Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Salvini contro il valore legale del titolo di studio: «Università serbatoi elettorali»

Salvini contro il valore legale del titolo di studio: «Università serbatoi elettorali»

Silenzio del M5S che a luglio aveva presentato alla Camera una proposta per eliminare il voto di laurea tra i criteri di ammissione ai concorsi pubblici

13/11/2018
Decrease text size Increase text size
il manifesto

I governi cambiano. Maggioranze crollano, alleanze sbocciano. Ma una cosa in Italia rimane salda da almeno un ventennio: la diatriba sul valore legale del titolo di studio, la laurea. Il tema è un evergreen della politica. La funzione principale di questo istituto è quella di fornire un criterio oggettivo per la selezione dei candidati nei concorsi pubblici e per l’inclusione negli ordini professionali. Sulla questione si è espresso anche l’iperattivo ministro dell’Interno Matteo Salvini che in un intervento alla scuola di formazione politica della Lega ha dichiarato: «Negli ultimi anni scuola e università sono stati serbatoi elettorali e sindacali. L’abolizione del valore legale del titolo di studio è una questione da affrontare».

IL MINISTRO DELL’ISTRUZIONE, il leghista Busetti, ha frenato lo slancio del vicepremier, pur rimanendo possibilista «In questo momento non è in programma, non è detto che non possa essere analizzato in futuro». Il valore legale, in combinazione con il voto conseguito, dovrebbe certificare il possesso di specifiche capacità e competenze. La valenza del titolo di studio è un vecchio pallino del Carroccio, che già sotto la leadership di Bossi contestava l’equiparazione di una laurea conseguita al nord Italia con una rilasciata dalle università del meridione. Una proposta di abolizione era stata discussa anche nell’agenda del governo Monti, che nel 2012 aveva deciso di aprire una consultazione pubblica sul tema.

ELIMINANDO IL VALORE LEGALE, l’attestazione delle competenze di un candidato sarebbe affidata in gran misura al «nome», o meglio al prestigio dell’università frequentata. Questo sarebbe un incentivo per gli atenei a competere, e migliorare in termini di efficienza e qualità dell’offerta didattica. Per i critici si tratta di una misura classista che favorirebbe solo coloro che possono permettersi l’iscrizione alle università d’elite.

NEL DIBATTITO SCATENATO dalle parole di Salvini è rimasto per ora nell’ombra l’alleato di governo. A fine luglio, la deputata M5S Maria Pallini aveva presentato alla Camera l’atto 1031. Una proposta di legge, ancora in attesa di discussione, che richiede l’abolizione del voto di laurea come requisito di accesso ai concorsi pubblici. Gli studenti che saranno in piazza venerdì 16 novembre per protestare contro l’assenza strutturale di fondi per l’istruzione hanno risposto immediatamente alle parole di Salvini: «Ad oggi, il governo non ha ancora discusso in maniera seria delle questioni legate all’università» dichiara il sindacato degli unviersitari Link “il Ministro Bussetti, oltre ad un questionario farsa, nulla ha detto in merito alle gravi questioni che oggi affliggono l’università (edilizia, reclutamento, diritto allo studio) anzi, si tagliano ulteriori 30 milioni all’interno della legge di stabilità».