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Repubblica-In classe come al club mediterranée

In classe come al club mediterranée Nella nostra civiltà ogni minuto di vuoto pare sprecato MARCO LODOLI Oggi la noia è il peccato più grande. La nostra civiltà tollera ogni porche...

15/01/2003
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la Repubblica

In classe come al club mediterranée

Nella nostra civiltà ogni minuto di vuoto pare sprecato
MARCO LODOLI

Oggi la noia è il peccato più grande. La nostra civiltà tollera ogni porcheria, per ogni mascalzonata c'è una parola di comprensione, ma alla noia non si perdona nulla. Già Oscar Wilde aveva sentenziato che le persone non si dividono in buone e cattive, ma in divertenti e noiose.
Su questo dogma s'è costruita la società dello spettacolo, cioè la nostra intera società. Così i tempi si abbreviano quanto più possibile, perché ogni minuto di vuoto è un minuto che pare sprecato: peggio, è un minuto di sofferenza. Pare che nessun giovane americano riesca a stare attento per più di tre minuti, il tempo di una canzone che passa. Ci vuole ritmo, brillantezza, adrenalina a fiotti, altrimenti la vita schizza inquieta sul suo telecomando e in un attimo siamo da un'altra parte. I lenti non si ballano più, la corazzata Potemkin è stata affondata per sempre, la cicala canta abbronzata alla faccia della formica. E per questo le scuole debbono modificare le loro offerte, rassicurare i ragazzi che lo studio sarà facile e spensierato, promettere lezioni interessantissime, ma anche cinema, gite, Internet à gogo, tornei di calcetto, ospiti simpatici, autogestioni garantite. La competizione per accaparrarsi le iscrizioni passa anche attraverso depliant coloratissimi che cercano di spacciare le grigie scuole statali per Club Mediterranée del sapere dove studiare sarà uno spasso.
La realtà, purtroppo o per fortuna, è un'altra. Soprattutto nell'adolescenza, la vita è fatta di tempi morti, di zone deserte dove pare che non accada niente, di lunghi pomeriggi solitari. E' fatta di mattinate a scuola che non finiscono mai. E' in quei momenti immobili che nasce una consapevolezza nuova: è come quando per la prima volta si viaggia in treno per raggiungere una fidanzata lontana; di lei, passati gli anni, quasi non ricordiamo più nulla, ma ricordiamo tutto di quel viaggio faticoso, di quei chilometri infiniti lungo i quali sono nati tanti pensieri sull'amore e su noi stessi, pensieri che ci hanno modificato.
Certo, è lecito augurarsi che la scuola del futuro cerchi di essere più vivace, che i professori si sforzino di essere più brillanti, che ogni lezione divenga un frutto nutriente e saporito: ma non ci illudiamo troppo, e soprattutto non trascuriamo il valore degli attimi di ristagno. In quelle pause un ragazzo nota altre cose, che stanno nella scuola e sono insegnamenti preziosi anche se non fanno parte di nessun programma ministeriale. Nota le scarpe sformate del professore che spiega al vento, le macchie sul muro scrostato, una frase sottolineata da chissà chi sul libro comprato già usato. Scopre d'improvviso la propria malinconia, la propria inadeguatezza, l'insofferenza, e da quelle verità riparte. "Ti annoi perché sei noioso", diceva Elsa Morante. Per questo abbiamo bisogno di continue scariche elettriche: perché stiamo diventando noiosi.
Ma per ogni ragazzo sensibile la scuola è sempre un viale di pensieri che corrono, anche quando le lancette dell'orologio sembrano inchiodate.