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Retescuole-DOMANDE E RISPOSTE SUL GATS

www.retescuole.net , 04/02/2003 DOMANDE E RISPOSTE SUL GATS di ATTAC, Rete Lilliput, Puntorosso D...

04/02/2003
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Retescuole

www.retescuole.net

, 04/02/2003
DOMANDE E RISPOSTE SUL GATS
di ATTAC, Rete Lilliput, Puntorosso

DOMANDE E RISPOSTE SUL GATS

1) Che cos'è il Gats?
Il Gats è un Accordo generale sul commercio dei servizi (General Agreeòent on Trade Services) che tutti i paesi della WTO (World Trade Organization, Organizzazione mondiale del commercio) si sono impegnati a cominciare a negoziare nel 2000, e così è stato. In pratica è un accordo che impegna i paesi a mettere sul mercato internazionale, sottoponendoli alle regole della WTO, i servizi, compresi quelli essenziali (scuola, sanità, assistenza, acqua). Non sono obbligati a farlo con tutti i settori, ma di fatto tutti i paesi stanno facendo numerose e pressanti richieste di liberalizzazione agli altri membri della WTO, quandi dovranno concedere altrettanto, come ha riconosciuto lo stesso Pascal Lamy, il comissario europeo per il commercio (che sta trattando per conto dell'Unione Europea: 'Se vogliamo migliorare il nostro accesso ai mercati stranieri non possiamo certo mettere al riparo i nostri settori protetti. Se vogliamo arrivare a un accordo globale dobbiamo essere pronti a negoziarli tutti'. La WTO classifica come servizio qualsiasi prestazione 'fornita su base commerciale o da più fornitori in concorrenza tra loro' (il che significa che ci rientra praticamente tutto, esclusi la banca centrale, l'esercito, la giustizia e il prelievo fiscale) e ha classificato 160 settori di servizi 'liberalizzabili'. Le modalità con cui questi servizi possono essere forniti da un paese all'altro sono quattro: fornitura 'transfrontaliera' (come nel caso di servizi bancari o consultazioni mediche a distanza; consumo all'estero, come nel caso di servizi turistici o di frequenza di un'università in un paese straniero; presenza commerciale (presenza fisica di una filiare nel paese straniero: banche, finanziarie, compagnie d'assicurazione, scuole, ospedali...); presenza temporanea di persone fisiche (dipendenti dell'impresa straniera) in un altro paese.

2) Perché il Gats è un pericolo?
Tutto questo, voi direte, esiste già. Ciò che cambierà se si conclude l'Accordo sui servizi è il modo: dato che la WTO vieta qualsiasi 'discriminazione' tra 'concorrenti', ossia tra fornitori di servizi, che siano essi pubblici o privati, imprese nazionali o straniere, di fatto i governi, gli enti locali, i poteri pubblici in generale si troveranno nell'impossibilità di regolamentare la fornitura dei servizi, garantendo quelli essenziali a tutta la popolazione. Qualsiasi sostegno, finanziario o di altro tipo, ai servizi pubblici verrebbe considerato una forma di concorrenza sleale, e l'ente sarà obbligato a garantire lo stesso 'favore' agli altri 'concorrenti'. I governi e gli enti locali perderanno autonomia politica e decisionale perché ogni legge e regolamento a favore dell'ambiente, dei diritti umani e dei lavoratori o dello sviluppo locale potrebbe essere bloccata se verrà considerata un 'ostacolo al libero commercio' (il 'test di necessità' è un dispositivo del Gats che serve appunto a verificare che le leggi non siano 'più restrittive del necessario'') Verrà reso impossibile un vero controllo democratico sulla fornitura dei servizi, che diventerebbero merci come le altre (disponibili, quindi, solo per chi può pagarli) e non più risposte a diritti umani fondamentali. Il che vuol dire che le tariffe aumenteranno, anche perché l'esperienza dimostra che quando c'è un oligopolio, ovvero un settore del mercato è dominato da poche grandi imprese, facilmente si formano 'cartelli' allo scopo di tenere alti i prezzi. Vuol dire anche che le piccole e medie imprese, che sono il cuore dell'economia in Italia, saranno esposte a una concorrenza insostenibile (come sta già succedendo in molti paesi cosiddetti in via di sviluppo). L'accordo colpirà inoltre i contratti di lavoro nazionali e probabilmente costerà massicci licenziamenti ai dipendenti dei servizi pubblici. Il Comitato di sorveglianza sui consumi dei servizi pubblici internazionali prevede che 'l'èlite potrà concedersi le cure fornite dai gruppi privati; gli altri se la dovranno sbrogliare con ciò che resta del servizio pubblico'.
Una volta messo sul mercato mondiale un settore, poi, tornare indietro diventerà praticamente impossibile cambiare idea, perché il paese che fa marcia indietro (comunque dopo almeno tre anni) dovrebbe offrire pari compensazioni commerciali in altri ambiti a tutti i paesi membri della WTO. Inoltre, le leggi dei paesi aderenti verrebbero sottoposte al cosiddetto 'test di necessità', per verificare che non siano 'più vincolanti del necessario' nei confronti della liberalizzazione commerciale.

