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Repubblica-Intervista a Cofferati

Cofferati, l'atto d'accusa Intervista al leader sindacale: "Escluderci dalla prossima trattativa è un attacco alla democrazia sostanziale" "Vogliono solo colpire la Cgil. E sul Patto D'Alema s...

08/07/2002
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la Repubblica

Cofferati, l'atto d'accusa
Intervista al leader sindacale: "Escluderci dalla prossima trattativa è un attacco alla democrazia sostanziale"
"Vogliono solo colpire la Cgil. E sul Patto D'Alema sbaglia"
"Ho la coscienza a posto, al contrario del governo io critico le misure, non le persone"
MASSIMAO GIANNINI

ROMA - "Colpire la Cgil ormai è un'ossessione, ma tagliarci fuori dalla prossima trattativa è un attacco alla democrazia sostanziale": Sergio Cofferati, in un'intervista a Repubblica, risponde a Roberto Maroni e accusa il governo di volere aggredire il suo sindacato "con ogni pretesto e con ogni argomento". "La mia coscienza è a posto", dice ancora il leader della Cgil, "perché al contrario del governo io attacco le misure e non le persone". E a proposito delle polemiche nel centrosinistra sul "Patto per l'Italia" siglato a Palazzo Chigi venerdì: "D'Alema sbaglia a dire che la firma di quell'accordo non è un dramma. Nel centrosinistra c'è una sottovalutazione seria di quelle norme".
ROMA - Sergio Cofferati il suo no al patto per l'Italia costa caro alla Cgil. Maroni annuncia che sarete esclusi dalle prossime tappe del dialogo sociale sulle riforme.
"Il cuore di tutto ciò che è successo mi pare chiarissimo. C'è in questo governo, almeno in una sua parte, una totale mancanza dell'idea di democrazia. E' un atto grave. Così come è grave il silenzio degli altri firmatari sulla norma che escludeva la Cgil dal confronto futuro su materie di ordine generale. Quello è un atto contro la democrazia sindacale. Dunque è un atto contro una parte della democrazia sostanziale. Se una parte del governo è pronto a commetterlo, è perché hanno un solo obiettivo: tagliare fuori, in ogni modo possibile, la Cgil" .
Il ministro ha fatto una mezza retromarcia.
"E' solo una mossa, smaccata e volgare, per rimediare alla gravità dell'atto che ha commesso. Siamo una vera e propria ossessione per loro. Siamo un soggetto da aggredire, con ogni pretesto e con ogni argomento. Cercano di isolarci. Del resto la teorizzazione dell'esclusione della Cgil era nella premessa al Libro bianco scritta proprio dal ministro Maroni. Ora stanno semplicemente rendendo esecutiva quella teorizzazione. E questo fornisce anche una chiave interpretativa di ciò che è successo nei giorni scorsi" .
A cosa si riferisce?
"Attribuirci responsabilità false e infamanti sul terrorismo e sulla violenza, indicarci come quelli che puntano allo scontro sociale e politico a tutti i costi. Questa è la loro ossessione, questi sono gli argomenti che usano per attaccarci in modo sistematico" .
Berlusconi le imputa di fomentare in modo irresponsabile il conflitto sociale, e di aver usato toni minacciosi: "Patto scellerato", libro "limaccioso". E' vero o no?
"Chi mi accusa di avere usato toni minacciosi, in questi mesi si è esibito in un florilegio di accuse infamanti verso intellettuali, magistrati, giovani pacifisti e no-global, girotondini e giornalisti. A nessuno è stata risparmiata un'aggressione. E soprattutto, questa aggressione si è materializzata nei nostri confronti. Credo che a questo tentativo occorra rispondere come abbiamo fatto in questi giorni: restando al merito, ma con fermezza e serenità. Ormai è diventata una sorta di rito caricaturale. Ogni volta che da parte nostra c'è una obiezione di merito la risposta è sempre la stessa: ci minacciate, oppure fate politica" .
Il premier le ha chiesto in aula un "esame di coscienza". Lei è pronto a farlo?
"La mia coscienza è a posto. Ho espresso in questi mesi giudizi molto duri su atti di governo che non ho condiviso e non condivido. Per consolidata abitudine mi sono sempre rivolto al merito dei provvedimenti, e non alle persone che li avevano attivati. Contrariamente a quello che sistematicamente dal governo si fa verso la Cgil e verso di me" .
