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Repubblica- Preavviso ai giornalisti atto secondo

Preavviso ai giornalisti atto secondo Il premier non ha gradito il servizio del Tg3 e lo ha considerato un vero e proprio agguato ( MIRIAM MAFAI Si sapeva che Berlusconi non aveva grad...

09/05/2003
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la Repubblica

Preavviso ai giornalisti atto secondo

Il premier non ha gradito il servizio del Tg3 e lo ha considerato un vero e proprio agguato
(
MIRIAM MAFAI

Si sapeva che Berlusconi non aveva gradito il modo in cui il Tg3 aveva dato notizia della sua deposizione di fronte al Tribunale di Milano. Lo aveva irritato la messa in onda dell'incidente che si era verificato nel momento della sua uscita dall'aula quando un giovanotto gli aveva gridato "buffone". Un incidente tutto sommato modesto, di cui tutti i giornali (ma non tutti i Tg) avevano dato notizia. Ma per il presidente del Consiglio non di un incidente si era trattato ma di un vero e proprio "agguato". Per scoprirne i meccanismi e gli autori, si sono presentati ieri, nella redazione del Tg3 un gruppo di ispettori. È la prima volta che questo accade. Non è dunque esagerato parlare, come ha fatto il sindacato di giornalisti, di un attacco gravissimo alla libertà ed all'autonomia dell'informazione.
"La libertà di stampa non è libertà di diffamazione", ha dichiarato il presidente del Consiglio. Un'ovvietà. Ma i giornalisti che hanno mandato in onda quell'incidente, i giornali che lo hanno resocontato hanno fatto informazione o diffamazione? Secondo il presidente lo hanno diffamato, dunque potrebbero meritarsi alcuni anni di galera, secondo lo sciagurato emendamento approvato solo due giorni fa in Commissione Giustizia dai deputati forzisti, con un tale eccesso di zelo che persino il Cavaliere ha dovuto sconfessarli. Ma quale Tribunale dovrebbe giudicare se c'è stata informazione o diffamazione? Vista la sfiducia di Berlusconi nella giustizia italiana è presumibile che egli si ritenga l'unico qualificato a giudicare in materia. Così il cerchio si chiude, e Berlusconi riassume in sé, o meglio pretende di riassumere in sé tutti i poteri dello Stato, da quello legislativo a quello esecutivo e giudiziario.
Forse hanno ragione coloro che denunciano un progressivo scivolamento della nostra democrazia verso forme di "regime". Di questo scivolamento è prova il crescente fastidio di Berlusconi per la libertà di stampa e di critica, il tentativo di aggravare le pene per i giornalisti, assimilando ogni critica legittima a diffamazione perseguibile penalmente. A suo tempo anche Mussolini procedette in modo analogo. Risale al 1928 una circolare del ministro della giustizia Rocco che dopo aver lamentato l'indulgenza mostrata da alcuni giudici di fronte a reati quali "il vilipendio alle istituzioni e le offese agli organi rappresentativi del Regime" invitava i Procuratori Generale a vigilare perché gli stessi reati venissero puniti "con fermezza e rigore in conformità delle severe direttive del Regime". Per adesso i giornalisti del Tg3 colpevoli di aver trasmesso, lunedì, le immagini del "vilipendio" a danno del presidente Berlusconi non verranno trascinati in manette davanti a un tribunale. Ma domani, chissà... Non è detta l'ultima parola. Dopo il secondo pesante avviso rivolto ieri non solo ai giornalisti del TG3, ma, in realtà, a tutti i giornalisti italiani, c'è da aspettarsi qualche ulteriore iniziativa contro la libertà di informazione e di stampa da parte di quella che non si capisce bene perché continuna a chiamarsi "Casa delle Libertà".