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Repubblica-Stato di diritto sotto accusa -di Giorgio Bocca

Stato di diritto sotto accusa (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) GIORGIO BOCCA "La commissione - continua - dovrà altresì verificare se i processi contro parlamentari rivelino intenti persecutor...

15/01/2003
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la Repubblica

Stato di diritto sotto accusa

(SEGUE DALLA PRIMA PAGINA)
GIORGIO BOCCA

"La commissione - continua - dovrà altresì verificare se i processi contro parlamentari rivelino intenti persecutori e se vi siano stati oggettivi collegamenti tra correnti della magistratura e partiti politici". La restaurazione è servita: i corrotti al potere, gli onesti perseguiti. Nel regime fascista c'era un ministero della cultura popolare, il Minculpop, che dirigeva l'informazione e la propaganda. Qualcosa del genere deve funzionare anche nel regime berlusconiano, diffamazioni e operazioni di governo partono da una fonte centrale, il lavoro della commissione di inchiesta è stato preceduto da una campagna della stampa governativa che pubblica a puntate un'inchiesta simile a quella preannunciata dal testo base della commissione di inchiesta. Il riformismo moderato può mettere il cuore in pace: l'uomo delle libertà procede alla sua sepoltura, metodica, inflessibile.
La commissione d'inchiesta di Mani Pulite è una iniziativa sovversiva prima che politica: non fa solo il gioco di una fazione politica, attenta alla credibilità della magistratura. Ci si chiede come un partito ex fascista per lo Stato forte come An possa partecipare a simile scempio. La commissione è anche una risposta alla maggioranza dei magistrati e alla loro protesta in difesa del codice. Dicono che Berlusconi sia un uomo scaltro, un politico abile, ma lo è davvero mettendosi contro l'intera magistratura? O questa è una ipoteca di tipo autoritario, per avere una magistratura minacciata e obbediente?
"Quello di oggi", dice Antonio Di Pietro, "è un atto immorale, posto in essere da un Parlamento delegittimato". Certo al servizio di interessi personali e di gruppo, il gruppo che siede nelle due Camere, e dei suoi avvocati. La commissione di inchiesta intende scoprire cose che conosce benissimo.
La restaurazione che si conclude con la commissione di inchiesta è fra le più impudenti e vergognose che la storia non solo patria ricordi. È stato accertato, documentato, che molti dei politici processati da Mani Pulite dopo aver finanziato il partito mettevano nelle loro tasche decine di miliardi, foraggiavano amici e parenti, violavano per primi le leggi nascondendo o esportando il maltolto. E ora eccoli sui banchi del Parlamento intenti a legare alla colonna infame i giudici che hanno avuto il coraggio di inquisirli. Si fanno le riforme con simile personale politico?
Ricorda Di Pietro che di inchieste sulla magistratura ne sono state fatte parecchie: una del Consiglio superiore, due ispezioni a Milano del ministero della Giustizia, tre procedimenti della Procura di Brescia, un intervento del Parlamento con delega ai servizi di sicurezza all'accertamento di eventuali devianze, da ultima la Corte di giustizia europea e in tutte le occasioni la magistratura è stata assolta. Ci furono abusi di potere e violazioni delle garanzie? Ce ne furono, ma mai tali da inficiare l'onestà e l'autonomia dell'inchiesta, che oggi a così pochi anni di distanza sarebbe di nuovo di attualità. Mani Pulite dovette prendere atto di una involuzione del sistema politico che gli stessi politici confessavano: i quadri dei partiti occupati a riscuotere le tangenti, le sezioni deserte, le direzioni occupate da affari inconfessabili, la malavita organizzata infiltrata in tutti gli uffici.
Di Pietro avverte la maggioranza: "Attenti, questa inchiesta sarà per voi un boomerang, noi porteremo i documenti e chiederemo a gran voce che questa inchiesta si faccia non nelle segrete stanze ma pubblicamente" .
Ma con ogni probabilità all'inchiesta pubblica non si arriverà mai. Le commissioni di inchiesta sono un fucile che non spara mai ma che tiene sotto minaccia gli oppositori. C'è in questo modo di fare politica qualcosa di mafioso, non solo nel denaro che circola ma anche nel sistema ricattatorio e diffamatorio. Nel cielo della Repubblica passano di continuo avvisi e segnali mafiosi. Il cesarismo non è ancora arrivato allo Stato di polizia, ma lo richiama di continuo all'attenzione e al timore dei sudditi.