Veniamo al merito dei provvedimenti: il patto per l'Italia, appena firmato tra governo e patti sociali, secondo lei è davvero "scellerato"?
"E' un pessimo accordo. Lontano mille miglia dalle vere esigenze di questo paese. Per tornare a crescere, l'economia italiana ha bisogno di obiettivi e politiche competitive alte. In quel testo, al contrario, non c'è l'economia della conoscenza, non ci sono i saperi, la scuola, la ricerca, l'innovazione. C'è solo la destrutturazione dei rapporti di lavoro, la flessibilità che diventa precariato e la negazione dei diritti delle persone" .
Non le sembra di esagerare nel giudizio su un accordo che, semmai, va criticato per la portata assai modesta degli effetti che potrà generare?
"L'enfasi e la propaganda li usa il governo, non io. Più lavoro, dice Berlusconi. A me sembra invece che quel patto indichi un quadro caratterizzato solo dalla incertezza di tutte le variabili, quelle di finanza pubblica e quelle macroeconomiche. Gli obiettivi sono esposti alle incognite dei duri giudizi dell'Unione europea, con ricadute molto nefaste sul debito pubblico" .
Tremonti dice che c'è il più grande sgravio fiscale della storia repubblicana.
"No, c'è l'accettazione implicita da parte dei firmatari del patto su una modifica del prelievo che è impressionante. Salta la progressività, il calo del gettito non copre il Welfare futuro. Premierà i più ricchi, mentre i più poveri non avranno più protezione sociale. Dal punto di vista fiscale, la manovra del governo altera i meccanismi redistributivi. I vantaggi sono tutti presunti, e non sono reali. Non c'è niente per pensionati e lavoratori".
Ma arriveranno sconti fiscali per 5,5 miliardi di euro, e grossi benefici per i redditi fino a 25 mila euro.
"Sono tutti gli sconti già previsti dai governi precedenti. Il nuovo governo li cancella, e al loro posto ne aggiunge altri, in misura minore, e con tabelle esemplificative del tutto prive di fondamento".
Ci sono almeno i soldi per gli ammortizzatori sociali.
"Già, i 700 milioni di euro. Quasi una cifra simbolica. E non c'è traccia di riforma. Aumenta solo l'indennità di disoccupazione. Non c'è nulla per le persone finora del tutto prive di diritti. Non c'è nulla per i giovani che non hanno tutele. Quell'accordo, a queste categorie, non parla. C'è solo un ridimensionamento visibile di atti collettivi e diritti individuali" .
Pezzotta e Angeletti sostengono il contrario.
"Sul piano strettamente sindacale sono ancora oggi convinto che non si possano scambiare un diritto con un vantaggio materiale. Ma a Cisl e Uil dico: cosa avete scambiato? Voi avete ceduto su un punto essenziale, per il quale avevate scioperato insieme a noi. Per ottenere che cosa? Nulla, non c'è nulla sull'altro piatto della bilancia" .
Qualcosa evidentemente c'è, se no non firmavano. Non le pare?
"A questo punto io pongo anche un problema di democrazia sindacale. Possibile che il patto sia sottratto al giudizio di lavoratori e pensionati italiani? Serve davvero un atto di democrazia compiuta, come facemmo nel '93, nel '95 e nel '97: ci vuole un voto della gente. Io dico ai firmatari del patto: sono pronto, andiamo insieme a sollecitare un referendum nei luoghi di lavoro, andiamoci oggi, come facemmo negli anni passati. Sottoponiamo gli accordi alla consultazione, nelle aziende e nelle fabbriche. Voglio l'applicazione completa dell'articolo 39 della Costituzione. Voglio la democrazia rappresentativa nei luoghi di lavoro. E nei prossimi mesi anche su questo daremo battaglia".
Il patto l'hanno firmato trentanove sigle, tra cui alcune radicate a sinistra, come la Cna, la Confesercenti, le Cooperative. Stavolta la Cgil è isolata davvero. Non è una sconfitta per lei?
