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Repubblica/Firenze:L´esercito dei nuovi analfabeti

In difficoltà con un questionario o con le istruzioni di un medicinale

02/12/2006
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la Repubblica

L´esercito dei nuovi analfabeti

La percentuale di chi non sa leggere e scrivere è la metà della media italiana, ma si affacciano lacune inedite
Lo rivela una ricerca dell´Irpet svolta in collaborazione con l´Accademia della Crusca

CLAUDIA RICONDA

Sappiamo leggere e scrivere più che nel resto d´Italia, ma anche con quella penna in mano, anche con una laurea, anche se mastichiamo un po´ di inglese, siamo «analfabeti» anche noi toscani: metà della popolazione sa a malapena decifrare l´etichetta di un medicinale, il 60 per cento non usa il computer, il 55 per cento non ha un collegamento alla rete, il 21 per cento dei laureati fa fatica a decifrare un questionario o un orario dei treni e il 5 per cento non sa neanche mandare un´email o entrare in una chat, leggiamo poco, un toscano su cinque non tiene mai in mano né un giornale né un libro, nell´ultimo anno il 90 per cento non è andato neanche una volta a un concerto di musica classica, l´80 non ha messo piede in un teatro. No, non basta saper tenere quella penna in mano per dirsi al sicuro. L´analfabetismo è un virus dai mille volti, informatico, emergente, culturale, di ritorno, e la Toscana non ne è immune. Ce lo rivela una ricerca Irpet, curata da Sara Mele, svolta in collaborazione con l´Accademia della Crusca che ha approfondito un´analisi sulle competenze lessicali degli studenti toscani. Elaborando dati di più fonti (censimento, Istat, due ricerche Ocse), ne è uscito un prezioso e ponderoso spaccato sui vecchi e nuovi analfabetismi, e più in generale un osservatorio sull´impoverimento culturale che sta vivendo anche una regione ad alto benessere come la Toscana. La ricerca dice che ci stiamo vaccinando dall´analfabetismo in senso stretto, con una percentuale dimezzata rispetto all´Italia di persone che non sanno proprio né leggere né scrivere: lo 0,8% contro l´1,5% nazionale, 26.700 toscani a cui però vanno aggiunti altri 194 mila con più di 11 anni che non hanno alcun titolo di studio e che vengono considerati di fatto analfabeti «sostanziali»: in tutto il 6% dei toscani. Ma sapere che in fondo si tratta, all´80 per cento, di anziani over 65, pensionati e casalinghe, e quindi persone considerate lontane dalla vita attiva, non vuol dire che chi si agita in quella vita attiva abbia tutti gli strumenti per stare al passo con i tempi. Gli indicatori di questo deficit di conoscenze sono tantissimi: dal 48 per cento dei lavoratori autonomi toscani che non ha ancora un computer e continua a relazionarsi con i clienti usando il telefono, al 22 per cento dei quindicenni che ha competenze matematiche inadeguate, cioè sanno appena eseguire una semplice moltiplicazione per risolvere un quesito. «Tutti questi dati dimostrano come l´Italia, e dunque la Toscana, non siano in buona posizione rispetto ad altri paesi europei. C´è estremo bisogno di un forte investimento in campo culturale» commenta Claudio Martini, presidente della Regione. Ce n´è bisogno davvero, se solo il 33 per cento degli studenti universitari toscani sa cosa vuol dire il termine «reazionario», per gli altri significa l´esatto opposto. Lapidario Francesco Sabatini, presidente della Crusca: «Gli italiani non sanno più maneggiare la loro lingua: la situazione è drammatica».