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Sapienza, il Tar sospende il nuovo test di Psicologia. Vittoria degli studenti

Lo comunica l’Udu, che aveva criticato la decisione del rettore Gaudio di riprogrammare le prove per il 5 ottobre, dopo l’annullamento. Novanta gli esclusi

23/09/2017
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Corriere della sera

Antonella De Gregorio

Test sospeso. Nel pasticcio della prova d’ingresso per le lauree magistrali in Psicologia della Sapienza, annullata per varie irregolarità e riprogrammata dal senato accademico dell’ateneo per il 5 ottobre, arriva un nuovo colpo di scena. Il nuovo test è stato sospeso venerdì mattina con un decreto del Tar del Lazio, firmato dal presidente, Gabriella De Michele. In una conferenza stampa convocata nel pomeriggio, gli studenti dell’Udu (Unione degli universitari) hanno illustrato gli sviluppi giudiziari e mandato ai vertici dell’università un messaggio chiaro: «Chiediamo al rettore Gaudio di fare una scelta responsabile: desistere e permettere da domani l’iscrizione degli studenti. Non si può più perdere tempo», ha detto Andrea Core, responsabile del numero chiuso dell’Udu.

Il ricorso

Nel ricorso - presentato da una studentessa arrivata 58esima al primo test e intenzionata a non ripeterlo - si mette innanzitutto in discussione la motivazione addotta dagli atenei per giustificare lo sbarramento e cioè «la necessità di utilizzare laboratori ad alta specializzazione, sistemi informatici e tecnologici». Le richieste dei legali puntavano, dopo l’annullamento del primo test svolto il 4 settembre, che proponeva ai candidati 40 domande già presenti in altre edizioni e che era viziato da irregolarità nella correzione, causate da problemi informatici, l’annullamento anche della delibera con cui il Senato accademico fissava una nuova prova per il 5 ottobre. E, soprattutto, «il riconoscimento ed accertamento del diritto di parte ricorrente a veder riconoscere come libero e a numero aperto l’accesso al primo anno del corso di laurea» in Psicologia.

La decisione del Tar

L’imminenza della prova ha spinto il Tar a sospendere il test del 5 ottobre, dal momento che «la prima camera di consiglio, utile per la decisione collegiale, sarebbe successiva alla data fissata per la sessione di esami, prevista dopo l’annullamento di quella già espletata, con sovrapposizione ad altre sessioni di esame già indette». Mentre «per le più ampie problematiche» rispetto al tema del numero chiuso, il Tar non ravvisa «ragioni di urgenza tali da impedire il dilazionato esame dell’istanza cautelare alla valutazione collegiale, nella Camera di Consiglio» fissata per il 18 ottobre. La parola fine alla vicenda, insomma, verrà scritta solo in quella data, quando i giudici diranno in una sentenza se il test sarà cancellato o solo rimandato. E se dovrà essere aperto o meno non solo il corso in questione, ma anche gli altri corsi di laurea in Psicologia proposti dal più grande ateneo d’Europa.

Il dilemma

I giudici, insomma, dovranno decidere se rendere definitiva la sospensione con la decisione di fare entrare tutti o annullare la sospensione con l’ateneo che dovrà, quindi, indire nuovamente una data per il test. La parola a quel punto passerà al rettore. A lui l’onere di stabilire se prorogare nuovamente il «purgatorio» degli studenti, da mesi in attesa di dare il via alla seconda parte del loro ciclo di studi universitari.

«Sistema ingiusto»

Intanto, gli studenti cantano vittoria: «Ancora una volta abbiamo avuto ragione a non arrenderci di fronte al sistema ingiusto e fallace del numero chiuso». E ricordano che avevano chiesto di aprire i corsi a tutti, accettando le aspiranti matricole in sovrannumero rispetto ai 705 posti disponibili: che sono «solamente 90», scrivono gli avvocati nel ricorso. «Numero che, peraltro, tenderà naturalmente a diminuire. Difatti, molti soggetti non si iscrivono, considerando che provano il test anche presso altre sedi o che rinunciano per corsi ben più ambiti come quelli di Medicina ed Odontoiatria, obbligatoriamente a numero chiuso».

Proteste

Le aspiranti matricole, sul piede di guerra, avevano manifestato nei giorni scorsi davanti all’ateneo, con striscioni con scritto: «I vostri errori non li paghiamo. Fateci entrare». Ora, insieme ai legali, sperano che si allarghi «l’effetto domino»: che ha visto ribaltate le decisioni del rettore della statale di Milano, Gianluca Vago, costretto a togliere il numero chiuso a programmazione locale a Lettere. Ma che ha anche spinto altri rettori ad aprire corsi appena chiusi. Come è successo a Firenze, dove il rettore Luigi Dei si è visto costretto al colpo di spugna sul test dell’8 settembre per Farmacia. Quiz irregolare, con materie diverse da quelle previste e parti mancanti. Conclusione: tutti dentro.