Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Unità-Adesso è guerra all'antifascismo

Unità-Adesso è guerra all'antifascismo

04.2003 Adesso è guerra all'antifascismo di Furio Colombo È cominciata una affannata e un po' ebbra caccia all'antifascista, con una concitazione carica di disprezzo che fa temere giorni peric...

25/04/2003
Decrease text size Increase text size
l'Unità

04.2003
Adesso è guerra all'antifascismo
di Furio Colombo

È cominciata una affannata e un po' ebbra caccia all'antifascista, con una concitazione carica di disprezzo che fa temere giorni pericolosi. Non c'erano mai stati, in questa democrazia italiana, sempre imperfetta ma mai a rischio, momenti in cui una parte si leva con una intolleranza così profonda, contro l'altra. Il fatto è che alcuni si sono persuasi di avere vinto la guerra e vedono se stessi camminare con una mano sulla pistola e l'altra sul fucile automatico, pattugliando le strade di un'Italia espugnata.
È accaduto che, in una sorta di delirio, l'Italia - quella della Resistenza e della opposizione - si sia incastrata sull'immagine dell'Iraq sconfitto e distrutto. Pattuglie di persone che credevamo normali giornalisti o deputati o opinionisti, vedono all'improvviso se stessi come tanti generali Jay Garner. Vi dicono, a volte urlando, malamente, a volte con sorriso sarcastico: "Avete perduto, cari miei, qui comandiamo noi". E se insistete nel tener testa, si inalberano, perdono il controllo. Vi dicono: "Dovete togliervi di mezzo, tacere, scomparire. Lo capite sì o no che adesso siamo noi a decidere che cosa è stata la Storia?".
Vi prego di credere, non sto esagerando. Sto citando Giuliano Ferrara (Panorama, 2 maggio): "I trucchetti ubriachi alla Giorgio Bocca non ci incantano. Siete gli antifascisti di ieri. Antifascisti pentiti. Andatevene a casa. Antifascisti go home". Sto citando la lettera un po' farneticante, però "autorevole", dato il potere di cui dispone di Sandro Bondi, portavoce di Forza Italia.
Ha preso l'iniziativa di segnare questo 25 aprile con un nuovo tipo di accusa all'antifascismo. I morti di Marzabotto sono a carico dei partigiani comunisti. Essi, volevano deliberatamente provocare rappresaglie durissime. Dunque la colpa non è dei tedeschi. L'affermazione è ovviamente folle. Ma poiché l'Unità ha osato riportarla, alla lettera, tra virgolette, Bondi, anch'egli in preda alla sindrome da vittoria nel deserto, risponde (si veda l'intero testo a pag. 34): "La Resistenza. Già ma che cosa ne sa lei della Resistenza! Anche su questo punto le posso dare lezioni di storia e di politica".
Ecco dunque che si dispiega l'operazione. Poiché l'antifascismo, nonostante tutte le intimidazioni (e anche le convenienze, le offerte, che però non tutti hanno accettato) rifiuta di scomparire, occorre conquistarlo, mappa alla mano e armi in pugno.
La trovata consiste nel dire: gli antifascisti siamo noi. Si fa con questo sillogismo: gli antifascisti erano accanto agli americani nella guerra di liberazione italiana. Dunque chi non si è fatto trovare accanto agli americani nella guerra di liberazione all'Iraq non è antifascista.
Come prova invitano a visitare i cimiteri americani della seconda guerra mondiale, con un argomento che non solo è logicamente insano, ma anche lanciato impudicamente a chi a quei cimiteri, a quei caduti, ha dedicato testi, film, documentari, libri, interventi, quando i suoi sfidanti erano felicemente impegnati a dire di quei morti tutto il male possibile.
Suggerisco ai lettori (ma perché no, anche agli estrosi neo-antifascisti) la lettura di un bel libro di Kressman Taylor dal titolo Senza Ritorno (Rizzoli, 2003). È il racconto, dolente e documentato, del braccio di ferro tra il nazismo e la Chiesa luterana. Poiché la Chiesa non voleva cedere, il nazismo ha inventato e impiantato una nuova Chiesa, detta dei "cristiani tedeschi", e l'ha sovrapposta alla prima, screditando o togliendo di mezzo, a una a una, le persone che si opponevano. Direte: ma perché non sappiamo nulla di questa storia? La risposta è nel libro citato, che era stato scritto tra il 1939 e il 1942 ma che solo adesso è stato ritrovato: un regime può far scomparire non solo persone e fatti, ma anche la narrazione di quelle persone e di quei fatti, anche la semplice notizia che siano esistiti.
Qui, finché rimane in piedi l'Unione Europea (a cui si stanno dando colpi feroci) non è possibile cambiare subito tutte le carte in tavola. Ma lo sforzo è grande e coerente. Bisogna tagliare il legame tra antifascismo, Resistenza e Costituzione. La Costituzione è il grande impedimento al pieno potere di Berlusconi. Il lavoro di demolizione è fervido, sotto diverse spinte e incitazioni di tante destre diverse (chi vuole i soldi, chi vuole le regioni).
Tra l'affermazione di Berlusconi, secondo cui la Costituzione è sovietica, e l'affermazione di Bondi che indica i partigiani comunisti come i veri responsabili delle stragi naziste, c'è un legame evidente. Non solo è la stessa gente, la stessa morale, la stessa qualità umana. È anche un progetto freddo, pensato nell'insieme, diretto a saldare tutti i punti di controllo del potere, a intimidire chi ancora non ci sta, a isolare il Presidente della Repubblica che viene sgarbatamente lasciato solo a festeggiare il 25 aprile. Il pretesto della vittoria (guerra combattuta da altri, pagata con la vita da altri, ma indossata come propria) offre l'occasione dell'arroganza brutale e violenta che è francamente di natura squadristica: ti dà dell'ubriaco, dell'indegno e ti invita a toglierti di mezzo, profittando del totale controllo di tutti i mezzi di comunicazione, privati e pubblici.
Per fortuna non tutti hanno perso la dignità. Una lettera inviata ai giornali dal ministro Mirko Tremaglia ricorda la frase detta alla Camera dall'allora presidente Luciano Violante che intendeva avvicinare la memoria dei caduti, senza confondere le ragioni della Storia e il senso della Liberazione. Tremaglia non pretende di essere un altro. Riconosce se stesso, ma proprio perché lo fa, non si sogna di dare lezioni di identità agli altri, non viene a spiegare che il vero antifascista è lui. Parla della guerra che lui, giovanissimo, ha combattuto, davvero,dalla parte di Salò e non pretende di essere reduce da Baghdad.
Vogliamo dire che è l'unico spunto di decoro - e anche di normalità - che scorgiamo da quella parte?