il suo isolamento. Non gli resterà che tacere. O cambiare opinione".
Cofferati ha commentato: i soliti Tafazzi della sinistra. Ce l'ha sempre con l'Ulivo?
"Secondo me parla del rapporto tra partiti e movimenti. Questa grande mobilitazione per la pace deve saper rispettare tante diverse culture, sensibilità, i singoli soggetti, senza voler per forza coordinare tutto quanto. L'ottanta per cento degli italiani è contro il conflitto: non si può non tener conto perciò di una tale ricchezza e diversità di voci".
Insomma, non drammatizzare le "due piazze" romane ma neanche sottovalutare.
"Proprio così. Nel rispetto l'uno dell'altro, prevalga finalmente lo spirito unitario. Perché se non chiudiamo la porta alle divisioni anche lo stesso obiettivo ne esce indebolito. E si chiama pace".