3) A chi è utile il Gats?
Il Gats è stato fortemente voluto dalle lobby delle grandi imprese di servizi (finanziarie, assicurazioni, imprese di telecomunicazione, culturali e di informazione, di trasporti, postali, di grande distribuzione, di gestione dell'acqua, dell'energia, di assistenza sanitaria, specializzate in istruzione e formazione, ecc.). In un mercato ormai saturo di prodotti, le grandi imprese da un lato si buttano sulla speculazione finanziaria, dall'altro cercano ansiosamente nuovi mercati. Smantellando il sistema dei servizi pubblici avrebbero un nuovo gigantesco mercato a loro disposizione, che comprende la classe media e alta del Sud del mondo e potenzialmente quasi tutta la popolazione del Nord.
Il valore globale del commercio dei servizi nel 1999 era stimato intorno ai 1340 miliardi di dollari, circa un terzo del commercio totale. Tuttavia il dato è considerato in larga misura sottostimato perché non tiene conto degli scambi che avvengono all'interno di filiali e consociate delle stesse imprese. Secondo l'economista Susan George, il mercato dell'istruzione è stimato in realtà intorno ai 2.000 miliardi di dollari e quello della sanità addirittura intorno ai 3.500.
La torta come si vede è bella grande, ma i commensali sono grossi e affamati: nell'elenco delle 100 principali multinazionali del mondo, ben 64 forniscono servizi, praticamente tutte di paesi occidentali (Usa, Canada, UE, Giappone). E' evidente che i signori delle imprese hanno tutto l'interesse a che un accordo internazionale sul commercio dei servizi venga confezionato su misura per i loro interessi, ed è esattamente questo che sta succedendo dietro le quinte. Le priorità (soddisfare il mondo imprenditoriale e finanziario) sono chiarissime ai poteri politici; la stessa Commissione dell'Unione Europea ha definito il Gats 'prima di tutto uno strumento al servizio del profitto'. Mentre uno dei principali negoziatori dell'UE in questo settore, Michel Servoz, ha affermato la necessità di 'obbligare a breve gli stati ad ammettere sul loro territorio tutti i fornitori di servizi, in ogni campo'.
Le pressioni e le interferenze del mondo degli affari sono fortissime ed evidenti, nonostante il fatto che le trattative vengano circondate da una cortina di omertà. Il Transatlantic Business Dialogue, una della principali lobby di grandi imprese statunitensi ed europee, fa forti pressioni perché la tabella di marcia delle trattative venga rispettata al minuto. La Commissione Europea ha costituito il Forum Europeo dei Servizi, formato da 85 dirigenti di grandi imprese, con l'esplicito obiettivo di identificare le priorità dei negoziati e le modalità per superare gli ostacoli. I rappresentanti delle multinazionali vengono regolarmente consultati e hanno il potere di correggere(o addirittura di scrivere) i testi di accordi e proposte prima che vengano presentati. Tempo fa sono venuti alla luce alcuni documenti segreti del comitato Lotis (Liberation of Trade in Services) relativi a 14 incontri segreti tra il responsabile britannico del commercio dei servizi e alcuni dirigenti di grandi aziende americane ed europee. Alcuni passaggi dei verbali sono decisamente interessanti: ad esempio quello in cui Henry Manisty, dirigente della Reuters (un'agenzia di stampa) ha detto: 'Bisogna valutare come trasmettere in modo ottimale al grande pubblico il punto di vista dei gruppi finanziari. La Reuters farà molto volentieri della pubblicità'.

