Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Scuola, tornano le lezioni di Educazione civica: 33 ore e un voto in pagella

Scuola, tornano le lezioni di Educazione civica: 33 ore e un voto in pagella

Nel testo, approvato in commissione alla Camera, lo studio della storia della bandiera e dell'Inno nazionale

20/04/2019
Decrease text size Increase text size
la Repubblica

di CORRADO ZUNINO

C’è l’accordo, e un testo base, sull’Educazione civica a scuola. Dalla Lega ai Cinque Stelle alle opposizioni (Fratelli d’Italia è motivato, Forza Italia convinta, il Pd tiepido). Oggi il testo sarà votato in commissione Cultura e Istruzione, quindi andrà in aula e per il prossimo 27 aprile Matteo Salvini chiede al suo gruppo la prima approvazione (alla Camera). Vuole spendere il risultato nella campagna per le elezioni europee.

La nuova Educazione civica – nuova perché sul tema sono stati approvati decreti presidenziali dal 1999 e la materia già si studia in diverse scuole medie e superiori del Paese – prevede una vera e propria disciplina con un voto specifico in pagella. Non ci sarà un’ora dedicata all’Educazione civica, farlo avrebbe significato investire mezzo miliardo di euro: la materia sarà trasversale su tutto il programma e insegnata per 33 ore nel corso dell’anno scolastico. Avrà un docente dedicato – abilitato all’insegnamento delle materie giuridiche ed economiche - che coordinerà la disciplina suggerendo alla fine il voto.

Il testo unificato è uscito ieri, nel primo pomeriggio, dalla Commissione della Camera e prevede 12 articoli. Detto che, articolo 1, “l’Educazione civica contribuisce a formare cittadini responsabili e attivi”, la discussione tra forze politiche diverse ha permesso di mettere per iscritto che la disciplina “declina nelle istituzioni scolastiche la conoscenza della Costituzione italiana e delle istituzioni comunitarie”.

Accenni di Costituzione saranno offerti già “dall’infanzia”, come altre iniziative di “cittadinanza responsabile”, e l’opposizione è riuscita a ottenere il passaggio di attenzione all’Unione europea. Per bilanciare in chiave regionalistica l’apertura all’Europa, in un passaggio si è sottolineato “lo studio delle regioni e dei suoi statuti”. In un comma, questo chiesto da Fratelli d’Italia, viene indicato “lo studio della storia della bandiera e dell’Inno nazionale”. Ancora, l’Educazione civica serve per promuovere “princìpi di legalità”.
 

Sostenibilità ambientale e patrimonio agroalimentare

La materia entrerà in vigore dal prossimo settembre nel primo ciclo di istruzione (elementari e medie) e nel secondo (superiori) per sviluppare “la conoscenza e la comprensione delle strutture e dei profili sociali, economici, giuridici, civici e ambientali della società”.
Per quanto riguarda la protezione dell’ambiente si specifica – con saggezza – l’orizzonte dato dall’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Quindi, nel testo approvato si parla della tutela delle identità, delle produzioni e delle eccellenze territoriali e agroalimentari. Ancora, si sottolinea la valorizzazione del patrimonio culturale e, in una dizione molto di sinistra, “dei beni pubblici comuni”. Interessante l’accento – in un testo troppo ampio, che rischia di diventare un inno alle intenzioni – agli elementi fondamentali del Diritto “con particolare riguardo al Diritto del lavoro”. La Lega ha chiesto e ottenuto che si mettessero in evidenza gli articoli della Costituzione che definiscono la scuola un luogo di avvicinamento “responsabile e consapevole” al lavoro. Il passaggio è in aperta contraddizione con l’atto di diminuzione delle ore di Alternanza scuola lavoro firmato a inizio legislatura dal ministro Marco Bussetti
 

Cittadinanza digitale contro le fake news

Nel testo unificato ci sono iniziative collegate all’Educazione civica pratiche e contemporanee. L’educazione stradale, per esempio. L’educazione alla salute e al benessere, al volontariato e alla cittadinanza attiva (con possibili interventi esterni di protagonisti del Terzo settore). L’Articolo 5 si occupa, poi, di cittadinanza digitale, “abilità e conoscenze digitali essenziali da sviluppare con gradualità”. Servono per imparare “a valutare criticamente la credibilità e l'affidabilità delle fonti di dati, informazioni e contenuti digitali; individuare i mezzi di comunicazione digitali appropriati; cercare opportunità di crescita personale e di cittadinanza partecipativa attraverso adeguate tecnologie; essere in grado di proteggere la propria reputazione, rispettare i dati e le identità altrui”. Su questo aspetto, il ministro dell'Istruzione convocherà ogni due anni la Consulta dei diritti e dei doveri dell'adolescente digitale quindi dovrà tenere un Albo delle buone pratiche di Educazione civica e organizzare un concorso nazionale per valorizzare le migliori esperienze.

Per i docenti è prevista una formazione specifica. Dal 2020 ci saranno 4 milioni di euro a disposizione, ma nessun investimento specifico: sono soldi sottratti alla grande greppia della Buona scuola renziana.