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Unità-Altra Italia altra Storia-di N.Tranfaglia

Altra Italia altra Storia di Nicola Tranfaglia La traccia storica che i maturandi italiani hanno affrontato ieri ha lasciato da parte quella apparente neutralità che il governo Berlusconi aveva m...

19/06/2003
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l'Unità

Altra Italia altra Storia
di Nicola Tranfaglia

La traccia storica che i maturandi italiani hanno affrontato ieri ha lasciato da parte quella apparente neutralità che il governo Berlusconi aveva mantenuto nei primi due anni di potere.
È, invece, per la prima volta dalla vittoria elettorale del 13 maggio 2001 la prova manifesta di quel progetto di regime autoritario che il presidente del Consiglio persegue con coerenza da quando ha salito il colle del Quirinale per l'investitura ufficiale come capo del governo e che ora pensa di poter realizzare normalizzando, accanto ai mezzi di comunicazione, agli enti di ricerca, alla scuola e all'università, anche la Storia contemporanea nel momento conclusivo degli studi secondari: come viatico e monito per gli studi superiori e universitari.
Così in ventisei righe che sembrano estratte da un sommario ad uso degli aspiranti ad entrare nella cosiddetta Casa delle libertà si indica agli studenti una vulgata storica che finora non è penetrata per fortuna nei manuali di Storia né nel lavoro scientifico ma che oggi si presenta ai giovani perché possano valersene nel percorso universitario o nel lavoro che affronteranno dopo l'obbligo scolastico.
Ai giovani si presenta una Storia dell'Europa e del mondo nel ventesimo secolo che si caratterizza insieme per la profonda unilateralità e lacunosità e per un'interpretazione che non ha accoglienza tra gli storici: i riferimenti sono quelli del libro nero del comunismo di Courtois che il presidente del Consiglio sollevò in una non dimenticata convention di Forza Italia ad Assago nel 1997 per esortare i suoi a lottare contro i comunisti da cui è ossessionato e di due autori, Todorov e Altamirano, che storici non sono ed hanno scritto riflessioni antropologiche e testimonianze sui mali del Novecento.
Il fascismo italiano c'è all'inizio della traccia ma appare come un regime che si è limitato a mandare un po' di italiani al confino o in esilio ma non ha ucciso nessuno.
Giacomo Matteotti, leader dei socialisti riformisti, rapito di giorno a Roma e assassinato da squadristi fascisti legati ai più stretti collaboratori di Mussolini, è scomparso dalle vittime del fascismo.
Così sono scomparsi Carlo e Nello Rosselli fatti uccidere da Galeazzo Ciano in Francia con l'aiuto degli estremisti della Cagoule nel giugno del 1937. Gobetti e Amendola picchiati dagli squadristi neanche loro hanno più diritto ad essere ricordati.
Sempre nella traccia si attribuiscono al nazionalsocialismo le vittime dell'eutanasia ma non i sei milioni di ebrei che appaiono morti durante la guerra: come se la persecuzione fosse un effetto del conflitto piuttosto che di un progetto che Hitler coltiva e di volta in volta modifica e perfeziona da quando inizia la sua ascesa al potere.
Il razzismo omicida del nazionalsocialismo è in altri termini non un elemento centrale della dottrina hitleriana ma poco più di un accidente legato strettamente alla guerra.
Nella seconda parte della traccia, dopo aver ricordato gli orrori dello stalinismo e degli altri regimi comunisti indicando cifre che non hanno ancora trovato riscontro in sede storica per ragioni che gli storici conoscono, la traccia parla delle foibe istriane e dei crimini in Algeria, Iraq e in Jugoslavia ma dimentica completamente quello che è accaduto in America Latina come in Africa e in Asia e che hanno contrassegnato il secolo con non minore ferocia di quanto sia avvenuto altrove.
Il motivo della lacuna è evidente: qui avrebbe dovuto indicare come in quei continenti Europa e Stati Uniti hanno avuto in tutto il secolo pesanti responsabilità e sono stati spesso ispiratori, complici e finanziatori delle peggiori dittature che hanno insanguinato quella parte del mondo.
Come si fa a dimenticare la dittatura di Pinochet in Cile portata al potere dalla Cia agli inizi degli anni settanta, quella dei generali in Grecia nel 1967 o quella di Videla e dei suoi complici in Argentina?
Ma l'interpretazione complessiva è chiara e determinata.
Il fascismo italiano è fuori del cono d'ombra della Shoa, anche se sono ormai provate l'esistenza dei campi di concentramento nell'Italia fascista prima del 1943, l'attiva complicità della Repubblica sociale nello sterminio degli ebrei e degli zingari, la partecipazione dei fascisti alla guerra nazista e alla repressione dei civili e così via.
Quanto al nazionalsocialismo, le vittime che gli si attribuiscono direttamente sono soltanto quelle prebelliche giacché quelle della guerra non sono attribuite ai nazisti ma a tutti i contendenti.
Infine l'unico grande colpevole del periodo successivo è il comunismo giacché le dittature di destra non esistono più dopo il 1945 e interi continenti scompaiono nell'esposizione del tema storico.
Siamo alla caricatura grottesca del Novecento secondo le alleanze di cui Berlusconi ha bisogno (vecchi e nuovi fascisti) e senza nessun tentativo di far capire ai giovani la complessità delle vicende ma cercando di indicare loro un unico male che è quello del comunismo.
Ma al di là del grottesco e del caricaturale che caratterizzano la traccia storica c'è un aspetto per certi aspetti ancora più preoccupante di quello che è accaduto.
Chi autorizza il capo del governo a proporre, in una traccia dettata dal ministero dell'Istruzione, le opere che egli personalmente pubblica come editore e che usa per la sua propaganda politica?
Nessuno lo autorizza e tanto meno quella Costituzione che egli, come è noto, non ama e viola di continuo.
La verità è che quel regime populista e autoritario che la maggioranza, e una parte dell'opposizione, continuano a negare si sta realizzando giorno dopo giorno nel nostro paese. Non rendersene conto o negarlo a questo punto può avvenire soltanto per cecità o complicità. Non per altre ragioni.