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Repubblica/Napoli: Federico II, saltano 150 ricercatori "Senza di noi chiuderanno i corsi"

Sui tagli all´università lunedì assemblea nell´aula magna di via Mezzocannone

10/01/2009
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la Repubblica

BIANCA DE FAZIO

La decisione di mandare a casa 150 ricercatori l´hanno presa in poche ore, nel corso di un Senato accademico tenutosi il 29 dicembre scorso. Una decisione con la quale l´ateneo Federico II ha dato seguito (addirittura anticipando la conversione in legge del decreto, avvenuta due giorni fa) alla norma che prevede di mandare a casa il personale che abbia raggiunto i 40 anni di contribuzione. Personale tecnico-amministrativo, ma anche ricercatori. Unica eccezione, quella riservata ai professori, associati o ordinari che siano.
Ma i 150 ricercatori che si vedono anzitempo costretti a tornarsene a casa sono sul piede di guerra: un´assemblea è già stata convocata per lunedì, alle 15.30, nell´aula De Sanctis della Federico II, al corso Umberto. Un´assemblea alla quale annunciano la loro partecipazione anche alcuni componenti del Collettivo dei ricercatori dell´Orientale, che già prima di Natale avevano segnalato manovre che andavano in tale direzione, nell´ex Collegio dei cinesi, e che l´altra sera hanno strappato, nel corso del Consiglio di facoltà di Lettere, un pronunciamento secondo il quale la facoltà sarà favorevole ai pensionamenti solo se saranno concordati con i diretti interessati.
Gli atenei sono in difficoltà: per garantire la loro stessa sopravvivenza sono obbligati al risparmio. Specie quelli (come Federico II e Orientale) le cui spese per il personale superano il 90 per cento del Fondi di finanziamento ordinario, quello che viene da Roma. Agli atenei "spreconi" viene tra l´altro impedito di reclutare nuovo personale, almeno sino a quando non rientreranno nelle spese. Di qui l´urgenza di quei Consigli di amministrazione e di quei Senati accademici che si stanno preparando a mandare a casa i ricercatori. Persone che non hanno realmente maturato 40 anni di servizio, ma solo 40 anni di contributi, compresi i vari anni di "riscatti" che i ricercatori hanno pagato di tasca loro. «Così ci vengono tolti con un colpo di mano 5 o più anni di servizio - lamentano i ricercatori - e approfittando del fatto che siamo stati così ingenui da pagare con i nostri soldi, ci decurtano anche la pensione e la liquidazione».
Se la Federico II manterrà fede alla decisione di pensionare 150 dei suoi ricercatori, dovrà però poi fare i conti con corsi di laurea che si faticherà a mantenere in piedi: i ricercatori, infatti, sono da anni utilizzati per ricoprire incarichi di insegnamento laddove mancano i prof. E la loro presenza, il loro nome, è talvolta indispensabile (dal punto di vista numerico) al raggiungimento dei requisiti minimi senza i quali un corso di laurea è costretto a chiudere i battenti, o a non partire affatto. Un problema, serio, ovviamente sottolineato dagli stessi ricercatori.