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Unità-I pericolosi esperimenti della dr. Moratti

I pericolosi esperimenti della dr. Moratti di Margherita Hack In una democrazia liberale i governanti non procedono come treni a proporre drastiche riforme sulla pelle dei cittadini (meglio sarebb...

03/02/2003
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l'Unità

I pericolosi esperimenti della dr. Moratti
di Margherita Hack

In una democrazia liberale i governanti non procedono come treni a proporre drastiche riforme sulla pelle dei cittadini (meglio sarebbe dire "sudditi") senza degnarsi di ascoltare le loro ragioni e le loro proposte, senza degnarsi di rispondere alle richieste di colloquio. Questo è invece quello che succede nella nostra democrazia, dove una classe politica arrogante e ignorante, priva di ogni senso dello Stato, si prepara ad affossare uno dei campi più vitali e importanti di ogni grande paese moderno, il campo della ricerca scientifica.
Non è bastato tagliare i fondi per la ricerca, mettendo molti istituti nelle condizioni di potere a malapena sostenere le spese di funzionamento, da quelle per la carta igienica a quelle per le pulizie; non è bastato bloccare le assunzioni di nuove leve di ricercatori, costringendo molti giovani di talento ad emigrare.
[CAP3]Nel segreto del ministero dell'Istruzione (non più pubblica) si è elaborata una riforma degli enti di ricerca, i cui dettagli arrivavano per vie traverse, per i "si dice", "sembra che" e via dicendo, finché questa è venuta alla luce in coincidenza con l'assemblea dei ricercatori tenuta al Cnr il 24 gennaio scorso, a cui il ministro Moratti e il sottosegretario Possa si sono ben guardati dall'intervenire.
Malgrado la chiara opposizione a questa riforma da parte della stragrande maggioranza dei ricercatori, il treno non si è fermato e il Consiglio dei ministri approva con tre decreti legge il commissariamento del Cnr, dando il benservito al presidente Bianco, l'accorpamento dell'Istituto Nazionale Fisica della Materia (Infm) nel Cnr da riformare e l'accorpamento nel neonato Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) degli Istituti Cnr di Astrofisica e Radioastronomia. L'arroganza di questo governo lascia stupefatti, anche se dopo l'exploit televisivo di Berlusconi in risposta alla decisione della Cassazione, non ci si dovrebbe più meravigliare di nulla.
Comunque è bene spiegare il perché dell'opposizione a questa riforma. Il Cnr è composto attualmente da un centinaio di istituti di ricerca nei più svariati campi. Per esempio nel campo dell'astrofisica e della ricerca spaziale, che conosco meglio, voglio ricordare l'Istituto di Milano che è stato uno dei principali artefici della realizzazione di un satellite, il "Beppo Sax", che ha risolto uno dei maggiori misteri dell'astrofisica, che durava da più di 20 anni, stabilendo cioé quali sono gli oggetti che hanno dato luogo ai "lampi gamma"; o citare i due istituti del Cnr di Bologna che hanno svolto ricerche avanzate nel dominio delle alte energie e iniziato le ricerche di radioastronomia in Italia e inserito in una rete internazionale di radiotelescopi per lo studio delle più lontane galassie; o, ancora, gli Istituti di astrofisica spaziale e fisica planetaria di Frascati.
Tutti questi istituti avevano dimensioni ottimali, né troppo piccoli, né carrozzoni necessariamente poco agili e dominati dalla burocrazia. Il voler ridurre più di 100 istituti a una decina, accorpando quelle aventi affinità di ricerca in megadipartimenti, creerà necessariamente una maggiore burocrazia e quindi una minore agilità decisionale. Inoltre nei consigli scientifici saranno immessi burocrati che decideranno le ricerche prioritarie secondo il governo, in barba all'autonomia della ricerca. Evidentemente questi nostri saggi governanti non sanno che solo dalla ricerca di base libera e autonoma possono venire le innovazioni.
Particolarmente grave è l'immotivata decisione di inserire l'Infm nel Cnr: l'Infm ha pochi anni di vita, ed ha sezioni in molte università italiane. Ha moltissime collaborazioni internazionali, pubblicazioni e risultati di eccellenza sia nella ricerca di base che in quella applicata. Per esempio nell'Area di Ricerca di Trieste opera il laboratorio di Tecnologia e Nanoscienza che svolge ricerche avanzate con applicazioni all'elettronica, fotonica, applicazioni spaziali e biomediche, e il sincrotrone Elettra che svolge ricerche di biologia strutturale, materiali magnetici, microelettronica e micromeccanica. Questo tipo di ricerca applicata è estremamente innovativa e, a chiacchiere, tanto interessa a questo governo di presunti manager. E allora perché andare a toccare un ente che funziona egregiamente? E con quali vantaggi? E senza mai avere interpellato gli addetti ai lavori? È questo, ministro Moratti e sottosegretari Possa, che intendete per autonomia della ricerca e metodo democratico?
Un altro ente disastrato è l'Agenzia Spaziale Italiana (Asi). Essa è praticamente in sonno da due anni. Il suo presidente è riuscito a far emigrare in Francia, all'Istituto Spaziale di Tolosa il direttore scientifico Giovanni Bignami, oltre ad aver bloccato progetti di collaborazione europea e internazionale, danneggiando non solo i ricercatori, e gli stessi progetti europei che sono venuti a mancare del contributo finanziario, già assicurato, da parte dell'Italia. Questo sonno dell'Asi sta portando al collasso anche le industrie spaziali che hanno accumulato competenze eccezionali e contribuito alla realizzazione di molti esperimenti internazionali. Vogliamo che tecnici superspecializzati vadano a finire in cassa integrazione?
Cari Moratti e Possa, gli istituti di ricerca non sono pedine da spostare qua e là, a seconda di come vi svegliate la mattina. Metter le mani nel complesso e delicato mondo della ricerca senza averne esperienza diretta e senza l'umiltà di ascoltare chi ci lavora da una vita, può voler dire distruzione e non ristrutturazione della ricerca.
Mi auguro che nella discussione in Parlamento di questa riforma prevalga il buonsenso e il rispetto per i ricercatori a tutti i livelli.