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Unità-Il sogno di Porto Alegre: povertà zero

sogno di Porto Alegre: povertà zero di Piero Sansonetti Il popolo no-global si guarda, si conta: scopre di essere ancora più grande di due anni fa, ancora più grande dell'anno scorso. A Porto ...

23/01/2003
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l'Unità

sogno di Porto Alegre: povertà zero
di Piero Sansonetti

Il popolo no-global si guarda, si conta: scopre di essere ancora più grande di due anni fa, ancora più grande dell'anno scorso. A Porto Alegre stanno arrivando centomila persone per partecipare al terzo Forum sociale mondiale. L'Università cattolica da un paio di giorni è un formicaio, gente che si dà da fare, che prepara le strutture, organizza i dibattiti, le assemblee plenarie, le tavole rotonde. Il Forum ufficialmente inizierà domani pomeriggio con un corteo, e poi ci saranno quattro giorni di dibattito e la manifestazione finale.

Nei quattro giorni di dibattito sono previste tra le millecinquecento e le duemila riunioni. Alcune piccole, cioè con poche centinaia di partecipanti. Alcune molto grandi, con tre o quattromila persone.

Probabilmente lunedì prossimo, quando parlerà Chomsky, bisognerà smontare le pareti delle gigantesche aule dell'Università cattolica per fare spazio a diecimila persone, su per giù. Anche l'anno scorso successe così. Chomsky è il personaggio più carismatico del mondo no-global. Gli si riconosce non solo una straordinaria profondità di pensiero, ma anche il merito di avere avuto il coraggio di restar solo, per molti anni, a predicare nel deserto le sue idee. La sua idea fondamentale è quella sulla quale è nato questo movimento, un'idea semplice: e cioè che il liberismo, in fondo in fondo, è un po' una schifezza. Diciamo meglio: "è uno dei peggiori tra i sistemi possibili". Idea, al momento, abbastanza minoritaria nell'intellettualità occidentale.

Chomsky parlerà sul tema più impegnativo di tutti: "Come affrontare l'impero". Cioè con quale spada, con quale elmo, o piuttosto con quali pensieri, quali forze, con quali alleati prepararsi alla grande battaglia: quella per mandare all'aria il mondo vecchio e ingiusto - il mondo del capitale e della concentrazione di potere e ricchezze - e costruire il famoso mondo nuovo, il mondo possibile, suonato da Dvorjak due secoli fa e ora richiesto e disegnato dai no-global. Che non pensano di costruirlo un dato giorno a una data ora: ma di iniziare subito, un po' per volta, cominciando a smontare le ingiustizie peggiori del mondo di oggi, e poi a costruire nuove strutture, nuove regole, nuovi mercati, nuove relazioni sociali.

Da dove si parte? Una scadenza fondamentale per il movimento sarà a fine estate: Messico, Cancun. Lì si tiene la riunione del Wto (l'organizzazione mondiale del commercio, uno dei nemici giurati dei no-global) che avrà all'ordine del giorno l'aggiornamento del Gats, cioè degli accordi commerciali globalizzati. Ieri se ne è parlato al forum dei sindacati, che ha preceduto l'apertura ufficiale. Si è detto che Cancun è una trincea (lo ha detto tra gli altri Titti Di Salvo, rappresentante italiana) perché in quella sede si vuole arrivare a mettere acqua, istruzione e salute nell'elenco delle privatizzazioni. Che vuol dire? Completare la trasformazione dei diritti in merce. Bere è merce, guarire è merce, sapere è merce: è merce tutta la vita, commerciabile, valutabile, sottoposta alle oscillazioni e alle valutazioni della Borsa. Il nuovo liberismo.

Porto Alegre 2003 -come si vede- in realtà è iniziato ieri, ma in modo non ufficiale, con il forum dei sindacati e anche quello dei parlamentari. Qui le cose vanno tutte al rovescio: l'ufficialità è fuori dalle istituzioni e le istituzioni devono ritagliarsi spazi laterali. I parlamentari stanno discutendo un documento che accetta le discriminanti dei no-global (contro la guerra contro il sistema liberista) e decide di costruire una struttura di coordinamento permanente. Una delegazione di questa struttura dovrebbe essere mandata nei prossimi giorni in Iraq.

