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Riformista: LONDRA.Tassa e spendi: la regola d’oro di Brown

SI PUNTA SU RICERCA E ISTRUZIONE

09/12/2006
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Il Riformista

DI MAURO BOTTARELLI
Londra. “Tax’n’spend”, tassa e spendi. E’ questa la ricetta illustrata da Gordon Brown nel corso del suo pre-budget, ovvero le linee guida per la legge finanziaria che verrà presentata ufficialmente nel mese di marzo. Una ricetta classica per il Cancelliere, convinto assertore di una politica che - dopo la svolta di David Cameron - non trova più formali oppositori nemmeno tra i Conservatori, convintisi che la stabilità economica sia un obiettivo da perseguire più del taglio delle tasse. Insomma, mani nelle tasche dei cittadini e ridistribuzione. In cosa si differenzia quindi la manovra voluta da Gordon Brown dalla Finanziaria del centrosinistra italiano, ancora ieri costretto a ritocchi per trovare le risorse necessarie alle forze dell’ordine? Prima di tutto dai numeri. Con suo enorme piacere, infatti, il ministro delle Finanze britannico ha esordito ai Commons scusandosi per l’errore di valutazione compiuto lo scorso marzo in relazione alla crescita economica: la previsione del 2,25% era errata, quest’anno la Gran Bretagna si attesterà al 2,75% con una prospettiva per il 2007 che varia tra il 2,75 e il 3,25% e un tasso di inflazione che si attesterà al 2% dalla metà del prossimo anno e che resterà tale anche nel 2008. Numeri lunari, statunitensi, che permettono a Gordon Brown di muoversi con agio nei meandri del calcolo e dell’aggiustamento delle varie caselle di spesa. Ma non contento di questo il “premier-in-waiting” ha ulteriormente fatto cassa aumentando l’accisa sul carburante e la tassa verde sui voli, con un aggravio di ulteriori 5 sterline su ogni biglietto aereo emesso per compensare i danni ambientali creati. Due misure che hanno fatto infuriare l’opposizione e riempito le prime pagine dei tabloid “right-wing”, i quali però hanno dovuto ricorrere ad accuse da avanspettacolo per contestare la pars costruens del budget 2007. Le pensioni statali aumenteranno infatti del 3,6% dal prossimo aprile, extra-benefit per le donne nell’ultima fase della gravidanza, esenzione dall’Ici per le case che elimineranno qualsiasi tipo di emissione inquinante, 8.3 miliardi di sterline di investimento totale nell’educazione con oltre 60 milioni l’anno di sterline alle università che affiancheranno le aziende nella ricerca «al fine di trasformare la conoscenza in posti di lavoro», 3 milioni di libri gratuiti per combattere l’analfabetismo infantile e 200 sterline in più per ogni bambino attraverso pagamenti diretti alle scuole. Ma al fine di rendere l’impegno in favore dell’educazione e della ricerca un “commitment” destinato a rimanere nel tempo (ciò anche quando Gordon Brown potrà traslocare definitivamente al 10 di Downing Street) il Cancelliere ha nominato l’ex presidente della Confindustria britannica, Sir Digby Jones, "skill envoy", ovvero una sorta di inviato speciale per le capacità, i talenti e le specializzazioni. Una mossa, quest’ultima, che va interpretata come un’accelerazione del progetto di “city academies” finanziate dai privati fino a 2 milioni di sterline l’anno e gestite con criterio manageriale. Attaccate da sinistra per il rischio di un’eccessiva influenza degli sponsor sui percorsi didattici, Tony Blair ha già deciso l’aumento di queste istituzioni da 20 a 200 entro il 2010 prevedendo la possibilità che Whitehall obblighi i “local councils” riottosi a facilitarne l’apertura. Il piano prevede anche la rimozione del potere di controllo sulle scuole da parte delle autorità locali e la possibilità per i presidi, intesi ormai come veri e propri manager, di gestire le scuole in base alle proprie scelte come se si trattasse di un’azienda: in caso di successo, più fondi statali. In caso di fiasco, il licenziamento. In tal senso, Sir Digby Jones sembra l’uomo giusto al posto giusto. Insomma, una Finanziaria che unisce la logica del “tax’n’spend” (pur sempre calmierato dalla “golden rule”) con quella più Tory dell’apertura al mercato e al privato di aree strategiche come la ricerca e la formazione. Un’impostazione, insomma, un po’ differente dal puzzle multicolore della Finanziaria italiana.