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Unità-Bush a Saddam: possiamo usare l'atomica

Bush a Saddam: possiamo usare l'atomica di Roberto Rezzo "Gli Stati Uniti continueranno a mettere in chiaro che si riservano il diritto di rispondere con una forza schiacciante '#8211;compreso il...

12/12/2002
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l'Unità

Bush a Saddam: possiamo usare l'atomica
di Roberto Rezzo

"Gli Stati Uniti continueranno a mettere in chiaro che si riservano il diritto di rispondere con una forza schiacciante '#8211;compreso il pieno utilizzo di tutte le nostre opzioni'#8211; all'utilizzo di armi per la distruzione di massa contro gli Stati Uniti, le loro forze all'estero, o i loro alleati", recita il documento che l'amministrazione Bush ieri mattina ha consegnato ufficialmente al Congresso. Nel linguaggio del Pentagono l'espressione "tutte le opzioni" significa bomba atomica e infatti osservatori e media l'hanno letta come un'esplicita minaccia di Washington contro Saddam Hussein: in caso di attacco, se l'Iraq risponderà con armi chimico-batteriologiche, la rappresaglia sarà nucleare.

Le sei pagine definiscono la nuova strategia nazionale contro le armi per lo sterminio di massa, destinata a sostituire con effetto immediato quella preparata nel 1993 sotto la presidenza Clinton. È una codifica che rispecchia l'evoluzione della politica sulla sicurezza iniziata con gli attentati dell'11 settembre dell'anno scorso, il fuoco è incentrato sulla lotta al terrorismo. "Non permetteremo ai regimi e ai terroristi più pericolosi del mondo di minacciarci con le armi più distruttive", si legge nel testo.

La strategia esposta dal National Security Council, insieme alla Casa Bianca e al dipartimento per la Sicurezza nazionale prevede un vasto raggio di azioni deterrenti per impedire che queste armi finiscano in mano ai nemici dell'America, compreso l'attacco preventivo. Nulla di nuovo rispetto a quanto non sia già stato enunciato da questa amministrazione sin dalla guerra in Afghanistan. Fonti governative hanno addirittura precisato che già da mesi sono già state impartite disposizioni riservate alle forze dell'ordine e ai militari per la messa in pratica della strategia. La scelta dei tempi per la presentazione e pubblicazione del documento coincide con l'esame da parte degli ispettori e delle Nazioni Unite della dichiarazione fornita da Baghdad sui propri arsenali, ai sensi della risoluzione 1441 del Consiglio di Sicurezza. L'Iraq ha messo nero su bianco di non possedere e di non avere piani per la costruzione di armi per lo sterminio di massa, gli Stati Uniti hanno detto che si tratta di una menzogna e che sono pronti a sbugiardare il regime di Saddam Hussein.

Gli ispettori dell'Onu, messi sotto pressione, hanno chiesto all'amministrazione americana di tirare fuori le prove, di collaborare alle indagini. Il presidente Bush per ora sembra rispondere solo con un'escalation di minacce. Non solo viene paventato l'impiego di armamenti nucleari, ma fa sapere che nei piani del Pentagono per una nuova guerra nel Golfo è previsto anche l'impiego di mine, contravvenendo a una moratoria che di fatto pareva stabilita a livello internazionale per mettere al bando ordigni che si sono rivelati micidiali soprattutto contro le popolazioni civili.

Il documento sostiene che la strategia della deterrenza è ancora efficace, ma solo fino a un certo punto. Il concetto ha bisogno di essere ridefinito: "La distinzione fra minacce all'interno e all'esterno dei nostri confini nazionali non è più applicabile nella situazione attuale, in parte perché queste armi sono ricercate sia da terroristi che da 'Stati canaglia''#8211; ha spiegato un funzionario dell'amministrazione '#8211; Questi Paesi non sono come l'Unione Sovietica, con cui avevamo un dialogo, con ci si intendeva su cosa fosse la deterrenza. Sono Paesi che non hanno bisogno di tonnellate di armamenti per metterci in pericolo, possono farlo con poche armi, tenendo in ostaggio le nostre città". E in questi casi si giustifica l'attacco preventivo. La Casa Bianca segnala di voler continuare a lavorare sulla strada dei trattati internazionali per impedire la proliferazione delle armi nucleari come di quelle chimico batteriologice, ma insiste per "azioni di difesa attiva" per fermare e distruggere queste armi prima che possano colpire gli Stati Uniti.

Un'appendice top-secret, secondo il Washington Post, contiene i nomi delle nazioni che nel documento sono genericamente definiti "Paesi canaglia": Iran, Siria, Corea del Nord e Libia. La minaccia è chiara: gli Stati Uniti sono pronti a un attacco preventivo e gli scenari di guerra del presidente Bush si allargano oltre i confini del Medio Oriente