4) Perché il Gats viene discusso in modo non trasparente?
Soprattutto per coprire i veri interessi che stanno dietro l'accordo e per mascherare il suo reale significato: è molto probabile che le società civili e i parlamenti di molti paesi si opporrebbero alla svendita dei servizi pubblici. E non a caso sia il parlamento europeo che i parlamenti nazionali vengono tenuti all'oscuro delle trattative e gran parte dei parlamentari non sa neppure cosa sia il Gats. Anche i mass media si guardano bene dal parlarne, e quindi il grande pubblico è totalmente ignaro di quel che si sta tramando alle sue spalle. E' stata una Ong olandese, la Corporate Europe Observatory, a scoprire e pubblicare 29 documenti contenenti le richieste che l'UE intendeva rivolgere ad altrettanto paesi (tra queste, la richiesta generalizzata di liberalizzare la distribuzione dell'acqua potabile) e che dovevano restare riservati. 'Seattle to Bruxelles', il coordinamento di Ong europee che si è costituito per realizzare una campagna di opposizione al Gats, ha richiesto ripetutamente ed esplicitamente una maggior trasparenza a Pascal Lamy. Il quale ha risposto che le trattative in sede WTO hanno una 'tradizione di confidenzialità' (sic) e ha ulteriormente ristretto l'accesso ai documenti: non vengono resi pubblici in formato elettronico, ma sono disponibili in poche copie cartacee non riproducibili e per consultazioni rapidissime, con l'impegno a non divulgarne i contenuti: impegno a cui sono tenuti anche i parlamentari.
Il 12 novembre del 2002, per difendersi dalle accuse di scarsa trasparenza, la Commissione Europea ha pubblicato sul suo sito le richieste di liberalizzazione fatte pervenire all'UE da altri paesi, con la possibilità per la società civile di esprimere pareri in proposito. Ma si tratta di un'informazione gravemente carente: non viene specificato quali paesi hanno fatto le varie richieste; non c'è alcuna informazione sulle 109 richieste che l'Unione Europea ha inoltrato ad altri paesi; non si dice nulla di una clausola che l'UE avrebbe posto per proteggere i propri servizi pubblici (e che i maggiori partner commerciali hanno chiesto di eliminare), nè su limitazioni che l'UE avrebbe posto per limitare la liberalizzazione del settore dell'istruzione. Inoltre il termine ultimo per la presentazione di pareri è fissato per il 10 gennaio, e per il 15 gennaio la Commissione dovrebbe fornire ai paesi membri la prima bozza di proposta sui settori che i paesi UE intendono 'mettere sul mercato': è evidente che non c'è il tempo materiale per prendere in considerazione obiezioni e critiche. Infine, la modalità scelta (pubblicazone sul sito) non è certo la migliore per favorire il confronto su questi temi, che dovrebbe invece prevedere incontri specifici.