Ieri si è riunito il consiglio mondiale del social forum e ha preso alcune decisioni importanti: bocciata l'idea del prossimo forum in India, si è deciso che in India si svolgerà un forum continentale, insieme agli altri forum continentali che già si sono svolti quest'anno (quello europeo in Francia). Il prossimo forum mondiale tornerà a Porto Alegre ma solo nel 2005. Su questa decisione, voluta in particolare dai brasiliani, ci sono state un po' di discussioni e qualche divisione. Non tutti sono contenti. Ma è improbabile che i dissensi in sede di Consiglio Nazionale abbiano delle ripercussioni sul forum. Qui funzionano molto poco le logiche di partito, e gli Stati maggiori non hanno un peso eccessivo. Gli appuntamenti più importanti di questi giorni sono quello di dopodomani, quando verrà Lula e poi il giorno dopo quando forse verrà anche il venezuelano Chavez, figura controversa che sta guadagnando credibilità sulla base della sua ferma condotta anti-Usa.

Lunedì parlerà Chomsky, e sarà un momento solenne non solo per l'autorevolezza dell'oratore. Anche perché in quelle ore si conosceranno le opinioni degli ispettori dell'Onu che lavorano in Iraq, e soprattutto si conosceranno le reazioni di Bush. Si saprà quanto è vicina la guerra.

Il terzo Forum mondiale sociale sarà costretto sulla difensiva dalla guerra di Bush? Dovrà rinunciare a quel salto politico - di strategie, di proposte - che tutti si aspettano, per chiudersi nel "pacifismo"? L'impressione è che il "pacifismo" è diventata l'identità di questo movimento, e che la lotta per la pace è la parte fondamentale della lotta contro questo capitalismo (bisognerebbe dire liberismo, ma non c'è un'enorme differenza). Quest'anno la delegazione più numerosa, dopo quella brasiliana, sarà quella degli Stati Uniti. L'anno scorso era quella italiana e poi quella francese: gli americani erano pochissimi. La partecipazione massiccia degli americani è il risultato proprio di un movimento pacifista che in questi mesi è molto cresciuto. Era quasi morto stecchito sotto il colpi del terrorismo del settembre 2001 e non aveva potuto fare molto contro la guerra in Afghanistan. Ora torna a riempire le strade e le piazza di San Francisco e di Washington.

I no-global dicono che il militarismo non è un aspetto particolare della nuova globalizzazione americana. E' la natura di questa globalizzazione. Dicono che militarizzazione e concentrazione dei poteri e delle risorse economiche sono una l'effetto dell'altra. E anche pacifismo e anti-liberismo. È questa l'idea che unifica tutti: cristiani, socialisti, marxisti, anarchici e le varie correnti dell'ambientalismo.
Cosa si può sperare da Porto Alegre? Si discuterà su cinque grandi questioni ( loro dicono cinque aree tematiche) che possono essere riassunte in cinque parole chiave: sviluppo, diritti, informazione, potere e guerra. Proprio in questa successione. Si parte dalla definizione di uno sviluppo sostenibile (che trovi il proprio valore nella sua diffusione e nella sua distribuzione, non nell'obbligo a crescere e a finanziarizzarsi) si passa per l'affermazione dei diritti fondamentali, e poi si pongono le tre grandi questioni dell'organizzazione politica: informazione, democrazia e uso della forza.
L'obiettivo che riassume tutto, è semplicissimo ed è stato già dichiarato: rendere illegale la povertà.

In fondo è anche il programma di Lula, e Lula - non solo simbolicamente - è la grande speranza di questo popolo: "pobreza zero", cioè povertà zero. Vi ricordate quando sette o otto anni fa il mitico sindaco di New York, Rudolph Giuliani (abbastanza amato anche dai progressisti di mezzo mondo) dichiarava il suo obiettivo "tolleranza zero"? Cioè lotta senza quartiere al crimine, alle illegalità, alle irregolarità, agli sbandati? Voleva spazzar via da New York barboni, venditori ambulanti, prostitute e scippatori. Si capisce qual è la differenza tra chi ha come obiettivo la tolleranza zero e chi dice povertà zero? Tra chi vuole incarcerare e chi vuole sfamare? Se si capisce, è presto detta la differenza tra no-global e liberismo. E anche - grosso modo - quella tra sinistra e destra.