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Repubblica-Lo studente offende la Shoah? Venga educato a ragionare

Lo studente offende la Shoah? Venga educato a ragionare Quando diciamo di essere contrari ai reati di opinione vogliamo affermare questo: che legittime debbono essere tutte le opinioni ...

02/03/2003
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la Repubblica

Lo studente offende la Shoah? Venga educato a ragionare
Quando diciamo di essere contrari ai reati di opinione vogliamo affermare questo: che legittime debbono essere tutte le opinioni anche quelle più lontane
NICO PERRONE


Cinque giorni di sospensione e attività di pulizia della scuola durante l'orario di lezione. E' il verdetto del consiglio di classe dell'istituto alberghiero di Molfetta contro uno studente. Un ragazzo di diciassette anni, la mattina va a scuola, deve ascoltare le lezioni per le prime due ore, e quindi viene privato dell'insegnamento per le cinque ore successive in cui deve pulire aule, pitturare muri, ripristinare tiraggi dei fornelli e aiutare un compagno handicappato. Così per cinque giorni. Secondo le autorità dell'istituto alberghiero tutto questo serve per "preparare il rientro" del giovanotto "nella comunità scolastica". Vediamo il perché della punizione, e non staremo a dire se essa sia normale o stravagante. Durante la "giornata della memoria" il giovane ha espresso il suo dissenso, pare affermando che "l'olocausto è una falsità e il giorno della memoria una stupidaggine". Se le parole, o comunque l'atteggiamento del ragazzo hanno significato questo, chi scrive deve precisare di pensarla in modo diametralmente opposto a lui, di essere convinto che l'olocausto - anzi gli olocausti di Ebrei, Rom, omosessuali eccetera, come più correttamente affermano alcuni storici - è stato una delle pagine più buie della storia dell'umanità.
Tuttavia esistono studiosi che hanno negato o messo in discussione l'entità dell'olocausto. Questi studiosi hanno dovuto affrontare l'ostracismo della comunità scientifica, come è giusto che accada quando si esprime un'opinione "negazionista" o fortemente "revisionista" su basi inconsistenti, senza l'apporto di prove. Ma le opinioni degli studiosi, degli uomini '#8211; e anche dei ragazzi di diciassette anni '#8211; devono potersi esprimere liberamente. Quando diciamo di essere contrari ai reati di opinione vogliamo affermare questo: che legittime debbono essere tutte le opinioni, anche quelle più lontane dal patrimonio ideale di chi tali principi propugna. (In Francia non è così, perché la negazione dell'olocausto è un reato: ma questa legge in Italia non c'è, e anche lì trova opposizioni, a destra e a sinistra). Dunque lo studente dell'alberghiero dica quello che pensa. Gli si insegni piuttosto ad argomentare le sue affermazioni, e la scuola lo lasci crescere, senza farne un martire. Anche l'imporgli delle letture o la visione di film determinati, non servirebbe. Anzi, sancirebbe il fallimento del processo formativo che dev'essere capace di educare alla critica, senza imposizioni ideologiche.
Hanno descritto questo ragazzo come esuberante, ribelle, neofascista, e chi sa che altro. Può darsi. Il ragazzo '#8211; è umano che sia così '#8211; avrà pure dei dubbi. Che venga dunque guidato a lavorare anche sui dubbi, e troverà la sua strada, che potrebbe divenire diversa da quella di oggi. Deve poterlo fare da sé, senza esservi costretto. Le idee di questo studente devono essere rispettate, pur essendo '#8211; conviene ripeterlo - del tutto opposte rispetto a quelle di chi scrive. La repressione potrebbe avere l'effetto di radicare queste posizioni.