5) Quali passi si stanno facendo per 'preparare' il Gats?
In tutto il mondo è evidente la corsa a privatizzare i servizi, o comunque a incentivare il ricorso a quelli privati. In molti casi si tratta di 'libere scelte', in altri (vale per esempio per gran parte dei paesi del Sud del mondo) si tratta di scelte obbligate comprese nei Piani di aggiustamento strutturale imposti dal Fondo Monetario Internazionale come condizione per accedere a nuovi prestiti (il che è quasi inevitabile per paesi strangolati dal debito estero). Anche in Italia questa tendenza è evidente: i servizi pubblici '#8211; in particolare nei settori dell'istruzione e dell'assistenza sanitaria e sociale '#8211; sono stati ridotti all'osso dalle leggi finanziarie degli ultimi due anni. I buoni scuola e gli sgravi fiscali per chi sceglie l'istruzione privata sonoun'evidente incentivazione all'iscrizione alle scuole private, mentre dall'altra parte la scuola pubblica subisce tagli di organici, di orari, di servizi (dalle materia insegnate al sostegno per i disabili). In campo sanitario, i servizi pubblici ricevono sempre meno finanziamenti, posti letto e organici vengono tagliati, le regioni dovranno arrangiarsi a fornire quello che possono gestendo autonomamente i finanziamenti ricavati dalle tasse regionali (e d'altra parte lo Stato le obbliga a definire i Livelli Essenziali di Assistenza, come dire che potranno essere forniti solo servizi minimi), in Lombardia si stanno reintroducendo i ticket e molti ospedali pubblici vengono chiusi o trasformati in fondazioni private, insomma, come ha dichiarato lo stesso Ministro della Salute, si sta aprendo la strada all'obbligo, di fatto, a sottoscrivere assicurazioni sanitarie private (il che è molto interessante sia per i fornitori privati di prestazioni sanitarie, sia per le compagnie di assicurazione). Un altro bel regalo a imprese assicurative, banche e finanziarie è la riforma sulle pensioni prospettata dal governo Berlusconi: riduzione dei contributi da parte delle imprese private per i nuovi assunti, incentivazione e in prospettiva obbligo per i lavoratori dipendenti a stipulare assicurazioni private e a ricorrere a fondi pensione integrativi, investimento automatico e obbligatorio del TFR nei fondi pensione (con evidenti e dimostratissimi rischi e con tutti i danni economici che le speculazioni finanziarie provocano alla gente comune in giro epr il mondo).
Infine, la finanziaria 2002 obbliga i comuni a rinunciare alla gestione diretta di vari servizi pubblici, dalla raccolta dei rifiuti alla fornitura di gas ed elettricità alla depurazione e distribuzione dell'acqua, obbligandoli a indire entro il 2004 gare d'appalto per consegnare questi servizi nelle mani di Spa che devono avere almeno un 40% di partecipazione privata. L'Italia è dunque il primo paese del mondo che per legge privatizza la distribuzione dell'acqua potabile.

6) Quali sono i tempi del Gats?
Entro il giugno del 2002 tutti i paesi membri hanno inoltrato le loro richieste di liberalizzazione (comprese le modifiche alle legislazioni nazionali). Entro il marzo del 2003 tutti i paesi membri devono presentare le loro risposte alle richieste ricevute (l'Unione Europea deve dare risposte unitarie, quindi il 15 gennaio 2003 la Commissione Europea consegnerà ai paesi dell'Unione Europea la bozza di proposta dei settori che intende liberalizzare; i paesi dell'UE hanno un mese di tempo per presentare i loro commenti '#8211; quindi lo spazio per la consultazione parlamentare è ridottissimo '#8211; ed entro il 15 marzo l'UE dovrà presentare la propria proposta ufficiale). La conferenza interministeriale di Cancun, tra il 10 e il 14 settembre 2003, sarà un passaggio fondamentale per consolidare l'accordo e introdurre nuovi negoziati sul tema degli investimenti, delle regole sulla concorrenza e degli appalti pubblici. Il negoziato sul Gats si concluderà ufficialmente nel gennaio del 2005, ma di fatto l'accordo (come in genere quelli della WTO) resta aperto a nuove adesioni ed evoluzioni.

7) Cosa possiamo fare noi?
Possiamo anzitutto informarci e diffondere ad altri le informazioni su questo argomento. Possiamo metterci in contatto e sostenere le azioni delle associazioni e le Ong che in tutta Europa e in tutto il mondo (il coordinamento internazionale si chiama OWINS, Our World Is Not For Sale) stanno mobilitandosi contro questo accordo, chiedendo trasparenza nelle trattative, esclusione dei servizi essenziali dall'accordo, valutazione degli effettivi risultati della privatizzazione dei servizi (che in molti casi sono stati pessimi) e soprattutto limitazione degli ambiti in cui la WTO può imporre le sue regole (in particolare escludendola da settori che hanno a che fare con i diritti fondamentali: cibo, acqua, farmaci essenziali, biodiversità, ambiente ecc.). Possiamo partecipare a manifestazioni di piazza, azioni telematiche e altre per manifestare tutto il nostro dissenso. Non è inutile: sono proprio l'informazione e la partecipazione democratica le cose che la WTO teme più di tutto.

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