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Repubblica-Religione, no a ragazze madri in cattedra

I giudici sul caso di una prof fiorentina: "Decide la diocesi, lo Stato non ha poteri". Scoppia la polemica: "Una discriminazione" Religione, no a ragazze madri in cattedra La Cassazione: licen...

27/02/2003
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la Repubblica

I giudici sul caso di una prof fiorentina: "Decide la diocesi, lo Stato non ha poteri". Scoppia la polemica: "Una discriminazione"
Religione, no a ragazze madri in cattedra
La Cassazione: licenziamento legittimo. Scatta il ricorso alla Corte europea

ELSA VINCI

ROMA - Simonetta è una ragazza madre e per questo non può insegnare religione. Lo ha deciso l'autorità ecclesiastica e lo Stato non può farci nulla. Nemmeno la Cassazione ha potuto aiutare Simonetta, che faceva la professoressa di religione con incarico annuale nella scuola media Poliziano di Firenze. La donna, licenziata, ha invocato la legge che tutela le lavoratrici madri ma la Suprema Corte ha dovuto prendere atto delle norme che regolano i rapporti tra la Repubblica e la Chiesa e ha respinto il suo ricorso.
"È certo - recita la sentenza 2803 - che l'ordinamento esprime la regola non suscettibile di deroga secondo cui l'insegnamento di religione nelle scuole statali è assolutamente precluso al docente non ritenuto idoneo dalla competente autorità ecclesiastica". E secondo il vescovo, Simonetta non poteva insegnare religione "perché nubile in stato di gravidanza". Invano la donna ha chiesto al ministero dell'Istruzione di ridarle la cattedra. "L'autorità ecclesiastica è l'unica legittimata ad attestare l'idoneità del docente all'insegnamento della religione cattolica". E dunque, spiegano i supremi giudici, "il ritiro del nulla osta comporta l'automatica revoca dell'incarico da parte dell'autorità scolastica, senza che occorra a tal fine una particolare motivazione". La perdita del nulla osta "comporta inoltre l'impossibilità giuridica della prestazione determinando la risoluzione del rapporto". Così stabiliscono gli accordi tra Stato e Chiesa che, in particolare, sulla figura giuridica degli insegnanti di religione sono stati ritenuti legittimi dalla Consulta. "I riflessi negativi sui livelli di tutela della maternità - spiega la Cassazione - ne sono la semplice conseguenza, inidonei come tali ad inficiare la compatibilità costituzionale dei fattori che ne sono causa".
La sentenza scatena polemiche ma Simonetta non si stupisce. "Non mi aspettavo una decisione diversa - dice - Sono stata sbattuta per strada perché una ragazza madre non può insegnare religione. Per la Chiesa ho dato scandalo ma oggi ho un bambino di quattro anni di cui sono orgogliosa. Avevo solo chiesto che fossero garantiti i miei diritti di madre. Purtroppo questo dimostra che la sovranità dello Stato non è assoluta e che le pari opportunità non sono per tutti". Lei aveva già una figlia e ne aspettava un altro, non ha perso tempo piangendosi addosso. "Mi sono rimessa sui libri - racconta - ho partecipato a vari concorsi e ne ho vinto uno così ho ottenuto una cattedra di lettere. Ho sofferto tanto e invito tutti coloro che hanno responsabilità, ministri, magistrati, avvocati a riflettere sul Concordato. L'Italia è uno Stato laico che accetta di pagare con i soldi dei cittadini alcuni lavoratori che non godono della tutela della nostra legislazione".
E subito scoppia una bufera di reazioni. Il ministro per le Pari opportunità, Stefania Prestigiacomo, non tace "la palese discriminazione". Dice: "Bisogna riflettere sull'importanza primaria di tutelare una donna in gravidanza anche se non sposata e la necessità di avvicinare le norme giuridiche alla realtà sociale". Confessa il suo disorientamento Livia Turco dei ds: "Colpisce che una decisione grave come il licenziamento arrivi proprio dall'istituzione che dovrebbe trasmettere alle coscienze il valore della maternità e della vita. Mi auguro che ci sia un ripensamento, la maternità non può essere usata contro le donne". Rosanna Boldi della Lega Nord sottolinea che la disavventura non sarebbe capitata ad un uomo diventato padre fuori dal matrimonio. L'Arcigay ricorda i licenziamenti degli insegnanti di religione omosessuali. Riccardo Pedrizzi, di An, invece plaude: "L'insegnante è un maestro di vita". La vicenda di Simonetta approderà probabilmente alla Corte europea di giustizia.