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Repubblica-Le due strade della sinistra duello tv Cofferati-D'Alema

Ballarò" il difficile dialogo tra l'ex leader della Cgil e il presidente Ds Le due strade della sinistra duello tv Cofferati-D'Alema l'ex sindacalista A Firenze nessuna incoronazione, io voglio...

15/01/2003
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la Repubblica

Ballarò" il difficile dialogo tra l'ex leader della Cgil e il presidente Ds
Le due strade della sinistra duello tv Cofferati-D'Alema

l'ex sindacalista A Firenze nessuna incoronazione, io voglio l'unità, è ora di farla finita con la storia dello scissionismo Sono diventato una risorsa per la Mongolia
il leader della Quercia Basta parlare del passato. I movimenti vogliono delegittimare il gruppo dirigente. Ma per mandare a casa Fassino si chiede un nuovo congresso
GOFFREDO DE MARCHIS

ROMA - Dicono tutti e due basta. D'Alema lo dice tre volte: "Basta, basta, basta parlare del passato, mettiamoci una pietra sopra come dice anche Prodi". Cofferati risponde con un altro stop: "Non dovete più tacciarmi di scissionismo, siamo liberi di esprimere opinioni diverse. Il vostro atteggiamento è strano, giovedì ero quello che sfascia la sinistra, sabato una personalità importante e il giorno dopo arriva la proposta della gestione unitaria. Facciamola finita con questa storia". Va in onda, finalmente, il vero braccio di ferro diessino tra il presidente della Quercia e il più famoso impiegato della Pirelli. Due ore di botta e risposta tra Gengis Khan ("Sono diventato una risorsa per la Mongolia", scherza il Cinese) e il professionista della politica ("Mi dispiace che Cofferati sia in collegamento da Milano, mi sarebbe piaciuto guardarlo negli occhi. Lo so che lavora alla Pirelli, ma anche noi lavoriamo"). Li ospita la trasmissione di Raitre "Ballarò" condotta da Giovanni Floris. È un confronto duro, giocato sul filo dei sorrisi tirati, ma per il momento è un derby perché sia Cofferati sia D'Alema affermano di giocare per la stessa città, cioè lo stesso partito. Ma su come starci dentro hanno idee diverse. Indicano due strade molto lontane per la sinistra e l'Ulivo: sulle riforme, sulla società civile, sui rapporti con tutto quello che si muove all'esterno, persino sui sentimenti. Per l'ex premier il problema è chiarissimo: "I movimenti vogliono delegittimare il gruppo dirigente. Ma per mandare a casa Fassino, un segretario eletto democraticamente, o si chiede un nuovo congresso o si assaltano le sedi, non ci sono altri modi".
Comincia così quando si accendono le telecamere. Cofferati: "A Firenze non c'è stata l'incoronazione di un leader. Io voglio solo l'unità". D'Alema: "Innanzitutto, ciao Sergio". Parte la sfida a colpi di fioretto. Per il presidente della Fondazione Di Vittorio nei girotondi, nei no global, nei movimenti in genere c'è la "passione, l'energia, una novità forte che non vuole diventare partito, ma chiede di partecipare". D'Alema ribatte: "I movimenti sono importanti, ma non sono un fatto epocale. Firenze? Anche a noi è capitato di stare fino all'una di notte in un'assemblea, molte volte. E nessuno ha il monopolio delle passioni. E noi non siamo monolitici e stalinisti". E Cofferati risponde sulle ultime vicende del partito: "Io sarei felicissimo di realizzare l'unità della Quercia, ma si devono creare le condizioni. C'è un deputato dei Ds che mi insulta un giorno sì e l'altro pure e poi mi chiede di fare un gesto conciliante". Qui scatta l'appello a seppellire le polemiche del passato. "Io ho subito attacchi al limite delle calunnie", ricorda D'Alema. "Ma l'importante - aggiunge - è non essere spettatori perché volendo o non volendo noi siamo protagonisti in Parlamento e nel Paese". Anche sulle riforme, soprattutto sulle riforme invoca il presidente diessino. "Mi si domanda se ho fiducia in Berlusconi? No, anche per esperienza personale. Ma abbiamo il dovere di essere presenti con una nostra proposta, anche nel caso si andasse al referendum". Cofferati la pensa diversamente: "Quella maggioranza è inaffidabile, non se andando al referendum dopo aver dato l'impressione di un confronto siamo avvantaggiati o meno".
Il confronto si scalda, dopo qualche battuta defatigante come quella su un convegno comune delle due fondazioni. È la proposta di D'Alema. Cofferati sorride: "Ne possiamo fare dodici di convegni non è questo il problema". Per l'ex premier sarebbe importante, ma insomma si capisce che non è sufficiente. "Sottovaluti il nostro mondo, non siamo burocrati. E nel vecchio Pci è capitato tante volte che un dirigente scaldasse il cuore, facesse piangere la gente con un discorso, ma non per questo sono diventati segretari del partito". Con la sua imperturbabilità Cofferati insiste sul coinvolgimento dei movimenti, sull'apertura a forza fresche. E D'Alema ammette: "Tu sei una forza fresca, forse noi abbiamo avuto un logoramento e infatti ilo oggi sono solo presidente del mio partito, una carica che conta poco". E Cofferati, pronto: "Tanto che l'avete offerta anche a me". "Allora toglietemi dai vostri bersagli preferiti". Per quello, è la replica del Cinese, ognuno se la cava da solo".
Per D'Alema è inaccettabile che il confronto a sinistra avvenga su un piano etico, addirittura sul primato etico. "Con Flores ci conosciamo da anni, facciamo tutti e due parte della sinistra da tempo. Non accetto però che ora lui si presenti come il paladino della società civile e io sarei il rappresentante della partitocrazia corrotta". E torna il tema della delegittimazione: "Il problema è che quel gruppo così facendo rimane al suo posto e si dà un vantaggio a Berlusconi". Con un sospiro Cofferati ammette: "Sì, se si facesse un congresso vincerebbe ancora la stessa maggioranza". Ecco perché la partita è anche fuori dal Botteghino.