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Repubblica-La rivolta dei magistrati Siamo al controllo politico

LE REAZIONI Spataro e Condorelli: "I pm non potranno più indagare liberamente". Unicost, appello a Ciampi La rivolta dei magistrati "Siamo al controllo politico" Castelli, Md: "Si tratta di u...

02/02/2003
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la Repubblica

LE REAZIONI
Spataro e Condorelli: "I pm non potranno più indagare liberamente". Unicost, appello a Ciampi
La rivolta dei magistrati "Siamo al controllo politico"

Castelli, Md: "Si tratta di un progetto assolutamente negativo e pericoloso"
Bruti Liberati, Anm: "Servirebbe una maggiore riflessione su un punto così delicato"
DAL NOSTRO INVIATO
LIANA MILELLA

CREMA - La stroncatura è netta. La voglia di essere difesi dai continui attacchi di Berlusconi e dei forzisti anche. A gran voce, i maggiorenti di Unicost, dal nuovo segretario Fabio Roja al segretario dell'Anm Franco Fucci, riuniti in congresso a Crema, chiedono al presidente Ciampi di rompere gli indugi e "proteggere" la magistratura. L'idea di procure federali per i reati gravi con un dirigente eletto dal Parlamento e procure locali con un capo scelto dai consigli regionali lanciata da Pecorella fa rabbrividire tutte le toghe. Non ha dubbi il capo dell'Anm Edmondo Bruti Liberati che la liquida con una battuta: "Vedo che sulla struttura del pubblico ministero c'è un grande esercizio di fantasia creativa. Forse sarebbe il caso di fare una riflessione più meditata prima di avanzare proposte che toccano uno dei punti più delicati della struttura giudiziaria". Il segretario di Md Claudio Castelli reagisce come se la notizia fosse attesa: "Tutto questo significa inevitabilmente il controllo politico sulle procure, un fatto negativo e pericoloso". La bocciano, parlando con "Repubblica", il segretario del Movimento per la giustizia Armando Spataro e il presidente Nino Condorelli.
Perché non vi piace la riforma annunciata da Pecorella?
"Purtroppo viene allo scoperto la vera finalità dei disegni di certi riformatori: sottoporre il pm all'esecutivo con la conseguenza di compromettere la pienezza e l'effettività della funzione dei giudici. Quando il governo controllerà i pm, essi non potranno indagare liberamente e quindi investire il giudice per reati e processi non graditi all'esecutivo. Sarà compromesso l'effettivo controllo di legalità".
Il vostro è un no alle procure federali?
"Sì, perché si finirebbe con il controllare tutti gli uffici del pm attraverso i loro capi di nomina politica. Siamo ben lontani da altri Paesi, come gli Usa, in cui non solo i politici si sottopongono alle decisioni dei giudici, ma non si permetterebbero mai di interferire e di aggredirli con la loro azione. Lì salterebbe il sistema".
Ma se Berlusconi, a maggioranza, riproponesse l'immunità voi che direste?
"Il governo ha strumenti per farlo, ma tornare al vecchio regime dell'autorizzazione a procedere significherebbe mettere in crisi il principio di uguaglianza per cui davanti alla legge tutti i cittadini devono essere uguali. Sarebbe una scelta politica chiara, ma per noi negativa. Essa comunque eviterebbe gli interventi interessati e "a cuore aperto" sul processo penale fatti e proposti finora".
Come rispondete a Berlusconi che accusa la magistratura di essere politicizzata e ha annunciato una grande riforma?
"Ancora una volta si gioca sulla presunta appartenenza politica per giustificare riforme "rancorose", come giustamente le ha definite il vicepresidente del Csm Rognoni. E' fin troppo chiaro che il premier si riferisce ad alcuni magistrati di alcuni ben specifici uffici sulla cui imparzialità invece è opportunamente intervenuta la Cassazione con l'ultima sentenza delle sezioni unite".
Il Cavaliere è convinto che quei giudici abbiano emesso una decisione politica.
"Prima hanno cominciato ad accusare i singoli pm, poi le intere procure, poi sono passati ai giudici. Adesso attaccano anche la Suprema corte. Una fedele ricostruzione storica di questi attacchi è sufficiente per dimostrare quanto una simile tesi sia infondata".
E' vero che la Costituzione vieta ai giudici di fare politica come sostiene La Russa di An?
"Bisogna distinguere tra l'uso delle proprie funzioni con scopi politici e avere delle idee politiche. Come cittadino il giudice non può essere espropriato dei suoi diritti e delle sue idee. Ma nel suo lavoro non deve apparire né essere schierato".
Per una singolare congiuntura lei Spataro si trova a svolgere due "lavori": da novembre è segretario del Movimento e da dicembre è anche procuratore aggiunto a Milano. Sarà facile finire sotto accusa?
"Facile sì, ma strumentale solo perché oggi viene definito un militante politico anche colui che si limita a intervenire sui temi della giustizia e delle riforme. Addirittura la semplice interpretazione di una norma diventa anche quella attività politica. La verità è che l'accusa va rovesciata: la vera distorsione sta nell'affrontare le riforme con una tendenziosità politica che nulla ha a che vedere con i problemi dell'efficienza e di non tollerare qualsiasi osservazione critica bollandola come politica e di parte".