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Repubblica-Quella maledizione sul mondo arabo-TAHAR BEN JELLOUN

Quella maledizione sul mondo arabo TAHAR BEN JELLOUN Nel 1952 uno storico egiziano, Salama Musa, si è posto questa domanda: "Perché sono potenti?". "Sono" è riferito agli occidentali. ...

10/02/2003
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la Repubblica

Quella maledizione sul mondo arabo

TAHAR BEN JELLOUN

Nel 1952 uno storico egiziano, Salama Musa, si è posto questa domanda: "Perché sono potenti?". "Sono" è riferito agli occidentali. Mezzo secolo dopo, la stessa domanda viene formulata un po' dappertutto sulla stampa araba e continua a preoccupare la gente, che si tratti di responsabili politici o di semplici cittadini. Il mondo arabo ha subito delle disfatte, si è lasciato sfuggire delle opportunità, ha sottovalutato l'importanza del fattore religioso e soprattutto si è rifiutato di entrare nella modernità, quella definita dallo Stato di diritto, dalla laicità e dalla democrazia. Il fallimento delle ideologie marxiste o socialiste (il nasserismo in Egitto, il baatismo in Iraq e in Siria, il socialismo industriale in Algeria) ha lasciato molto spazio all'islamismo riduttivo, al ripiego su se stessi e al rifiuto della realtà. Le popolazioni sono state prese in giro con discorsi tranquillizzanti e si è lasciata instaurare la corruzione morale e materiale come sistema di vita, o, piuttosto, di sopravvivenza.
In questo contesto, appena schematizzato, si protrae da diversi decenni il conflitto israelo-palestinese. Come se questa sventurata situazione non fosse abbastanza, l'Iraq di Saddam ha provocato due guerre stupide (quella particolarmente sanguinosa contro l'Iran e poi quella del Golfo nel 1991). Nel frattempo, in Algeria, in Egitto e in Sudan gruppi di fondamentalisti islamici sono passati all'azione armata. Ecco a che punto ci troviamo oggi. In tutti i casi, quelli che hanno pagato e pagheranno ancora sono popolazioni civili che chiedono soltanto di vivere in pace, di educare i loro figli e godere della libertà. Ma la voce di questa gente senza voce non attraversa le frontiere. Certi paesi europei, come Gran Bretagna, Italia e Spagna, si affrettano ad allinearsi alla politica americana dimenticando i loro legami con il mondo arabo.
Ecco perché la maggioranza delle persone che appartengono a popolazioni arabe sono preoccupate e non sanno che cosa le aspetti. In ogni caso prevedono il peggio: crollo immediato del turismo (principale fonte di reddito dell'Egitto), probabile ritorno degli immigrati dei Paesi del Golfo, destabilizzazione dei governi in carica ecc. La gente guarda canali televisivi come Al Jazeera e parla. Predomina un senso d'ingiustizia mescolata con una specie di maledizione. Il mondo arabo continua ad allargare il divario che lo separa dall'occidente, un ritardo che si sta trasformando in un'opposizione sistematica. La maggior parte della gente accusa ovviamente l'America e, sullo slancio, Israele.
Discorsi schematici, parole violente, disperazione inevitabile. Altri, più saggi e più lucidi, pur non dimenticando la schiacciante responsabilità degli Americani in questa guerra programmata, se la prendono maggiormente con i regimi politici arabi e con l'incapacità degli Arabi di unirsi, di parlare con una sola voce, di difendere i loro interessi, di fare affidamento sulla democrazia. La mancanza di legittimità della maggior parte dei dirigenti arabi è una delle cause di questa situazione di regressione. Il plebiscito di Saddam ha provocato risate nervose come quello del tunisino Ben Alì.
Che peso ha la voce araba nel mondo? Che importanza le accordano i potenti della Terra? Anche se sempre meno persone associano in un unico amalgama Islam, Arabi e terrorismo, si tratta comunque di un immagine che rimane presente sullo sfondo del pensiero degli Americani e anche di certi Europei. Oggi è difficile sentire nei bar o nelle scuole un discorso sfumato, sottile, moderato. Non si è Israeliani ma ebrei e al posto di musulmani si dice islamisti o fondamentalisti. Si confondono nazionalità e religione.
Nelle periferie francesi si stagliano due correnti opposte e simmetriche: a una giudeofobia sparsa risponde un'islamofobia sfocata ed entrambe le tendenze sono minate da un sicuro razzismo basato su ignoranza e confusione. Il conflitto tra Israeliani e Palestinesi, che non è un conflitto religioso ma geopolitico, serve da sfondo all'antisemitismo degli uni e al razzismo antimusulmano e antiarabo degli altri. Tuttavia, la guerra che ci stanno preparando gli Americani non sistemerà le cose. Aggraverà i problemi del mondo arabo, per non parlare delle distruzioni che subirà il popolo iracheno, un popolo stanco, sfinito da due decenni di guerra, dagli effetti perversi di un embargo ingiusto e da una dittatura crudele. È difficile chiedere agli Americani di manifestare sottigliezza critica e capacità di giustizia. Sono accecati dai loro interessi e in particolare dall'intenzione di mettere le mani sulle riserve petrolifere dell'Iraq e del Golfo. Non è per amore del popolo iracheno o del mondo arabo che si preparano a intervenire a Baghdad. Spesso sono stati concilianti con le peggiori dittature, fintanto che i loro interessi immediati non ne risentivano. Non dimentichiamo che sono stati loro a far assassinare il presidente Salvador Allende, democraticamente eletto in Cile, per sostituirlo con una giunta militare diretta da Pinochet, responsabile di molti crimini contro il suo popolo. Per questo il mondo arabo è esasperato. Non vuole questa guerra eppure l'avrà. Dopodiché, il mondo si stupirà di veder aumentare il terrorismo cieco e la disperazione di giovani pronti a morire uccidendo il maggior numero di innocenti. Ecco che cosa ci stanno preparando Bush e i suoi.
(traduzione dqi Elda Volterrani)