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Repubblica-Poca istruzione in Italia, pochissima all'estero

Poca istruzione in Italia, pochissima all'estero CORRADO AUGIAS CARO Augias, studio Medicina e Chirurgia a Cagliari, d'estate lavoro come assistente bagnanti in uno stabilimen...

30/07/2002
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la Repubblica

Poca istruzione in Italia, pochissima all'estero

CORRADO AUGIAS

CARO Augias, studio Medicina e Chirurgia a Cagliari, d'estate lavoro come assistente bagnanti in uno stabilimento di Villasimius. Non riesco a capire perché si continui a sparare a zero sul presunto 'infimo livello' della scuola e degli studenti italiani e sulla necessità di adeguarsi agli standard europei.
Mi sono diplomato due anni fa in un Liceo scientifico statale e ho intrapreso studi universitari di tipo scientifico. Nonostante la storia non sia più il mio campo, sono perfettamente in grado di inquadrare storicamente personaggi come Hitler, Adenauer, Hindenburg, Bismark o Federico Barbarossa. Poco tempo fa, uno studente di filosofia tedesco, un ragazzo dunque 'adatto agli altissimi standard europei', è stato capace di chiedermi se Mussolini sedesse ancora nei banchi del Parlamento italiano. E non va certo meglio per le materie scientifiche. Mi è capitato di dare una scorsa a un libro di matematica in uso presso le scuole superiori inglesi (l'equivalente della nostra quinta classe del liceo scientifico). Il testo era una sorta di romanzetto di infimo livello, che per spiegare la matematica ricorreva a varie storielle, i cui protagonisti erano gli abitanti di un ipotetico castello medievale che ponevano piccoli problemi pratici a un mago, il quale li risolveva con mezzi matematici banalissimi. Certo molto diversa, come impostazione, da quella del famigerato Zwirner o del Dodero-Baroncini-Trezza.
Mio fratello, che sta frequentando in Inghilterra il quarto anno di Ingegneria elettronica, mi ha riferito di ore passate a fare esempi numerici di regole matematiche che qui diamo per scontate in prima liceo.
Credo che l'unico campo dell'istruzione nelle scuole italiane per il quale dobbiamo ragionevolmente preoccuparci sia quello delle lingue straniere: anche per verificare meglio i livelli ai quali vorremmo adeguarci.
Paolo Mura
mirandaut@tiscalinet.it
IL LIVELLO della nostra scuola media statale (e di alcune tra le scuole private parificate) è stato a lungo tra i migliori d'Europa. Reggeva bene il vecchio impianto gentiliano degli anni Venti il cui difetto era semmai di aver concepito la religione come 'fondamento e coronamento' dell'istruzione. Reggeva soprattutto la categoria degli insegnanti che, con le dovute immancabili eccezioni, davano ai ragazzi non solo nozioni ma anche partecipazione e impegno. E poiché è noto a tutti che non esiste apprendimento senza gratificazione emotiva, resto convinto che il segreto della scuola italiana, quando era buona, fosse soprattutto quello.
Tutto ciò è stato in gran parte distrutto da una serie di riforme velleitarie e pasticciate, università compresa, soprattutto contraddittorie. Il ministro Moratti ci ha messo del suo, ma è stata solo l'ultima a intervenire senza cautela né preparazione in una così delicata materia. Con l'aggiunta che la sua riforma è rimasta sospesa a mezz'aria e per ora nessuno sa bene come andrà a finire. Sappiamo che al di là delle Alpi o dell'oceano, i problemi non mancano. Molti paesi europei e gli Usa hanno però un sistema di scuole d'eccellenza (medie e universitarie) che da noi manca e con il quale si riesce a riequilibrare la situazione. Scuole di quel tipo, accessibili non solo ai ricchi ma a tutti i meritevoli (borse di studio, agevolazioni), vanno bene. Meglio di tutto andrebbe se qualche ministro riuscisse a ridare spirito e coraggio agli insegnanti pubblici nella maggior parte stanchi e demotivati. Ma di questi segnali al momento non si vede nemmeno l'ombra.