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Unità-Educati per servire

Educati per servire di Marina Boscaino Domanda retorica: chissà se l'altro ieri, quando ha rivolto il suo augurio ai 480mila maturandi italiani, Letizia Moratti era a conoscenza dell'ultima trova...

19/06/2003
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l'Unità

Educati per servire
di Marina Boscaino

Domanda retorica: chissà se l'altro ieri, quando ha rivolto il suo augurio ai 480mila maturandi italiani, Letizia Moratti era a conoscenza dell'ultima trovata dei curatori d'immagine (di professione o di vocazione) del presidente del Consiglio.
Non è sufficiente che Berlusconi si faccia approvare le leggi a proprio uso e consumo, che controlli l'informazione pubblica e privata nel Paese, che sia a capo di un impero economico con addentellati in ambiti talmente eterogenei - dall'edilizia, alle assicurazioni, al calcio - da confliggere costantemente con il suo ruolo istituzionale. Berlusconi è diventato uno dei protagonisti indiscussi anche dell'Esame di Stato.
Sfidando qualunque constatazione di buon senso (e di buon gusto), gli zelanti funzionari del ministero hanno proiettato l'ingombrante presenza avida di visibilità e di autoreferenzialità persino su questa sessione di esami. I suoi proseliti acritici non hanno resistito alla tentazione - nella migliore tradizione di un culto della personalità che ricorda molto da vicino metodi usati in altri momenti storici e politici - di lasciar aleggiare l'ombra del presidente miliardario anche tra i banchi di scuola, nel momento comunque più importante e carico di ansia e preoccupazione che uno studente debba affrontare durante la sua vita scolastica: l'Esame di Stato. I seguaci di Berlusconi non smettono mai di stupirci quanto a incapacità di provare vergogna o almeno imbarazzo. Celebrano il grande e poliedrico statista (illuminante il suo intervento vergognosamente citato nella traccia sull'acqua, uno stralcio dell'introduzione alla Celebrazione Ufficiale Italiana per la Giornata Mondiale dell'Alimentazione 2002, dal contenuto estremamente banale); lusingano l'indomito castigatore del comunismo e delle sue conseguenze così incombenti sulla società italiana contemporanea, delle quali la sua politica rappresenterebbe l'unica alternativa salvifica. Citano infatti nella traccia sui totalitarismi il Libro Nero sul Comunismo che è stato una delle fonti irrinunciabili della sua campagna elettorale. La signora Moratti, nel suo discorso augurale ricco di luoghi comuni al miele, si sarà interrogata se quella serenità nell'affrontare la prova (cui spesso ha fatto riferimento) avrebbe potuto in qualche modo essere intaccata da un'ingerenza così clamorosa come quella che impudicamente è stata inserita nelle tracce? Avrà ritenuto, nonostante quelle atipiche consegne, gli studenti ai quali maternamente si rivolgeva veramente liberi di esprimere la propria opinione? Non credo che simili interrogativi possano albergare in menti tanto pronte all'obbedienza acritica. È solo a noi che - al di là di ogni senso dell'opportunità e della decenza - in un momento politico così difficile e conflittuale pare sbalorditivo che nelle tracce di Esame di Stato venga citato direttamente e indirettamente questo presidente del Consiglio?
Tornando ai temi di ieri, alcune tracce, occorre dirlo, sono apparse belle e realizzabili, considerando i contenuti di letteratura del quinto anno di scuola superiore. A differenza dell'anno scorso - quando il tema storico su Giovanni XXIII era stato formulato in maniera irrealistica rispetto al programma di storia - non ci sono state sorprese. Semmai si è realizzata la previsione di molti: finalmente Pirandello,- "Il piacere dell'onestà" - colto in uno degli elementi più emblematici della sua poetica. Suggestiva e originale la scelta dei documenti a supporto della tematica degli affetti familiari, la prima da sviluppare nella forma del saggio breve o dell'articolo di giornale. Per il saggio breve, ancora, l'acqua che - a parte l'illuminante intervento di Berlusconi - è certamente una problematica sulla quale la civiltà occidentale non è ancora adeguatamente sensibilizzata, nonostante le atroci condizioni di alcune zone del mondo. Esiste la possibilità della poesia nella civiltà delle comunicazioni di massa: una tematica che ha attraversato tutta la seconda parte del Novecento e sulla quale ancora non sono state espresse posizioni definitive; su di essa la seconda tipologia di prova ha offerto interventi importanti e ben individuati. Il tema storico, poi, tocca argomenti fondamentali oggi - i diritti umani universali - soprattutto in un Paese in cui un ministro della Repubblica incita a prendere a cannonate gli immigrati.
