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Unione sarda-Ma a scuola si può fare di più

Dopo la firma del contratto Ma a scuola si può fare di più di Maria Paola Masala Il volontariato finisce in pagella. Da predisposizione naturale alla solidarietà diventa 'credi...

18/05/2003
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L'Unione Sarda

Dopo la firma del contratto
Ma a scuola si può fare di più
di Maria Paola Masala
Il volontariato finisce in pagella. Da predisposizione naturale alla solidarietà diventa 'credito' per gli studenti. Come dire che quelli che dimostreranno concretamente di aver fatto qualcosa di buono per gli altri potranno attendersi un quadro scolastico più roseo. I ragazzi, si sa, non fanno niente per niente, e incentivare in loro una maggior generosità non guasta.
La novità è stata presentata dal ministro della pubblica istruzione (anzi, dell'istruzione) Letizia Moratti al convegno 'Si può fare di più', che si è tenuto al Lingotto di Torino. Ed è questo titolo involontariamente umoristico, a suscitare qualche perplessità: perché ieri, dopo sette mesi di trattative, è stato firmato un contratto che dà qualcosa di più agli insegnanti (147 euro lordi al mese), e perché da quel 'si può fare di più' nascono mille considerazioni.
Si può fare di più, certo. Da parte di tutti. Parliamo dei soldi? Gli insegnanti italiani hanno lo stipendio più misero d'Europa. E non basta un aumento ancorché gradito a cambiare la situazione. In un mondo in cui i soldi sono tutto, un docente che guadagna poco più di mille euro al mese dopo decenni d'insegnamento non può non sentirsi frustrato ed essere poco considerato.
Si può fare di più, lo dice chi ritiene che la categoria non lavori poi così tanto. Inutile dire quanto questo sia ingiusto. Senza mitizzare il ruolo dell'insegnamento, che non è una missione ma un lavoro fatto più o meno bene, non si può negare che sia anche altamente usurante. Anche perché non sempre i risultati corrispondono all'impegno. Un insegnante preparato non rende necessariamente bravi tutti i suoi alunni.
Si può fare di più da parte degli alunni e delle famiglie. Che i primi, cent'anni fa come oggi, non abbiano mai voluto far troppo, è nelle cose. A studenti seri e secchioni si sono alternati asinacci impertinenti che poi magari, da adulti, hanno avuto successo nella vita. Ma le famiglie sono sempre più disorientate. In una scuola che offre sempre meno, che non garantisce più un posto di lavoro, che non rappresenta più un'autorità morale, anche il loro ruolo è in crisi.
E allora, forse, non si dovrebbe fare di più. Si dovrebbe fare. E basta. Il volontariato? Ben venga, se non diventa un nuovo progetto da aggiungere ai mille che caratterizzano la scuola di oggi e che collaborano a renderla sempre più confusa e divisa. Ben venga se non collabora a confondere l'etica con la grammatica, la solidarietà con l'algebra, lo zelo con la Divina Commedia.
Gli italiani, ha detto il ministro, sono i primi in Europa nel volontariato. E allora perché strafare? Lo saranno anche i loro figli. Non sono i primi, invece, nel rendimento scolastico, e non da oggi. E allora perché non rinforzare i punti deboli, anziché fortificare quelli forti? Perché non cominciare a pensare che la scuola è la base della società? È una questione di soldi, ancora una volta. Se la scuola è un valore, le si dia ciò che merita.