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Unità-Berlusconi e i suoi, con la guerra anche l'ora del declino

Berlusconi e i suoi, con la guerra anche l'ora del declino di Piero Sansonetti Il governo italiano è favorevole alla guerra: la considera legittima, utile, necessaria, giusta e urgente. Anche...

20/03/2003
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l'Unità

Berlusconi e i suoi, con la guerra anche l'ora del declino
di Piero Sansonetti

Il governo italiano è favorevole alla guerra: la considera legittima, utile, necessaria, giusta e urgente. Anche inevitabile. Apprezza gli Stati Uniti che stanno per iniziarla. Però ha deciso di non partecipare: nè con uomini, né con mezzi militari, né con soldi. Concederà tuttavia agli americani le basi che sono nel nostro territorio (27 basi militari), a condizione che non vengano usate per azioni di attacco all'Iraq, e concederà i nostri cieli, cioè permetterà ai bombardieri di sorvolare la penisola. Come si può riassumere tutto questo garbuglio? Il nostro paese è in guerra ma non è belligerante. Almeno, Berlusconi dice così. E questa è la soluzione, un po' surreale, alla quale si è arrivati dopo una giornata tesissima.

Contatti politici e diplomatici, riunioni del Consiglio dei ministri e del Consiglio Supremo di difesa e un drammatico dibattito in Parlamento che ha registrato momenti di scontro assai aspro. L'opposizione ha sommerso il governo di critiche, e per la prima volta dopo una quindicina d'anni si è presentata unita, solidale, senza crepe, molto decisa. Ha votato una mozione semplice e chiara, che condanna la guerra e chiede che sia impedito l'uso delle basi militari. La maggioranza ha mostrato qualche smagliatura, qualche dissenso (il capo de cattolici, Follini, ha criticato apertamente il governo), e alla fine non se l'è sentita di presentare una sua mozione, perché forse non tutti l'avrebbero votata.

Ha messo ai voti una riga di ordine del giorno. Dice così: "Il Parlamento approva il discorso di Berlusconi". E basta. Anche i senatori a vita - gente del calibro di Scalfaro, Cossiga, Andreotti e Emilio Colombo: l'ossatura della vecchia Dc, quella che firmò l'adesione alla Nato battagliando con la sinistra - hanno detto no al governo. Qualcuno, come Cossiga, lo ha detto con parole ancora più aspre di quelle usate dalla sinistra. Ha sostenuto che il governo si pone fuori dalla Costituzione e ha allargato le critiche anche al presidente Ciampi.

Bobo Craxi, che fa parte della maggioranza, ha parlato alla Camera annunciando il voto per l'opposizione, ed è stato applaudito da tutta la sinistra, compresa Rifondazione. In Parlamento - dopo tanti anni di liti, ripicche, scontri, divisioni - i capi di tutti i partiti della sinistra hanno trovato un clima nuovo di collaborazione e di amicizia. Da Rifondazione ai socialisti. I discorsi di Bertinotti, Rutelli e Fassino hanno ricevuto un'accoglienza entusiasta da tutti i deputati della sinistra e del centrosinistra. D'Alema si è alzato dal suo banco per andare a congratularsi con Rutelli. A dibattito concluso, Bertinotti, Rutelli e D'Alema hanno discusso insieme, in Transatlantico, sull'esito del voto e sulle cose da fare nelle prossime settimane. Intanto, un po' in tutte le città italiane, si stanno organizzando manifestazioni pacifiste e scioperi. Sabato ci sarà una mobilitazione nazionale.

In uno dei giorni più tristi, più cupi di questo secolo appena iniziato, mentre tutto il mondo aspetta che da un momento all'altro inizino a cadere le bombe e gli esplosivi su Baghdad, e si prepara a contare i morti della prima notte (mille morti, o duemila, o tremila), nel Parlamento italiano si è svolta una battaglia politica importante che sicuramente ha segnato una svolta nella storia di questa legislatura. Ci sono tre novità.

La prima è che una sinistra che fino a qualche settimana fa sembrava allo sbando, ha ritrovato le sue ragioni, i suoi sentimenti comuni. E' difficile che una giornata come quella di ieri non lasci un'impronta nei rapporti tra i partiti dell'opposizione. Perché l'unità che è stata trovata non è tattica, di compromesso: è su un valore molto importante, come il concetto di pace e di guerra. E supera per la prima volta le lacerazioni devastanti che per tutto il secolo scorso, e ancora negli ultimi due anni, avevano sempre messo la sinistra con le spalle al muro. E' un embrione di unità, seppure tra posizioni e punti di vista diversi, che se non sarà lasciata cadere darà certamente i suoi frutti.

La seconda novità riguarda la maggioranza. Il governo ha dato la netta sensazione di avere il respiro corto. Si è affidato a tre discorsi: quello contorto del suo leader, quello di Marco Follini e quello di Adornato. Tre discorsi in netto contrasto tra loro.

Berlusconi nel suo intervento ha cercato di dimostrare che pace e guerra sono la stessa cosa, sono le facce di una medaglia. E che la 'furbizia' è la chiave della politica. La vecchia e stereotipata furbizia italiana: cioè la capacità di accontentare Bush e il Papa, La Malfa e Craxi, i cattolici pacifisti e il ministro Martino, l'opinione pubblica e le ragioni di Stato (o di partito). Si è aggrovigliato, in questo tentativo. Ha finito con lo sfidare l'opinione pubblica (e la Chiesa cattolica, che ha lanciato una vera e propria maledizione contro chi appoggia la guerra), senza neppure soddisfare a pieno gli americani. Berlusconi teneva le mani a coprirsi la faccia, mentre parlava Follini, rideva nervoso e applaudiva scherzosamente (e con ira) mentre parlava Rutelli, si agitava con furia mentre parlava Fassino. Non era un vincitore.

Il secondo discorso importante è stato quello di Marco Follini. Uno dei quattro azionisti di maggioranza. Ha iniziato così il discorso: "Siamo contrari a questa guerra per tre ragioni: perché è unilaterale, perché divide l'Europa, perché avviene senza il permesso dell'Onu". Non c'è bisogno di aggiungere altro.

Il terzo discorso è quello di Adornato, che ha espresso con chiarezza questo concetto: "la guerra va fatta perché l'America è il giusto e il bene, e Saddam è il male. L'Onu è vecchia e da buttare, non funziona più e va sostituita con una alleanza di ferro tra le potenze Occidentali, guidate dagli Stati Uniti, che assuma pienamente il potere mondiale e studi le forme di collaborazione con gli altri paesi". E' il pensiero vero di gran parte dell'alleanza, ma è il pensiero che Berlusconi non ha la forza di rendere esplicito.

L'impressione è che la maggioranza abbia perduto lo spirito di squadra che l'ha resa forte fino ad oggi. Ha tenuto finché si è trattato di votare le leggi speciali, quelle per l'impunità e la difesa dalla magistratura. Ora non ha più un suo spirito comune. Sulla politica estera è andata a pezzi. Vive una crisi di motivazioni, un po' come quella che attraversò l'Ulivo dopo aver portato l'Italia nell'Euro, e che segnò la caduta di Prodi e l'inizio del declino.