Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Repubblica-Scuola, a lezione vince la noia i programmi finiscono sotto accusa

Repubblica-Scuola, a lezione vince la noia i programmi finiscono sotto accusa

Francia il dibattito è già aperto. In Italia il problema c'è: il 44 per cento dei quindicenni trova poco interessanti le ore trascorse in aula Scuola, a lezione vince la noia i programmi finiscon...

15/01/2003
Decrease text size Increase text size
la Repubblica

Francia il dibattito è già aperto. In Italia il problema c'è: il 44 per cento dei quindicenni trova poco interessanti le ore trascorse in aula
Scuola, a lezione vince la noia i programmi finiscono sotto accusa
"I rimedi? Insegnanti con più cuore e più attività manuali"

E c'è anche chi collega il disinteresse in classe all'aumento degli episodi di violenza
La cultura scolastica deve essere divertente? Sociologi e pedagogisti si dividono
MARIO REGGIO

ROMA - Scuola uguale noia. Noia uguale indifferenza prima, violenza poi. Studenti aggressivi, intolleranti, svogliati. Insegnanti impauriti, stanchi di leggere sui volti dei giovani che gli stanno davanti il disinteresse e la sopportazione. Ma di chi è la colpa? Dei programmi scolastici? Dei docenti? Degli studenti? Delle famiglie? Della società? Per rispondere a questo intricato rebus, in Francia il Consiglio Superiore dell'Educazione ha creato una commissione di esperti. Ne parla il quotidiano Le Monde che ieri ha dedicato al problema della noia a scuola e della violenza che ne segue un'intera pagina. Anche al di là delle Alpi gli esperti sono divisi: è la società civile che crea violenza e la scuola non può educare più di tanto gli studenti che vivono quelle situazioni, afferma un gruppo di sociologi e pedagogisti. È la scuola che deve correggere i comportamenti asociali dei giovani, ribattono altri esperti. "La cultura scolastica non è fatta per essere divertente", sentenzia il ministro francese dell'Educazione. E qui da noi, le cose come vanno? "I Paesi che hanno prodotto un grande sviluppo della scuola nel '900 hanno subito una riduzione progressiva della sollecitazione dell'intelligenza negli anni dell'adolescenza - spiega Benedetto Vertecchi, ordinario di Pedagogia sperimentale all'università Roma Tre - noi, per il momento, siamo alle prese un po' di meno con queste patologie scolastiche. Ma è solo questione di tempo. Se va avanti così tra pochi anni raggiungeremo la Francia e gli Stati Uniti". Basta cambiare i programmi scolastici, renderli più attraenti e agili, meno nozionistici? "Non basta, anche se l'innovazione della didattica è un importante tassello di un titanico disegno di cambiamento - afferma Giuseppe Bertagna, docente di Pedagogia, a capo della commissione sulla riforma scolastica del ministro Moratti - occorre partire dagli insegnanti che vanno preparati in modo tale da far capire loro che non basta trasmettere nozioni e concetti, ma servono partecipazione, cuore, corporeità e sentimenti. Al secondo punto metto il recupero dell'abilità manuale degli studenti. La vera scommessa è quella di metterci tutti a ragionare perché il 44 per cento dei quindicenni non sopporta la scuola. É ora di cambiare e anche la sinistra dovrebbe dare una mano". In attesa di questa titanica rivoluzione gli studenti continuano ad annoiarsi. Vanno avanti distratti, saltano le lezioni, e a volte danno sfogo alla loro violenza. Ma chi non si è mai annoiato tra i banchi? Solo i secchioni affermano il contrario, ma mentono. "Quando andavo a scuola mi annoiavo spesso e mi prendeva una gran voglia di dormire - racconta Carlo Lucarelli, 42 anni scrittore e giallista - mi appassionavo quando c'era italiano. Andavo in coma quando c'era matematica. E se penso ad un giovane che viene da una periferia degradata, che finisce in una scuola che cade a pezzi, dove gli insegnano nozioni astruse, allora è ovvio che si annoi. E tenerlo chiuso tra quattro mura così è come averlo messo in carcere". Per il sociologo Domenico De Masi "la noia è tutta colpa dell'incapacità pedagogica dei docenti che dovrebbero aggiornare di continuo le metodologie didattiche. I miei studenti non si sono mai annoiati".