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Scuolaoggi-ALLARME ROSSO SUPPLENZE

ALLARME ROSSO SUPPLENZE Il problema delle supplenze nella scuola primaria e la Finanziaria. Da anni il fenomeno delle supplenze - nella scuola primaria in particolare - è divenuto un pr...

19/12/2004
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ScuolaOggi

ALLARME ROSSO SUPPLENZE
Il problema delle supplenze nella scuola primaria e la Finanziaria.
Da anni il fenomeno delle supplenze - nella scuola primaria in particolare - è divenuto un problema serio, per non dire preoccupante o drammatico. Non stiamo parlando qui del meccanismo perverso delle graduatorie (la babele delle graduatorie di fascia, i tempi assurdi di pubblicazione e di chiamata, ecc.) ma della questione specifica delle spese che le scuole devono sostenere per la sostituzione dei docenti assenti.
Occorre dire che da anni, anche nelle finanziarie precedenti, si è cercato di porre un limite al conferimento delle supplenze brevi, al di sotto dei cinque giorni. Il problema quindi non è nuovo, nel senso che già si sono verificati in questi anni notevoli disagi in molte scuole.

Ma vediamo cosa succede, di fatto, negli istituti scolastici. Occorre innanzi tutto fare qualche distinzione all'interno delle cosiddette 'supplenze brevi' conferite dai dirigenti scolastici. Tra queste in realtà vi sono supplenze che propriamente brevi non sono, si pensi infatti alle astensioni per maternità o alle aspettative, che possono durare diversi mesi (e che comportano una spesa considerevole per la scuola). E ci sono le supplenze di pochi giorni, in genere in casi di assenze per malattia dell'insegnante o per motivi familiari. Cosa può succedere concretamente in questi casi, di fronte all'assenza dell'insegnante di classe per uno, due o tre giorni? Il capo d'istituto ha due sole possibilità per evitare il ricorso alla supplenza: dividere le classi, cioè suddividere gli alunni in altre classi oppure far ricorso ad ore di compresenza dei docenti o alle cosiddette ore eccedenti.
Nel primo caso è evidente il disagio che si crea non solo agli alunni della classe rimasta senza docente titolare ma anche agli alunni delle classi nelle quali questi vengono inseriti, aumentandone il numero e a mo' di 'parcheggio'. Questa operazione è possibile se l'assenza del docente è di una sola giornata, ma se si protrae per più giorni diventa veramente insostenibile e didatticamente priva di senso.
Per quanto riguarda la possibilità di sostituire il docente assente con altri colleghi presenti a scuola, anche qui le possibilità sono due: o si utilizzano ore di compresenza dei docenti o di 'sovrapposizione' (ad es. quando c'è l'ins. specialista di inglese o di religione e l'insegnante di classe è 'a disposizione') oppure si possono utilizzare (se ci sono) le cosiddette ore eccedenti, in pratica le ore di disponibilità, di 'straordinario', date dai docenti (ore peraltro che a Milano vengono pagate con notevole ritardo, poiché i relativi fondi vengono accreditati dal CSA alle scuole dopo circa un anno'!).
Anche questa operazione si può effettuare per assenze di un giorno o due, dopo diventa veramente problematica (significa continuare a mettere nella classe rimasta senza docente titolare altri docenti, ogni ora, a copertura della classe: immaginate il turnover che si verifica in una scuola a tempo pieno, nell'arco delle otto ore, allorché bambini di 6-10 anni vedono in una giornata quattro-cinque insegnanti diversi e non della loro classe'!). Non solo, ma l'utilizzo di insegnanti 'in compresenza' in altre classi compromette la possibilità di svolgere attività di gruppo o di laboratorio nelle classi di appartenenza, attività magari programmate da tempo.

Insomma è evidente - per chiunque sappia come funziona la scuola primaria ma non è difficile da capire anche per chi ha meno dimestichezza - che tutto questo va a scapito della famosa 'qualità del servizio', compromette seriamente la continuità didattica e la qualità dell'insegnamento.
E questa è la ragione, accanto al fatto che magari la possibilità di disporre di queste stesse ore (eccedenti o di compresenza) non sussiste materialmente, per cui i dirigenti scolastici conferiscono spesso supplenze anche per la durata di pochi giorni.

Fatta questa lunga ma necessaria premessa, è allora davvero preoccupante lo scenario che si prospetta per il prossimo anno, sulla scia di quanto prevede la Finanziaria 2005. Gli emendamenti alla finanziaria proposti dal governo per la scuola (v.art.18 comma 3 bis) prevedono che la spesa per le supplenze brevi del personale docente e ata non possa superare l'importo di 766 milioni di euro per l'anno 2005 e di 565 milioni di euro a decorrere dal 2006. "Il Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca - si precisa - adotta ogni misura idonea per assicurare il rispetto dei predetti limiti" (sic). Non era mai successo che si imponesse un tetto annuale alla spesa per le supplenze. Nelle finanziarie precedenti venivano previste risorse, magari insufficienti, ma che potevano comunque essere integrate in corso d'anno con successivi aggiustamenti in relazione alle esigenze del servizio scolastico. Un taglio drastico dunque, senza possibilità d'appello, alle spese per le supplenze.

Questo taglio può comportare inoltre 'effetti collaterali' e conseguenze ancor più gravi in Lombardia, dove i criteri di assegnazione dei fondi alle scuole già negli scorsi anni hanno mostrato evidenti segni di inadeguatezza e messo in luce vere e proprie distorsioni. In base ai criteri adottati infatti (distribuire a tutte le scuole di ogni ordine e grado i fondi per le supplenze in base a parametri teoricamente 'oggettivi', quota unitaria per numero addetti, ecc.) sono stati assegnati dall'Ufficio scolastico regionale budget alle scuole in maniera del tutto 'scombinata' rispetto alle effettive esigenze e alle differenti situazioni concrete. Si è infatti verificato che vi sono state scuole secondarie che hanno avuto (e tenuto per sé) consistenti avanzi e scuole, soprattutto elementari, che già a maggio avevano esaurito la somma loro assegnata per tutto il 2004. Finora c'è stata qualche possibilità di correzione, con ulteriori assegnazioni, ma se varrà il tetto di spesa fissato dalla finanziaria e se verranno mantenuti gli stessi criteri di distribuzione dalla Direzione regionale, è fin troppo facile prevedere che tali possibilità di integrazione verranno a mancare.

In ogni caso è chiaro che i fondi a disposizione per la sostituzione dei docenti assenti saranno sempre meno. Cosa faranno allora i dirigenti scolastici? Non chiameranno più i supplenti? Oppure, con quali fondi sosterranno le spese per le supplenze se supereranno il budget loro assegnato? Non trascuriamo il fatto che il dirigente scolastico nell'assegnazione delle supplenze stipula oggi contratti di lavoro a tempo determinato sottoscrivendoli di persona, mentre una volta conferiva supplenze per conto e a carico del Provveditorato agli Studi.
Non solo, ma non è da escludere che uno dei possibili criteri, di chiara derivazione (astrattamente) aziendalista, di valutazione del dirigente scolastico potrebbe addirittura essere quello del 'contenimento della spesa' per le supplenze. Vale a dire: chi spende meno dimostra di essere (sempre secondo la filosofia managerial-aziendalista oggi di moda) un bravo dirigente. Ma chi valuta, in questo caso, la qualità del servizio offerto o il disservizio che si può venire a creare? E i danni prodotti sul piano del diritto allo studio ed alla prestazione dell'alunno?

Gianni Gandola (dirigente scolastico, Coordinamento Cgil-Cisl Milano)