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Tecnologia e volontari la ricetta degli istituti che sono riusciti a ripartire

Alla fine, la scuola ce la fa. Si rimbocca le maniche e parte. E così è stato, infatti, ieri mattina per tante scuole

15/09/2020
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Il Messaggero

Alla fine, la scuola ce la fa. Si rimbocca le maniche e parte. E così è stato, infatti, ieri mattina per tante scuole dove, in una corsa contro il tempo, le lezioni sono state avviate regolarmente. Progetti portati a termine e corse dell'ultimo minuto, per riuscire ad arrivare puntuali con la campanella che ieri mattina ha riportato le scuole in presenza. Un appuntamento atteso da sei mesi e temuto, allo stesso tempo, per la sua complessità. Nell'incontro serale di ieri tra Conte, i ministri Speranza, De Micheli e Azzolina con il commissario straordinario Arcuri e al capo della Protezione civile Borrelli, è stata definita positiva la ripartenza nonostante le evidenti difficoltà. Quanto prima verranno diffusi i dati sulla distribuzione dei materiali come banchi e mascherine, come avveniva durante il lockdown per i respiratori e le mascherine.
IN EXTREMISBuona ripartenza, ad esempio, per l'istituto Poseidone di Roma dove la preside Annalisa Laudando, la settimana scorsa, aveva lanciato un grido di allarme: «Non siamo pronti, così non possiamo riaprire». Invece ce l'ha fatta. La scuola ha ripreso le sue attività e oggi gli studenti potranno anche sedersi sui nuovissimi banchi con le rotelle: «Sono arrivati venerdì, ne abbiamo 463 - spiega la dirigente - sono stati ultimati i lavori di edilizia leggera con lo spostamento dei tramezzi per ampliare gli spazi di due classi, abbiamo ricavato dalla mensa due classi, con un pannellato, così come nel teatro. E nel fine settimana abbiamo pulito tutto: abbiamo lavorato tutti insieme, docenti e ausiliari, anche per posizionare la segnaletica a terra. È stata una corsa contro il tempo, ma il risultato ora ci gratifica: la scuola è una comunità dove tutti fanno la loro parte in serenità e sicurezza. Siamo molto soddisfatti».
Aule alternative a Bologna, per quelle classi che hanno potuto iniziare le lezioni all'interno della Fiera: un padiglione enorme da 10mila metri quadri che, per l'occasione, si è trasformato in una sorta di villaggio con tanto di percorso per raggiungere le aule e di strade intitolate alle persone scelte dagli studenti. E così c'è la via intitolata a George Floyd e quella per il medico cinese che aveva dato l'allarme sul virus, Li Wenliang, quella per i migranti del Mediterraneo e quella per Gennaro Arma, il capitano sceso per ultimo dalla nave in quarantena Diamond Princess. In questo modo hanno trovato casa 1600 studenti dei licei Minghetti e Sabin e dell'istituto professionale Sirani. Per creare le classi sono stati utilizzati 4mila pannelli, sul progetto dell'architetto Mario Cucinella: «Le aule saranno spaziose, illuminate con lampade specifiche. L'aria? Non manca in uno spazio così grande, abituato ad accogliere moltissime persone, ben più degli studenti e dei professori che entreranno ora.
SOTTO L'ALBERONon solo nei padiglioni, la scuola si fa anche sui gradini: dove il distanziamento è facilmente assicurato. L'idea, su spazi di apprendimento innovativi, è stata messa in pratica a Reggio Emilia nella scuola primaria Marco Polo che, insieme alle medie Galileo Galilei, ha realizzato un progetto sperimentale di Nuovi paesaggi di apprendimento'. In che consiste questa classe di nuova generazione? L'atrio della scuola media diventa un'agorà modulabile e, alla scuola primaria, c'è invece l'aula verde a gradoni con postazioni nomadi. Tutto intorno c'è una grande area verde esterna, nel parco Noce Nero. Già definita come una scuola sotto l'albero che porterà con se numerose esperienze di didattica svolta all'aperto. 
Lorena Loiacono