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Republica-E il Cavaliere zittì la ribelle Letizia "Quei fondi li darò ai governatori"

RETROSCENA An e i centristi sempre più ai margini. "Non ci saranno altre nomine di sottosegretari" E il Cavaliere zittì la ribelle Letizia "Quei fondi li darò ai governatori" BARBARA JERKOV...

16/11/2002
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la Repubblica

RETROSCENA
An e i centristi sempre più ai margini. "Non ci saranno altre nomine di sottosegretari"
E il Cavaliere zittì la ribelle Letizia "Quei fondi li darò ai governatori"

BARBARA JERKOV

ROMA - "La manovra di Berlusconi ormai è chiara", riflette ad alta voce il leader alleato. "Sistemata la Farnesina, si sta asserragliando nella sua cittadella circondato solo dai fedelissimi. Per questo rafforza Forza Italia, per questo puntella Tremonti, per questo blandisce Bossi. Tutti gli altri, fuori". Fuori tutti: Casini e Follini, in primo luogo, troppo autonomi per i gusti del leader; e lo stesso Fini, lasciato di fatto ai margini delle ultime decisioni sul governo al pari dell'Udc.
Basta vedere la piega che sta prendendo lo scontro in atto fra Tremonti e il ministro della Pubblica istruzione. Ieri, alla signora, dal premier non è arrivata neppure una telefonata; a rincuorarla, però, tante mail di solidarietà al suo indirizzo di posta elettronica (letizia.morattiistruzione.it), da insegnanti, precari, studenti. E sì che Moratti e Sirchia erano quasi arrivati a un accordo per dividersi a metà il miliardo di euro della nuova tassa sulle sigarette, tanto da aver perfino già individuato le rispettive utilizzazioni (ricerca ed edilizia scolastica, la prima; sanità regionale, il secondo), quando, durante il Consiglio dei ministri di giovedì, è arrivato l'altolà. "Quei soldi andranno interamente alle Regioni", ha sancito perentorio il ministro dell'Economia. Spiegando che il buco sanitario regionale è "davvero molto preoccupante", tanto che "c'è il concreto rischio che il prossimo anno alcune Regioni non possano neppure assicurare l'assistenza o rimborsare le analisi cliniche".
Mentre il ministro Moratti provava a difendere le ragioni della scuola, l'ha zittita il premier in persona: "Vi rendete conto degli effetti devastanti che questo crollo della sanità regionale potrebbe avere sul piano sociale? E poi, su quello politico, non possiamo giocarci il rapporto con i governatori che sono soprattutto nostri". Ecco no, non si può. Passata l'emozione per i "piccoli angeli" di San Giuliano e l'allarme scuole di quindici giorni fa, il federalismo reclama soldi e Bossi reclama il federalismo. E il Cavaliere è ben deciso a darglielo, come conferma la decisione ribadita ieri di procedere a passo di carica con la devolution in Senato.
Poi c'è la vicenda Lunardi. Mettendo i centristi davanti al fatto compiuto sulla Farnesina, Berlusconi aveva promesso che almeno Tassone, viceministro delle Infrastrutture senza deleghe, sarebbe stato messo in condizione di operare. Lunardi invece, sentendosi pienamente le spalle protette dal premier, ieri ha liquidato sarcastico le pretese del suo vice (il "piccolo uomo", come lo chiama in privato): "Tassone ha le deleghe che ha sempre avuto, farà quello che riesce a fare". Cioè, non avendo in realtà delega alcuna, ben poco. Buttiglione, intuendo che le cose si stavano mettendo male, ha suggerito un'alternativa: affidare a Tassone la delega per la Protezione civile. Protezione civile nei prossimi mesi vuol dire infatti gestire i miliardi di euro della ricostruzione in Molise. E a questo punto è stato Gianni Letta a mettersi di traverso. Bocciata anche l'idea di trasferire Tassone al Viminale, con delega sull'immigrazione, o al Welfare, con la delega sulla previdenza. Anche perché, contrariamente a quanto ha detto lo stesso premier, non ci sono nuovi sottosegretari in arrivo. "Non mi risultano proprio altre nomine", assicura il portavoce Bonaiuti.