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Unità-IL NEMICO DELLO STATO

.05.2003 Il nemico dello Stato di Nicola Tranfaglia Siamo ormai al delirio ma sbaglierebbe chi pensasse, di fronte al discorso di Silvio Berlusconi agli amministratori di Forza Italia a Udine, c...

12/05/2003
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l'Unità

.05.2003
Il nemico dello Stato
di Nicola Tranfaglia

Siamo ormai al delirio ma sbaglierebbe chi pensasse, di fronte al discorso di Silvio Berlusconi agli amministratori di Forza Italia a Udine, che il presidente del Consiglio ha perduto la calma e non sa quello che dice. Al contrario, quel discorso è il proseguimento coerente del suo intervento "spontaneo" davanti ai giudici di Milano o di quello, davvero indegno, fatto ad Excalibur l'altra sera davanti ai Ferrara, ai Socci e gli altri suoi seguaci e adoratori.

Berlusconi si trova, a due anni dalla sua vittoria elettorale, in netta difficoltà davanti al Paese perché il suo governo non ha realizzato finora nessuna delle "riforme" promesse.

E vuole organizzare una sorta di referendum elettorale su di sé (o con me o contro di me) di fronte ad elezioni politiche ormai non lontane (come quelle Europee del 2004 e magari quelle nazionali da anticipare rispetto alla scadenza naturale del 2006).

Per conseguire un simile obiettivo, alla vigilia di un semestre di presidenza italiana dell'Unione Europea che si annuncia difficile non solo per lo scarso prestigio di cui gode a livello internazionale ma anche per la divisione dei maggiori Stati europei cui l'Italia è stata tutt'altro che estranea, mentre la crisi economica stringe ancora nella sua morsa il nostro Paese e non si prevedono miglioramenti a breve scadenza, Berlusconi ha deciso di mettere in calendario due operazioni strettamente complementari che sono ora sotto i nostri occhi.

La prima è quella di cercare con ogni mezzo di delegittimare le forze politiche che si pongono in alternativa alla sua maggioranza. Di qui l'aggressione volgare e feroce ai leader attuali del centrosinistra, da Fassino a Dini e persino a Romano Prodi, presidente della Commissione Europea e leader riconosciuto dell'Ulivo che lo sconfisse nelle elezioni del 1996.

La seconda operazione, ancora una volta, è quella di evocare come fece nel '94 e nel '96 lo slogan desueto di non consegnare il governo ai comunisti fingendo di dimenticare che il "pericolo comunista" nel mondo è cessato da tempo dopo il crollo del comunismo sovietico nel 1989, ma anche che i comunisti italiani, nella loro storia, hanno sempre difeso, a volta con il loro sangue, la Costituzione Repubblicana e le regole fondamentali della democrazia rispondendo pacificamente agli assalti golpisti e alle stragi organizzate proprio da quella destra cui il Cavaliere si ispira. Sono stati, in altri termini, proprio i custodi e i sostenitori di quella democrazia moderna e pluralistica che ha caratterizzato, pur con le sue contraddizioni, tutto il primo cinquantennio repubblicano e che ora Berlusconi vuole modificare e distruggere.

Su questo, dopo l'ultimo sfogo di Udine, non possono esserci più dubbi. Il presidente del Consiglio ha detto chiaramente che i poteri di cui dispone sono insufficienti, che bisogna in qualche modo cambiare l'architettura della Costituzione e le leggi elettorali, trasformare la figura del capo del governo in una figura capace di revocare ministri e rifare dalle basi tutto l'ordinamento costituzionale. Non basta: esplicitamente, ancora una volta, ha evocato la necessità di fermare i giudici e varare un'immunità parlamentare che impedisca alla magistratura di avvicinarsi ai politici.

Quanto ai mezzi di comunicazione, non gli basta possedere tre reti e controllarne altre tre, non gli basta avere un consiglio d'Amministrazione della Rai scelto dalla maggioranza e che dispone di quattro consiglieri su cinque. Ora si tratta di zittire del tutto anche la Rete3, di ridurre le tre reti pubbliche al silenzio o al servilismo completo.

Insomma, a questo punto, è giunta l'ora che non soltanto l'opposizione ma anche quella parte della maggioranza che afferma di esser contraria all'instaurazione di un regime autoritario, prendano atto che Berlusconi è completamente estraneo al liberalismo e alla democrazia così come si sono realizzati concretamente in Occidente e anche nel nostro Paese dopo il 1945. Ha in testa una forma di governo che prevede un leader non previsto dallo statuto di diritto, sciolto del tutto dalle leggi e dalle regole previste per i comuni mortali, in grado di dettare alla televisione come ai giornali ogni titolo e ogni parola, che non pongano in discussione in nessun modo il verbo che promana dal leader carismatico.

Dicevamo all'inizio delle difficoltà gravi in cui si trova il secondo governo Berlusconi. È il caso di farne l'elenco: a due anni dall'inizio della legislatura, le promesse fatte agli italiani sono tutte inevase sul piano fiscale come su quello dell'occupazione e dello sviluppo economico. La riforma della scuola è lungi dal realizzarsi. Quelle istituzionali procedono con estrema lentezza e con evidenti contrasti all'interno della maggioranza e lo stesso può dirsi per quanto riguarda il mercato del lavoro, gli ordini professionali e i settori economici più importanti. La posizione dell'Italia a livello di politica estera europea è tutt'altro che tranquilla e persino nell'amicizia privilegiata (leggi subordinazione) con gli Stati Uniti di Bush è stata superata dalla Spagna e da alcuni tra i paesi dell'Europa Orientale che entreranno nell'Unione l'anno prossimo. In compenso né la Russia né la Francia né la Germania sono ben disposti verso i valzer continui del governo Berlusconi. Di qui le ragioni robuste dell'improvviso delirio del presidente del Consiglio e la sua brusca accelerazione politico-istituzionale. Dipenderà dalla risposta dell'opposizione come del capo dello Stato e dell'opinione pubblica italiana se il piano assai pericoloso di Berlusconi potrà attuarsi nei prossimi mesi o se invece il leader della Casa delle libertà sarà costretto l'anno prossimo a un vero e proprio redde rationem di fronte agli elettori. C'è da sperare, lo ha detto ieri Romano Prodi, che gli italiani riflettano dinanzi al nuovo attacco frontale alla Costituzione e alla democrazia e al degrado della politica che questo governo sta provocando ogni giorno di più.