Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Repubblica-Preavviso ai giornalisti

Repubblica-Preavviso ai giornalisti

Preavviso ai giornalisti di MIRIAM MAFAI GIORNATA nera, ieri per i giornalisti che hanno rischiato di veder approvata una legge che li avrebbe spediti in galera per tre anni se condannati per di...

08/05/2003
Decrease text size Increase text size
la Repubblica

Preavviso ai giornalisti
di MIRIAM MAFAI

GIORNATA nera, ieri per i giornalisti che hanno rischiato di veder approvata una legge che li avrebbe spediti in galera per tre anni se condannati per diffamazione. Giornata nera per la maggioranza che dopo aver approvato, in Commissione, l'emendamento dell'azzurro Mormino ha dovuto fare marcia indietro dopo le dimissioni di Anedda di Alleanza Nazionale che si rifiutava di portare in aula una legge che non condivideva. Giornata grigia anche per l'opposizione, però, dato che alla fine si scopriva che qualche deputato Ds, forse complice o forse distratto, non aveva votato contro l'emendamento incriminato, ma si era soltanto astenuto.

"Va bene, ci siamo sbagliati": ha ammesso alla fine della giornata Pecorella, presidente della commissione Giustizia della Camera. Dopo le dimissioni di Anedda, dopo le proteste di gran parte dell'opposizione e degli organismi di tutela dei giornalisti, alla fine giungeva il ripensamento dei più autorevoli esponenti della maggioranza. Lo stesso presidente del Consiglio, ammetteva l'errore in cui erano caduti i suoi e garantiva che, in aula, nel corso dell'esame della legge, la norma "galera per i giornalisti colpevoli di diffamazione" sarebbe stata cancellata.

- Pubblicità -
E tuttavia non ci sentiamo di accantonare l'accaduto, di dire che, alla fine "tutto è bene quel che finisce bene" . Quel voto non può essere liquidato semplicemente come una distrazione o un errore. L'incidente, se tale vogliamo chiamarlo, non può considerarsi chiuso né venire archiviato. Anche gli errori infatti rivelano qualcosa: spesso qualcosa di molto importante, su chi li commette, sui loro umori segreti e le loro segrete volontà.

I giornalisti in genere non godono questo è noto della simpatia di coloro che fanno politica. Con l'attuale maggioranza i rapporti sono, forse, peggiori che con tutte le maggioranze del passato. Non è esagerato dire che l'esercizio della libertà di stampa e di critica rappresenta agli occhi di Berlusconi e dei suoi un ostacolo, un fastidio, un impedimento. Il sogno di questa maggioranza è di poter procedere nelle sue decisioni e nelle sue scelte in totale autonomia e libertà senza doverne rendere conto a nessuno prima di una successiva tornata elettorale. È un sogno sostanzialmente autoritario, insofferente di ogni limite e di controllo. Il massimo di democrazia per Berlusconi è il ricorso, di tanto in tanto, ad un sondaggio d'opinione.

Per questo la libertà di stampa, che faccia da "cane da guardia" dei diritti dei cittadini e promuova la loro attenzione costante nei confronti dell'operato del governo anche tra una elezione e l'altra, rappresenta per Berlusconi un fastidio, una indebita interferenza. E non manca di farlo capire, in pubblico e in privato, tutte le volte che può. Berlusconi controlla, in virtù del suo non risolto "conflitto d'interessi" tutto il sistema televisivo italiano. Non controlla ancora tutta la stampa.

E allora, ecco rivelata la radice la ragione di quel voto, del cosidetto "errore" commesso ieri dai deputati di Forza Italia, nel momento in cui hanno approvato una norma che prevede la galera per tre anni per i giornalisti colpevoli di diffamazione. (Che stiano in guardia dunque contro eventuali eccessi nell'esercizio dell'indagine e della critica...).

La decisione si è rivelata, forse, prematura. Anche all'interno della attuale maggioranza non tutti sono ancora pronti a fare questo passo, a tentare la messa in mora di quella libertà di stampa e di critica che lo ricordava ieri ancora una volta il presidente della Repubblica rappresenta un elemento indispensabile per la vita del paese, l'ossigeno che consente alla democrazia di respirare e di vivere.

I parlamentari che ieri hanno espresso in Commissione quel voto non erano ubriachi, come ha detto qualcuno, non erano distratti, non erano degli sprovveduti. Al contrario. Come può accadere e spesso accade all'interno di organizzazioni fortemente accentrate, quei parlamentari, hanno ritenuto di interpretare così la volontà del loro leader, anticipando la realizzazione dei suoi desideri, anche se fino a quel momento non del tutto esplicitamente espressi. I padroni si possono servire anche così.

Il momento scelto non era, forse, il migliore. Aperto ormai uno scontro frontale con la magistratura, messi in crisi i rapporti con le massime autorità istituzionali, Berlusconi ha probabilmente pensato non fosse opportuno, oggi, aprire un nuovo scontro anche con la stampa italiana. È possibile quindi che questa vicenda venga chiusa con l'approvazione di una legge che garantisca una migliore tutela alle vittime della diffamazione senza tuttavia ledere i diritti di libertà della stampa. Ma sarà bene non sottovalutare il senso di una operazione, che, pur fallita oggi, ha portato alla luce gli umori profondi di una gran parte della maggioranza.

Non mi è chiaro, lo confesso, il motivo che ha spinto alcuni parlamentari dell'opposizione ad astenersi su quell'emendamento. Distrazione? Errore? Sottovalutazione del problema e delle sue conseguenze? "Giornalisti, vil razza dannata": forse non siamo sempre graditi nemmeno agli uomini dell'opposizione. Ma questo, dopotutto, non torna a nostro merito?

(8 maggio 2003)