L'impronta ministeriale più evidente (a parte le imprudenti e zelanti citazioni del Grande Capo) è stata impressa in due tracce, quella sul terrore e la repressione politica nei regimi totalitari del Novecento e quella di attualità. La prima riapre un dibattito che durante l'anno scolastico ha tenuto banco, creando perplessità, allarme, indignazione nei docenti che hanno sentito la loro autonomia minacciata da una serie di proposte riguardanti la revisione e la selezione dei testi di storia. Pur considerando esplicitamente il Fascismo e il Nazismo, un risalto fastidioso e quantomeno sospetto (anche considerando i programmi di storia) viene riservato ai regimi comunisti, che innegabilmente hanno attuato politiche colpevolissime quanto a terrore e repressione. Si parla dell'Urss, naturalmente, ma anche di Cina, Vietnam del Nord, Corea, Cambogia, Cuba, Europa dell'Est. Del Fascismo vengono dimenticate le leggi razziali, i pestaggi mortali, i campi di concentramento. E non è cosa da poco. Non è - come sempre - la contabilità delle vittime a far riflettere, nel perverso computo di chi abbia prodotto più barbarie e inciviltà. L'intera storia del Novecento è stata costellata da fenomeni disumani e atrocità e non si può presumere che i totalitarismi di destra siano terminati con il Fascismo e il Nazismo: non una parola sul Franchismo e su tutte le dittature di destra che hanno insanguinato il Sud America, forse perché troppo funzionali allo sviluppo capitalistico di tutto l'Occidente. Non una parola sulle dittature militari che si sono alternate - nell'indifferenza dell'Occidente - nei Paesi del Terzo Mondo, producendo milioni di vittime. Come se quei morti avessero meno rilevanza e meno dignità. Come se il punto di vista sulla storia e l'elaborazione di un pensiero critico non potesse prescindere dalla centralità assoluta di quello che ormai è diventato un epiteto - comunisti! - che il nostro Presidente del Consiglio non cessa di riproporre istericamente. Se da questa traccia dovessimo desumere l'oggettività del percorso al quale il nostro Governo intende piegare l'autonomia didattica degli insegnanti (che sono per lo più capacissimi di presentare con rigore tutte le tragedie del Novecento, nessuna esclusa) è necessario procedere ad una riflessione ancor più ponderata di qualunque intervento autoritario sulla libertà di insegnamento.
Infine il tema di attualità: e qui il '#8216;inistero ha operato su un terreno che conosce molto bene. Che l'impatto immediato ed emozionale delle immagini nel sistema di informazioni sia prevalente rispetto al contenuto concettuale del messaggio stesso è cosa che il ministro Moratti - e tutto il Governo - sanno piuttosto bene. E che esso favorisca varie forme di apprendimento è cosa altrettanto nota per loro. Il punto di convergenza tra informazione e apprendimento è piuttosto oscuro, quasi un lapsus del ministero, che dà al sistema di informazione il ruolo di suggeritore di qualcosa "da imparare": imparare, ad esempio, che bisogna ammirare ed omaggiare il presidente del Consiglio; che bisogna farci piacere una riforma iniqua e anacronistica. Questo da una parte fa riflettere sulla concezione di apprendimento, conoscenza, comprensione proposta dagli esperti che hanno formulato la traccia (e che sono anche coloro che si occupano della scuola italiana); dall'altra si può dire che di tale improprio accostamento il ministero stesso si è fatto interprete: ne fanno fede gli spot pubblicitari, gli opuscoli e le brochure patinate, le continue apparizioni in tv - volte a propagandare ora questo ora quel prodotto - che certamente durante il mandato di Letizia Moratti non sono mancati. L'equivoco tra informazione, propaganda, apprendimento e persuasione occulta è degno delle riflessioni più acute e degli scenari più paradossali che uomini di cinema e scrittori hanno prodotto nel Novecento.