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Unità-Cofferati: "Un pessimo accordo". Epifani: "Un patto per Forza Italia"

07.2002 Cofferati: "Un pessimo accordo". Epifani: "Un patto per Forza Italia" di Oreste Pivetta Nella giornata dell'accordo separato, dei sindacati che ufficialmente si dividono, del governo che...

06/07/2002
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l'Unità

07.2002
Cofferati: "Un pessimo accordo". Epifani: "Un patto per Forza Italia"
di Oreste Pivetta

Nella giornata dell'accordo separato, dei sindacati che ufficialmente si dividono, del governo che enuncia con il gaio sorriso dei suoi capi il bottino di guerra, Sergio Cofferati e Guglielmo Epifani, il primo tra Foggia e Bologna (e una festa dell'Unità a San Lazzaro di Savena, dove ha incontrato Piero Fassino, insieme con Michail Gorbaciov e Rita Levi Montalcini), lungo quasi tutta la penisola, il secondo a Roma, raccolgono la solidarietà e gli applausi di chi crede ancora nel lavoro e nei suoi diritti, che è poi la maggioranza reale del paese, e con molta pacatezza rispondono, ovviamente ricordando che le lotte non cesseranno e citando i risultati di questi giorni, ad esempio uno sciopero ieri in Veneto cui ha aderito l'ottanta per cento dei lavoratori, un altro nelle Puglie... in attesa di uno sciopero generale, in autunno. Intanto il giudizio.

"Un pessimo accordo - secondo Cofferati - che toglie dei diritti a delle persone e non dà nulla a chi non ne ha. Un accordo che non produce vantaggi di nessuna natura per la parte più debole del paese, anzi rischia di creare ulteriori difficoltà, perchè costringe i firmatari ad accettare anche un documento di programmazione economica finanziaria che non presenta alcuna certezza sul piano dell'equilibrio dei conti...".

"Un accordo senza qualità - ha aggiunto Epifani - Non un patto per l'Italia, ma un patto per Forza Italia...La scelta della Cisl e della Uil di sottoscrivere il patto è sbagliata ed è un atto grave nei rapporti tra le tre organizzazioni. Non ci sentiamo isolati, tanto più che vorremmo che fossero i lavoratori a decidere se l'intesa va bene oppure se è da respingere...".
Cofferati a Foggia l'aveva anticipato: "La Cgil intende promuovere una raccolta di firme, puntiamo a cinque milioni...". Saranno per un referendum abrogativo contro le modifiche all'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori e per due proposte di legge di iniziativa popolare: "Una per l'estensione dei diritti verso i lavoratori che oggi non ne hanno, l'altra per la riforma degli ammortizzatori sociali". "Cinque milioni di firme - ancora Epifani - per dire no a una scelta come questa e dire sì a una proposta che estenda tutele e diritti a chi ne è privo".

Epifani ha contestato in modo dettagliato il 'patto' (nella conferenza stampa dopo gli incontri, 'anticipato' tra l'imbarazzo dei presenti dal solito Berlusconi: "Vi lascio al leader della Cgil..."): quello che doveva essere un andamento tendenziale piuttosto basso dell'economia e dello sviluppo resterà tale anche dopo la firma, così non si produrrà nè un posto di lavoro in più nè uno 0,1 per cento di sviluppo in più, l'accordo non dà certezze perchè si inscrive nella preparazione di un dpef molto nebuloso, sulla riforma fiscale oggi si è fatto quello che non si era fatto fino ad oggi e che andava fatto, in virtù dei precedenti accordi che già prevedevano il taglio dell'irpef e la restituzione del fiscal drag, insomma "un'operazione propagandistica". Sull'articolo 18, Epifani ha spiegato: non varrà soltanto per le imprese sotto i quindici dipendenti, ma, come è evidente, finirà per valere per tutte le imprese, non ci sarà nulla di più facile che partire con quattordici dipendenti e arrivare a cento e quando questa situazione avrà prodotto i suoi effetti sarà impossibile tornare indietro, così tra tre anni sarà logico eliminare l'articolo 18 per tutti i lavoratori. Epifani ha bocciato la riforma degli ammortizzatori sociali, "di basso profilo e bassa qualità": con i 700 milioni di euro messi sul piatto dal governo, si copre a malapena la disoccupazione ordinaria senza poter estendere gli ammortizzatori a tutto il mondo del lavoro dipendente. Infine, Sud ed emersione del lavoro nero: per il Mezzogiorno non c'è nessuna certezza di risorse aggiuntive, per tradurre gli impegni in atti concreti, quanto all'emersione, non c'è più di una riga e mezzo, solo per dire che si produrrà un avviso comune: "Per un governo che ne aveva fatto il primo atto e per Confindustria che ne aveva fatto un cavallo di battaglia, mi sembra un po' riduttivo. Non c'è uno straccio di idea o di proposta da poter spendere". Una citazione anche per Tremonti: le simulazioni sugli effetti della riforma fiscale sono inattendibili e probabilmente false. Cioè: "Abbiamo chiesto al ministro di spiegare come venivano fuori questi esempi, ma il ministro non è stato in grado di farlo. Se mancano i criteri su deduzioni e detrazioni, va da sè che sono esempi puramente inventati". Conclusione di Epifani: "Domani mattina nella nostra segreteria valuteremo il complesso delle iniziative che abbiamo ormai deciso, a partire dagli scioperi regionali...".

Mercoledì intanto si dovrebbe svolgere l'incontro tra la Cgil e i leader della opposizione.
Piccolo giallo che testimonia della sensibilità democratica del governo, a proposito del confronto specifico sulla riforma fiscale: nelle prime bozze del 'patto' circolate nella sala stampa di Palazzo Chigi veniva ribadito che il tavolo sarà riservato alle parti firmatarie dell'accordo. Quindi, niente Cgil. Una esclusione confermata da Tremonti in conferenza stampa. Nella versione definitiva del 'patto', il riferimento è, fortunatamente, scomparso. Resta l'inquietudine...