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Tuttoscuola: La riforma aperta. Assestamenti ancora possibili. Ma quali?

Istituti tecnici sugli scudi, ma…

23/11/2009
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Tuttoscuola

Il ministro dell’istruzione Gelmini, finora, non ha fatto passi indietro: né sulla data di avvio della riforma dell’istruzione secondaria superiore, confermata al 1° settembre 2010, né sulla sua applicazione simultanea nei tre settori nei quali, già con il governo Prodi, essa è stata suddivisa: licei, istituti tecnici, istituti professionali.

Tuttavia lo stesso ministro ha spiegato che il lavoro di assestamento dei piani di studio allegati agli schemi di regolamento approvati dal Consiglio dei ministri nello scorso mese di maggio è ancora in corso, e che qualche cambiamento è ancora possibile, sulla base delle numerose indicazioni già emerse in questi mesi di dibattito, convegni, consultazioni, ma che potranno ancora emergere dal parere obbligatorio ma non vincolante che sta per essere formulato dalle Commissioni di merito di Camera e Senato e da altre occasioni.

Entro il mese di dicembre (oltre non è possibile andare, pena il rinvio dell’intera riforma) il Consiglio dei ministri dovrà approvare i nuovi regolamenti in via definitiva, e quello sarà il momento della verità, l’ultima occasione per limare i testi.

Insomma, è quasi certo che ci saranno cambiamenti, anche perché il ministro Gelmini insiste sulla sua disponibilità ad ascoltare e recepire proposte di miglioramento, ma non è chiara né la natura né la portata delle ventilate modifiche. Modifiche che comunque dovranno essere compatibili con i risparmi attesi dal ministro dell’economia Tremonti: non potranno verosimilmente essere aggiunte materie e ore di lezione, al massimo si potranno fare degli aggiustamenti all’interno dei tetti orari stabiliti, e cambiare qualche etichetta. A meno di novità clamorose dell’ultimora. Ne parliamo nelle news successive.

Sarà già difficile far digerire all’occhiuto custode dei conti nazionali i mancati risparmi derivanti dalla non applicazione delle riduzioni d’orario alle classi seconde: una misura di buon senso, sollecitata non solo dai sindacati, che la Gelmini ha fatto capire di essere disposta ad assumere.

Istituti tecnici sugli scudi, ma…

Se la “forma liceo” ha avuto il suo momento di massimo prestigio e visibilità con la riforma Moratti, tanto da costringere gli ex istituti tecnici licealizzati a denominarsi licei “vocazionali” per difendere il loro spazio e la loro identità, sono ora gli istituti tecnici ad attraversare una fase di rilancio d’immagine e di ruolo.

Ripristinati nella loro autonomia dal governo Prodi, insieme agli istituti professionali, gli istituti tecnici sono stati al centro di un’operazione di restyling che è stata avallata e proseguita con forza dall’attuale governo, che ha confermato la commissione tecnica, presieduta dal prof. De Toni, incaricata di riprogettare l’intera macroarea dell’istruzione tecnica e professionale.

Cosa che la commissione ha fatto, avvalendosi dell’esperienza dei migliori istituti tecnici e con l’apporto sostanziale di Confindustria, puntando su una più forte e distinta identità di questi istituti rispetto non solo ai licei ma anche agli istituti professionali.

Proprio per rafforzare ulteriormente questa identità Confindustria ha ripetuto, da ultimo anche nell’audizione tenuta al Senato lo scorso 18 novembre, la sua richiesta di aumentare da 8 a 12 le ore di laboratorio nel biennio iniziale degli indirizzi tecnologici (a tetto invariato di 32 ore settimanali), e appoggia il suggerimento del prof De Toni di modificare almeno la denominazione dei due indirizzi liceali opzionali, lo scientifico-tecnologico e l’economico-sociale, togliendo gli aggettivi “tecnologico” e “economico”, per evitare confusioni o sovrapposizioni con i corrispondenti corsi dell’istruzione tecnica.

Ma anche l’altra richiesta, quella di aumentare le ore di laboratorio, appare finalizzata a difendere lo “spazio” degli istituti tecnici dalla concorrenza che ad essi potrebbe derivare dagli istituti professionali, che la stessa commissione De Toni ha ridisegnato peraltro sottolineandone la vocazione “operativa”, necessariamente orientata a forme di apprendimento più marcatamente laboratoriali e pratiche.