"Per niente, la Cgil è sola, ma con qualche milione di persone intorno. Certo, se guardo alle sigle, noi siamo fuori. Ma gli scioperi e le manifestazioni di questi giorni dimostrano nel paese un consenso molto, molto vasto, che va ben oltre le nostre dimensioni associative. Tra i cittadini vinciamo, non c'è nessuna solitudine della Cgil. Nei prossimi giorni e nei prossimi mesi saremo in campo. Faremo le nostre proposte sull'estensione dei diritti e sul Welfare, sugli ammortizzatori sociali e sull'economia del sapere. Parteciperemo alla promozione del referendum abrogativo, nel momento in cui sarà legge la modifica dell'articolo 18. Raccoglieremo cinque milioni di firme per due proposte di legge di iniziativa popolare. Dimostreremo che c'è un consenso di massa, intorno alla nostra battaglia. Altro che isolamento..." .
Anche la chiamata a raccolta dei leader del centrosinistra può essere letta come un segno di debolezza, oltreché di condizionamento politico. Lei non crede?
"Non si tratta di una chiamata a raccolta. Abbiamo chiesto solo di incontrare i leader del centrosinistra per prospettare loro le nostre valutazioni sul quadro complessivo. Vogliamo spiegare cosa intendiamo fare. Le nostre lotte riguardano anche la politica, le leggi di iniziativa popolare che presenteremo avranno ricadute parlamentari. E' utile ragionarne insieme".
Per Pezzotta e Angeletti questa è la prova del nove che lei ormai fa solo politica, e non più sindacato.
"Nient'affatto. Io faccio sindacato. Ma le nostre azioni attivano necessariamente la politica. Sarebbe spocchia e autosufficienza non parlare con la politica. Che è chiamata ad esporsi e a pronunciarsi sulle nostre iniziative. Al contrario, l'unico vero atto politico che io ho visto in questi giorni riguarda proprio i firmatari del patto, che hanno sottoscritto il documento di programmazione economica senza conoscerlo. Lo accettano, facendone oggetto di un patto negoziale. Questo è il vero atto politico, che si configura come un oggettivo sostegno all'azione del governo. Questo è il vero atto che annulla l'autonomia del sindacato" .
Ma a che titolo lei rimprovera all'Ulivo di non lottare abbastanza contro questi atti del governo?
"Io non rimprovero nessuno. Dico solo che bisogna mettersi d'accordo. La critica è parte della funzione autonoma che io rappresento. L'Ulivo è chiamato oggettivamente a un giudizio di merito, al quale non potrà sottrarsi, sul patto e sul Dpef. Le faccio un esempio: i contenuti del patto in materia di articolo 18 sono contrari al piano presentato da Amato e Treu. Le conseguenze le tirino loro. Dicano chiaramente se hanno scherzato prima e se vogliono fare sul serio adesso. Dovranno votare il Dpef. E' un'aberrazione che la sua parte costitutiva sia quello che è stato ribattezzato il Patto per l'Italia".
Eppure lei non risparmia le critiche al centrosinistra, proprio alla vigilia dell'incontro con i suoi leader.
"Non ho difficoltà ad ammettere che nel centrosinistra vedo una sottovalutazione seria, che mi preoccupa, sugli effetti che quelle norme comportano rispetto alla forma della rappresentanza sociale" .
D'Alema dice che l'accordo separato non è un dramma. E un attacco a lei?
"Dire che l'accordo separato non è un dramma è un errore grave. Capisco la naturale propensione a non drammatizzare gli accordi separati. Ma in questo caso il medico pietoso è il peggiore. L'auspicio all'unità futura non autorizza nessuno a pensare che questa non sia una rottura drammatica. Ben diversa da quella dell'84, quando si ruppe su uno specifico tema, tra organizzazioni che avevano una stessa idea della rappresentanza. Qui, invece, la rottura avviene tra formazioni che vogliono cambiare la natura del sindacato. Altro che riformismo. Io capisco quanto sia delicato il rapporto tra forze centriste e Cisl. Quello è un nervo oggettivo di sofferenza. Ma questo non può far sfuggire da un giudizio sul merito, che prima o poi tutto l'Ulivo dovrà dare" .
Si arriverà al referendum sull'articolo 18. Voi cosa farete?
"Noi ci faremo promotori, insieme alle altre forze, della raccolta di firme. Quando ci sarà la legge, chiederemo la mobilitazione di tutti coloro che ritengono questo un duro colpo ai diritti delle persone. Le forze politiche decideranno autonomamente, ma anche lì dovranno essere coerenti: trovo difficile che chi ha contrastato con noi le modifiche all'articolo 18 avanzate in questi mesi dal governo, non aiuti poi chi vuole concretamente impedire che quei danni si verifichino" .